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Jim Morrison: 5 canzoni per ricordare il re lucertola

Jim Morrison è uno dei frontman più carismatici della storia del rock. Quando decise di fondare i Doors insieme al tastierista Ray Manzarek a Venice Beach, Los Angeles, diede inizio ad un gruppo capace di amalgamare perfettamente musica e testi. Quest’ultimi, opera di Morrison, erano vere e proprie poesie. Nato l’8 dicembre 1943, per celebrare quello che sarebbe stato il suo settantasettesimo compleanno, vi proponiamo cinque delle sue migliori canzoni.

“The End” – 1966

“The End” è l’ultima traccia dell’album d’esordio della band, che si estende per 11 minuti. L’excursus della canzone attraversa diversi temi, dalla solitudine all’infanzia, dall’accusa contro la guerra all’amore incestuoso. A tal proposito è particolarmente noto e significativo il passaggio centrale che riprende il mito di Edipo, con la frase finale ”Father?” “Yes, son.” “I want to kill you. Mother, I want to…”.”. (“Padre?” “Sì figliolo:” “Ti voglio ammazzare. Madre, voglio…”). E a questo punto nelle esibizioni dal vivo il testo proseguiva con “Fuck you all night long!”, censurato nel disco.

“The Soft Parade” – 1969

“The Soft Parade” fu la tale track dell’album che i Doors pubblicarono nel 1969. Il pezzo è molto sviluppato sia da un punto di vista musicale, armonicamente, melodicamente e strutturalmente, che da quello testuale. Queste due parti infatti variano andando di pari passo. L’ultima parte del brano, nonché la più lunga, si apre con Morrison che dice “That’s the best part of the trip”, che ben riassumeva l’atmosfera psichedelica dell’intera composizione.

“Celebration Of The Lizard” – 1970

“Celebration Of The Lizard” non è una vera e propria canzone, ma si potrebbe definire una performance della band, che prevedeva sia parte parlate che cantante, tratte da più poesie scritte da Jim Morrison. Originariamente il brano fu registrato in studio ed avrebbe dovuto occupare un intero lato B dell’album “Waiting For The Sun” del 1968. Alla fine però venne ritenuto troppo lungo. Nell’album venne così inserita la parte della composizione intitolata “Not To Touch The Heart”, con il resto del testo inserito nella copertina in versione scritta. La band comunque eseguì il pezzo più volte dal vivo, publicando una delle registrazioni live nell’album “Absolutely Live”. La versione in studio completa verrà poi rilasciata nel 2003.

“L.A. Woman” – 1971

“L.A. Woman” è la canzone che diede il titolo all’ultimo album pubblicato dalla band di Venice Beach. Morrison all’epoca stava perdendo interesse nel registrare in studio, così per ravvivare la situazione i produttori decisero di chiamare in studio anche il chitarrista ritmico Marc Benno ed il bassista Jerry Scheff, quest’ultimo appartenente alla band che solitamente accompagnava Elvis Presley nelle sue esibizioni nel corso degli anni ’70.

Durante una pausa dalla registrazione il re lucertola, scrivendo su un suo taccuino, trovò l’anagramma tra Jim Morrison e “Mr. Mojo Rising”, (“Mr, Mojo sta crescendo”). Con il termine Mojo si indica sia la libido che l’organo sessuale maschile. La band così decise di integrare una parte di passaggio che si collega alla fine del brano, durante la quale  ripete la frase, accompagnato da un crescendo della band che si conclude con una esplosione musicale, che rimanda ad altre situazioni più esplicite.

“Riders On The Storm” – 1971

Anche “Riders On The Storm” è inserito nell’ultimo disco sopracitato. È stato Ray Manzarek a narrare la genesi del brano nel corso del documentario sulla band intitolato: “The Doors: Mr. Mojo Risin’ – The Story of LA Woman”. Lui ed il chitarrista Robby Krieger stavano improvvisando in sala prove la canzone country “Ghost Riders In The Sky”. “A quel punto Jim entrò”, ha raccontato il tastierista, “e ci desse: “Ho delle parole per questa roba!”. Però sapete, non potevamo copiare un atro pezzo dal punto di vista musicale. Così partendo da quel nucleo iniziai a modificare il brano. Quello che ne uscì è l’attuale “Riders On The Storm”!”. 

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