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Quali sono gli album preferiti di David Bowie?

In tantissime occasioni, quando si parla di artisti, rockstar o semplicemente autori dei migliori testi che la storia del rock sia stato in grado di consigliarci, è stato fondamentale analizzare il background artistico e culturale di una determinata personalità, per rilevarne degli indizi musicali, letterari o cinematografici che fossero in grado di ispirare un certo tipo di musica. Si tratta di un gioco molto importante, che crea dei collegamenti storici essenziali e che dimostra che l’arte, in sè, funziona come un tutt’uno, senza distinzioni di qualsiasi tipo. Vogliamo parlarvi di quali sono gli album preferiti di David Bowie, attraverso i 25 dischi che l’hanno particolarmente ispirato nella sua incredibile carriera. 

L’incredibile collezione di David Bowie

Un artista eclettico, in costante evoluzione ed artisticamente complesso come David Bowie non poteva certamente non stupire, per quel che riguarda la scelta dei suoi album preferiti. Quando si sceglie un album come fonte di ispirazione lo si fa prendendo in considerazione diversi aspetti, che non si basano soltanto sulla musicalità o sui testi presenti all’interno di un disco, per quanto questi siano effettivamente essenziali.

Fattori di grande rilievo sono, ad esempio, il contesto storico sociale, il momento personale in cui si ascolta un determinato album e l’ispirazione che questo stesso può dare, al termine del suo ascolto stesso. Per questo motivo, se si legge dell’incredibile collezione di David Bowie ci si ritroverà di fronte a dei prodotti che difficilmente potrebbero coesistere in qualsiasi altra lista ma che, tutti insieme, hanno contribuito a creare quella anima complessa del Duca Bianco.

Parliamo della psichedelia dei Velvet Underground, dell’animo turbolento di Syd Barrett, dell’hip hop di The Last Poets e di tanto altro ancora.

Quali sono i 25 album preferiti di David Bowie?

A questo punto, dopo aver analizzato il background non soltanto artistico e culturale, ma anche sociale che è stato in grado di portare David Bowie a scegliere la sua personalissima collezione dei 25 album preferiti di tutti i tempi, vale la pena valutare nel dettaglio quali siano questi stessi.

Per coloro che volessero ascoltarli nell’ordine in cui sono stati indicati da David Bowie, si può far riferimento ad una ben curata playlist su Spotify, ricercabile con il nome “David Bowie’s Favourites Album”. Ecco, di seguito, quali sono i 25 album preferiti di David Bowie:

  1. The Last Poets — The Last Poets
  2. Shipbuilding — Robert Wyatt
  3. The Fabulous Little Richard — Little Richard
  4. Music for 18 Musicians — Steve Reich
  5. The Velvet Underground & Nico — The Velvet Underground
  6. Tupelo Blues — John Lee Hooker
  7. Blues, Rags and Hollers — Koerner, Ray and Glover
  8. The Apollo Theatre Presents: In Person! The James Brown Show — James Brown
  9. Forces of Victory — Linton Kwesi Johnson
  10. The Red Flower of Tachai Blossoms Everywhere: Music Played on National Instruments — Various Artists
  11. Banana Moon — Daevid Allen
  12. Jacques Brel is Alive and Well and Living in Paris — Cast Album
  13. The Electrosoniks: Electronic Music — Tom Dissevelt
  14. The 5000 Spirits of the Layers of the Onion — The Incredible String Band
  15. Ten Songs by Tucker Zimmerman — Tucker Zimmerman
  16. Four Last Songs (Strauss) — Gundula Janowitz
  17. The Ascension — Glenn Branca
  18. The Madcap Laughs — Syd Barrett
  19. Black Angels — George Crumb
  20. Funky Kingston — Toots & The Maytals
  21. Delusion of the Fury — Harry Partch
  22. Oh Yeah — Charles Mingus
  23. Le Sacre du Printemps — Igor Stravinsky
  24. The Fugs — The Fugs
  25. The Glory of the Human Voice — Florence Foster Jenkins

La storia personale di David Bowie dietro la scelta dei suoi album preferiti

La scelta degli album preferiti di David Bowie ha avuto una significazione anche personale, non soltanto legata ai contesti storico-sociali e all’arte espressa all’interno dei dischi. Guardando ai 25 prodotti selezionati, ognuno di essi ha una storia particolare da raccontare, e che riguarda la vita del Duca Bianco.

Nel caso di Tupelo Blues di John Lee Hooker, il britannico ha raccontato: “Nel 1963 lavoravo come artista commerciale junior presso un’agenzia pubblicitaria a Londra. Il mio capo immediato, Ian, un modernista di tendenza con taglio di capelli corto alla coreana e stivali Chelsea, era molto incoraggiante per la mia passione per la musica, qualcosa che entrambi condividevamo e che mi mandava in commissioni al negozio di dischi Jazz di Dobell su Charing Cross Road sapendo che sarei stato lì per gran parte della mattinata fino a dopo la pausa pranzo.”

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