R3M

Pink Floyd, “Sheep” quella canzone sull cecità sociale

Cecità sociale, cos’è? Questo è uno di quegli argomenti su cui da anni girano dei veri e propri dibattiti. E’ avvolto da critiche, opinioni e diverse considerazioni, tutto volto all’analisi dell’individuo e al suo comportamento nella società. Questo è uno dei propositi che i Pink Floyd cercano di approfondire all’interno del loro album Animals e per farlo usano una grande metafora, attraverso la canzone “Sheep“.

Il termine “Sheep” tradotto dall’inglese significa “pecore” e qui è già molto più facile capire perché abbiano dato questo titolo al brano: siamo ciechi? Ci comportiamo come elementi di un gregge? Un argomento del genere porta con sé concetti un po’ intricati, come l’omologazione, come l’adattamento ad un singolo modo di vivere e di essere. Ecco cosa ci comunicano i Pink Floyd con la loro “Sheep”.

Gli antefatti e la pubblicazione di Animals

Siamo nel 1976 e i Pink Floyd stanno cominciando a lavorare al nuovo album. Era stato un anno segnato da cambiamenti, poiché l’accordo che avevano fatto con la EMI -etichetta con cui collaboravano- era scaduto. Avevano patteggiato un tempo illimitato in studio in cambio di una percentuale ridotta sulle vendite, per cui, a questo punto, hanno dovuto cambiare strategia.

Decisero di comprare un edificio composto da sale parrocchiali e di riadattarlo a studio, così da avere più libertà. Furono anche gli anni dei problemi fra Wright e Water, che com’è ben noto, culminarono con l’allontanamento del primo per volere del secondo.

 

Il concetto su cui si basa l’album

Il concetto alla base si proponeva invece di rappresentare le classi sociali come animali. La corrispondeva con 1984 di George Orwell è più che concreta, visto che il romanzo palesa molte di queste metafore. Cambia però l’assetto: se il romanzo era centrato sullo Stalinismo, il gruppo deciderà di concentrarsi sul capitalismo.

Sceglieranno i cani, i maiali e le pecore. I cani rappresentano la legge, perché aggressivi; i maiali sono dispotici e dunque – secondo il profilo seguito dall’album- rappresentano i politici e infine le pecore, la mandria: insana, cieca. I Pink Floyd a questo punto hanno “abbracciato” i tre motori principali del mondo: la legge, la politica e la società.

 

“Sheep” dei Pink Floyd: la cecità sociale

Strano a dirsi, ma sia “Sheep” che “Dogs” non avrebbero dovuto far parte di quest’album. “Sheep” in particolare doveva rientrare in The Wall, ma non c’era più spazio, e fu messa da parte fino a trovare posto in Animals. A conferma di ciò possiamo dire che il pezzo fino al 1974 veniva cantato dal vivo con il nome di “Raving And Drooling“.

Le pecore sono coloro le quali, vivono sottomesse. Quella parte di società che ha bisogno di essere guidata, trascinata da qualcun altro. Questo continuo affidarsi viene addirittura paragonato alla fede cieca, visto che nel brano sono presenti diversi riferimenti al mondo religioso: basta pensare alla citazione completamente distorta che viene fatta del Salmo 23 e all’allusione al Giordano, alle cose che non sono come sembrano.

Le pecore riusciranno a sconfiggere i cani – dunque la legge – ma la verità è che le pecore rimarranno per sempre intrappolate in quei labirinti che i cani e i maiali hanno preparato per loro. Il risultano? Non saranno libere nemmeno quando crederanno di esserlo e continueranno con il solito loop: sonno, cibo, riproduzione.

Alcune curiosità sulla canzone e il pensiero di Waters

L’allusione al Salmo 23 sfocia nella rappresentazione di Dio come un macellaio, che ha come fine quello di rendere le pecore che ha accudito e cresciuto, delle costolette.

Dalla versione del brano che veniva cantata nel 1974 ci sono state delle modifiche, sia al titolo che nello stile. Al suo interno ritroviamo una frase priva di significato, ovviamente, un effetto voluto. L’assenza di spirito critico delle pecore era per Waters, follia. Follia, che cerca di recuperare tramite questi effetti.

Nel 1978 Waters ha detto che non solo la canzone nasceva dall’ispirazione data dalle rivolte di Nothing Hill che vi erano state a Londra nel 1976, ma anche dalla sua vita familiare, che allora era molto turbolenta. Circa quarant’anni dopo riconfermerà in parte ciò che pensava, dicendo che “Le pecore hanno quell’idea di rivoluzione, di persone condotte al massacro” 

 

 

Articoli correlati

Condividi