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Sanremo 2020: a David Bowie sarebbe piaciuta l’esibizione di Achille Lauro?

Sanremo 2020 è passato alla storia, e probabilmente se ne parlerà ancora per diverso tempo, per una serie di azioni che hanno contribuito a rendere il Festival memorabile. Ultima tra le quali, direttamente dalla quarta sera del Festival, la lite tra Morgan e Bugo che ha visto il primo cambiare il testo del brano in gara, Sincero, e il secondo abbandonare il palco prematuramente, provocando la squalifica della coppia in gara. Il personaggio più seguito, comunque, in gara è stato Achille Lauro, che ha dominato le serate attraverso i suoi travestimenti e il suo modo di apparire attraverso il brano Me Ne Frego, piazzatosi nono nella classifica finale. Tra i travestimenti utilizzati dal cantante c’è stato quello di Ziggy Stardust, uno degli alter ego di David Bowie che ha fatto la storia. Ma al britannico sarebbe piaciuta l’esibizione di Achille Lauro? Ve ne parliamo in quest’articolo.

I travestimenti di Achille Lauro a Sanremo 2020

Nelle quattro serate in cui ha avuto modo di esibirsi, Achille Lauro – di sicuro il personaggio del momento negli ambienti rap e musicali italiani – ha avuto modo di esibire quattro travestimenti differenti, già programmati nel corso dei mesi e realizzati in collaborazione di Gucci. I quattro travestimenti, secondo il commento che è stato realizzato dal veronese, richiamano un unico canone: quello di un “menefreghismo positivo” che ha caratterizzato quattro personaggi rivoluzionari e in grado, per questo motivo, di fare la storia. Nel dettaglio, ve li citiamo anche con la contestualizzazione dello stesso rapper:

  • La prima serata ha visto l’esibizione del personaggio di San Francesco, o meglio, della rappresentazione che ne ha dato Giotto in una celebre opera: “San Francesco. La celebre scena attribuita a Giotto in una delle storie di San Francesco della basilica superiore di Assisi. Il momento più rivoluzionario della sua storia in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione e alla solidarietà.”
  • La seconda esibizione, in occasione della serata delle cover in cui si è esibito con Annalisa, è stata quella di Ziggy Stardust: “Ziggy Stardust, uno dei tanti alter ego di David Bowie. Anima ribelle simbolo di assoluta libertà artistica espressiva e sessuale e di una mascolinità non tossica.”
  • La terza esibizione ha visto un cambiamento di rotta che ha visto Achille Lauro scegliere il personaggio della Marchesa Luisa Casati Stampa, amante di Gabriele D’Annunzio in vita: “La Divina Marchesa Luisa Casati Stampa. Musa ispiratrice dei più grandi artisti della sua epoca. Grande mecenate, performer prima della performing art e opera d’arte vivente.”
  • Ultima esibizione, avvenuta in occasione della serata finale del Festival di Sanremo 2020, è stata quella della Regina Elisabetta I: “Elisabetta I Tudor, vergine sposa della patria, del popolo, dell’arte e difensore della libertà. Che Dio ci benedica.”

Perchè Achille Lauro ha scelto i quattro travestimenti?

Nel corso di tutte le giornate in cui Achille lauro è stato in tendenza, facendo parlare di sì in ogni momento, tra gli argomenti che sono stati più oggetto di discussione ci sono stati quelli legati alla scelta dei quattro travestimenti, da molti vista come ridicola. Il cantante ha deciso di rendere la sua partecipazione a Sanremo legata non soltanto ad un discorso musicale, ma globalmente artistico: i travestimenti, insomma, sono stati una dichiarazione d’amore dell’arte con l’arte, oltre che un modo per contrastare – in atto – tutti i retaggi di un modo di fare ed essere tipici di una società oggetto della sua contestazione, e sempre troppo vicina all’intolleranza e all’odio. 

Queste sono state le sue parole: “Ho sempre contaminato un genere con l’altro cercando di inventare musica non catalogabile ed impossibile da etichettare. Un anno fa ho iniziato ad immaginare la mia musica in modo diverso: volevo creare una performance artistica che suscitasse emozioni forti, intense e contrastanti,
qualcosa che in pochi minuti fosse in una continua evoluzione visiva ed emotiva. Un piece teatrale lunga 4 minuti. “Me ne frego” è un inno alla libertà sul palco più istituzionale d’Italia. La mia speranza è che potesse scuotere gli animi degli insicuri e le certezze di chi è fermo sulle sue certezze, perché è sempre fuori dalla “zona comfort” il posto in cui accadono i miracoli. Me ne frego è un inno alla libertà di essere ciò che ci si sente di essere.”

E ancora: “Me ne frego, vado avanti, vivo, faccio: questo è il messaggio che ho voluto dare con la canzone, è questo e il senso vero della scelta dei personaggi che io, il mio coodirettore creativo Nicoló Cerioni e il mio manager&Responsabile progetto Angelo Calculli abbiamo pensato di portare sul palco dell’Ariston. Menefreghisti positivi, uomini e donne liberi da qualsiasi logica di potere personale. Un Santo che se ne è fregato della ricchezza e ha scelto la “libera” povertà, un cantante che se n’è fregato dei generi e delle classificazioni sessiste, una Marchesa che a dispetto del suo benessere ha scelto di vivere lei stessa come un’opera d’arte, diventando una mecenate fino a morire in povertà e una regina che ha scelto la morte, evitando di curarsi abdicando, pur di restare li a proteggere e vivere per il suo popolo. La condizione essenziale per essere umani è essere liberi.”

Che cosa ne penserebbe David Bowie dell’esibizione di Achille Lauro?

Ma che cosa avrebbe pensato David Bowie dell’esibizione di Achille Lauro? Per rispondere a questa domanda bisogna considerare i diversi livelli di un’esibizione che ha portato l’immagine di Ziggy Stardust sul palco. Dal punto di vista prettamente canoro si conoscono e si riconoscono i limiti di una cantante e di un contesto basico che, per certi versi, fa anche a meno di voci perfette, di intonazioni impeccabili o comunque di tonalità sempre ben realizzate. Un cantante come David Bowie, che dal punto di vista canoro certamente non sfigurava, potrebbe contrastare ciò, riconoscendo nel mondo del rap e della trap un limite che non serve autotune ed effetti possono “sanare”.

Ma è considerando tutti gli altri aspetti dell’esibizione di Achille Lauro che pensiamo che quello di David Bowie sarebbe stato un apprezzamento: l’irriverenza, la provocazione e il “trasformismo” di Achille Lauro (che originale non è, ma che bene ha organizzato la sua partecipazione nel contesto più limitante della musica italiana) non erano sconosciuti in David Bowie, anzi, erano proprio l’oggetto del suo essere e del suo apparire. A ciò, si aggiunge un ulteriore elemento di rilievo: durante tutta l’esibizione di “Gli uomini non cambiano” (di Mia Martini) Achille Lauro ha volutamente ceduto il palco ad Annalisa, rimanendo un passo dietro a lei e lasciando che fosse la voce femminile – in un contesto delicato e alimentato da tutte le polemiche pre-Festival – ad avere la meglio.

Una scelta coraggiosa, rispettosa e che sicuramente contrasta, almeno dal punto di vista dell’immagine, quel bagaglio di odi che governano la realtà attuale, e che Achille Lauro ha voluto contestare. Crediamo, alla luce di tutto ciò, che David Bowie non si sia rigirato affatto nella tomba e che avrebbe, addirittura, apprezzato (ideologicamente, artisticamente ed esteticamente) un’esibizione di grande livello e che, suo malgrado, ha attirato troppo disprezzo.

 

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