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5 canzoni rock scritte in tempo record

Alcuni pezzi sono nati in tempi record. Ora andremo a parlare e a trattare di 5 brani rock scritti veramente in brevissimo tempo ma che possono essere considerati delle vere pietre miliari della musica rock n’roll. Una di queste non poteva che essere Supersonic degli Oasis, il primo singolo della band di Noel e Liam Gallagher. Il titolo si spiega già da solo e considerate che il primo singolo doveva essere “Bring It On Down” ma Noel non era convinto. E così, in un solo giorno, Noel scrisse la prima vera canzone rock n’roll nosense del gruppo, a cui poi seguiranno altri pezzi belli carichi e spinti (ma anche qualche brano tipicamente pop). Volete sapere gli altri pezzi? Eccoli.

INSTANT KARMA! DI JOHN LENNON (1970)

Lennon aveva già avviato la sua carriera da solista all’inizio del 1970, anche se non aveva ancora annunciato pubblicamente il suo addio dai Beatles. Secondo le fonti, il 27 gennaio si svegliò con una melodia in testa. Tutto era nato da una conversazione che ebbe con Tony Cox, il primo marito di Yoko Ono, sul concetto filosofico di “karma istantaneo“. Lennon si sedette quindi al pianoforte e in poco più di un’ora suonò la canzone. Il tempo di chiamare il produttore Phil Spector, di prenotare gli studi di Abbey Road e registrò la canzone. L’unico elemento che richiese più tempo fu la parte del basso che richiese qualche ora in più ma la canzone era fatta e finita.

AMERICAN WOMAN DEI THE GUESS WHO (1970)

I The Guess Who erano già una band abituata a scrivere velocemente a causa delle incombenze discografiche. Il frontman Burton Cummings aveva affermato che le sue due canzoni più famose, “These Eyes” e “Laughing“, avevano impiegato appena mezz’ora per essere costruite nella melodia e nel testo. Molto spesso la band improvvisava, data la loro comprovata abilità tecnica e fu proprio così che nacque “American Woman“, pezzo poi eseguito da Lenny Kravitz oltre 30 anni dopo. La band stava cantando nell’Ontario e al chitarrista si ruppe una corda proprio durante il live. Nel tentativo di riparare all’errore iniziarono ad improvvisare e, quasi per caso, nacque il riff della canzone, seguito dall’accompagnamento di basso. Forse la canzone sarebbe rimasta un pezzo così, improvvisato sul momento (così come il testo), ma per fortuna un ragazzo del pubblico aveva uno strano mangiacassette e li registrò.

PARANOID DEI BLACK SABBATH (1970)

Questo inno famosissimo nel panorama del rockmetal si è sviluppato come un riempitivo, letteralmente letterale. Il secondo disco della band necessitava di un’altra canzone e la loro etichetta, la Warner Bros., stava facendo molte pressioni alla band per avere un singolo radiofonico. I Black Sabbath non erano però a loro agio nel fare una canzone per le radio e a loro detta “commerciale“. Tony Iommi, il chitarrista, rivelò che la casa discografica voleva un pezzo corto e breve, mentre i Black Sabbath erano più appassionati a pezzi lunghi. Ma ecco che avvenne il lampo di genio, al ritorno dal pub il gruppo andò ai Regent Sound Studio e Tony Iommi registrò subito il riff, in pochi minuti. Il bassista Geezer Butler affermò che la band ci mise 20 minuti e poco più e proprio lui si occupò del testo insieme a Ozzy Osbourne. Risultato? Un mega successo.

40 DEGLI U2 (1983)

Gli U2 avevano concluso il loro terzo e celebre LP, War, nel 1983, il disco che conteneva Sunday Bloody Sunday, uno dei pezzi più famosi del gruppo. L’ultima traccia è speciale e sembra attingere al Salmo 40 dell’Antico Testamento. Come Bono stesso ha detto al pubblico durante un concerto del 7 novembre 1987 a Denver, il titolo ha un riferimento alla Bibbia, ma non solo. Ha infatti affermato che il loro tempo di registrazione era scaduto e non avevano più tempo di registrare, nonostante mancasse ancora un pezzo. Così, in 10 minuti, Bono scrisse il brano e lo registrò mettendoci altri 10 minuti. Un’altra decina di minuti per il mix e per la registrazione totale di altri 10 minuti ed ecco fatto. Paradossalmente, 40 indica anche i minuti impiegati per fare il brano.

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