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Guns N’Roses: è guerra civile?

L’intera storia dell’umanità è macchiata di sangue. Sangue versato nelle miriade di guerre avvenute fin dai tempi in cui l’uomo inizia a muovere i suoi primi passi in assoluto.
Grande strumento di denuncia sociale è, senza ombra di dubbio, la musica e molte sono le canzoni divenute, per le varie generazioni, veri e propri inni alla vita.

La data di oggi ce ne suggerisce alcune in particolare e tra queste noi abbiamo scelto: “Civil War” dei Guns N’ Roses. Molti forse non sanno che, la sesta power ballad più bella di tutti i tempi, prima di essere incisa nell’album Use your illision II appare nella raccolta Nobody’s Child. A metà anni 90 George Harrison e la coniuge Olivia danno vita all’album in questione con lo scopo di raccogliere fondi benefici in favore degli Orfani della Romania. Il 24 luglio 1990 Nobody’s Child Romanian Angel Appeal fa la sua prima uscita.

Tutti i testi scelti trattano, non a caso, di temi molto scottanti e toccanti, scelta con il sol fine di sensibilizzare ancor di più la popolazione e forse renderla più incline alla beneficenza. In fondo la musica è il modo più profondo e bello in assoluto di comunicazione, capace di plasmare gli animi più di ogni altra forma di espressione!

 

Civil war nasce durante il primo tour Australiano della band. Axl Rose, Izzy Stradler e Duff (ispirato dal ricordo di una frase ascoltata durante una marcia per la pace, percorsa da ragazzino in compagnia della madre) sono i principali responsabili del concepimento di questo insieme di note e versi che sprigionano da tutti i pori un forte dissenso alla guerra. Il brano si avvia con monologo di Strother Martin tratto dal film “Nick mano fredda” che man mano si fonde con le note iniziali, un po’ cupe e chiaramente tristi, ma dolci e toccanti allo stesso tempo.

Il fischio iniziale quasi ci riporta all’immaginario di un vecchio western nel momento del fatidico duello di pistole. La voce di Axl è ferma e severa ed esorta fin da subito ad una riflessione su quella che è la più ignobile delle imprese umane! Il riff di Duff ti entra in testa senza uscirne facilmente mentre le corde di Slash vibrano sempre più in crescendo con il proseguire della canzone, così come una vera power ballad vuole da tradizione.

Il testo diventa più duro in riferimento a fatti realmente accaduti come la Guerra Civile Americana e l’uccisione di Kennedy. Rivolgendosi ai capi militari, un Rose fortemente carismatico denuncia la tanta sofferenza, l’odio e la paura che un’insensata battaglia genera. Fame di potere, avidità, religione e razzismo; nessuna di queste motivazioni può mai rendere un “conflitto giusto”, nessun fine può giustificare i mezzi violenti di una contesa.

 

 

 

Cos’è una guerra se non un mezzo, ideato dai vigliacchi, per ottenere qualcosa in cambio di vite innocenti?
Insomma Civil war può essere considerata una canzone portavoce di un’intera umanità che protesta contro le guerre… non è solo musicalmente bella, è talmente ben ritmata in concomitanza al testo che si percepisce e si prova davvero con grande facilità e coinvolgimento il crescendo di rabbia, disperazione e dissenso.

Resa e rassegnazione non fanno parte di questo brano, è un continuo esortare al bene, alla vita. Un grido di opposizione alla belligeranza, anche nelle parti più dolci e melodiose.
Ma poi cosa c’è di civile in una guerra? «Nutre i ricchi e seppellisce i poveri»

 

 

Un’ultima curiosità: Civil war è l’ultima traccia in cui ascoltiamo la band al completo. Il batterista Adler infatti viene congedato per aver costretto tutto il resto del gruppo a registrare per ben 77 volte il brano a causa della poca lucidità per il massiccio abuso di droga.

Articolo di Emanuela Mancini
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