Come sappiamo e abbiamo osservato nel corso nei diversi mesi e anni, la musica contemporanea sta cambiando sempre più adattandosi ad un mercato che incredibilmente innovativo, e soprattutto rappresentato da fattori, richieste e offerte sul mercato che sono completamente diverse rispetto a quanto avveniva durante il secolo scorso punto in tantissime occasioni, Tuttavia, è stato registrato un significativo dato che ha accompagnato la nostra analisi in merito, sottolineando come l’industria musicale abbia visto decrescere i suoi valori soprattutto a causa di una cultura della frizione che molto spesso ha portato a non soddisfare le richieste di un determinato portale o di una determinata piattaforma. Questa introduzione vuole sottolineare, invece, quale sia la differenza con l’industria musicale giapponese, che può mostrare invece una serie di dati che sono assolutamente soddisfacenti e che dimostrano come la stessa industria potrebbe cambiare, attraverso il suo approccio alla musica e alla civiltà di chi ne vuole fruire la storia di una delle arti più belle che siano presenti al mondo. Ecco come l’industria musicale giapponese cambierà la storia della musica.
Perchè l’industria musicale giapponese cambierà la storia della musica?
Il motivo che ci porta a pensare che l’industria musicale giapponese possa effettivamente cambiare la storia della musica non risiede soltanto nei dati che sono stati pubblicati degli enti commerciali giapponesi, e che hanno riguardato non soltanto il consumo dei cd ma anche gli abbonamenti e servizi di streaming e tutti i ricavi generati. Il nostro discorso si articola prendendo in considerazione soprattutto questi dati per parlarne in un contesto molto più ampio, che prenda in considerazione la cultura della ascoltare la musica e la cultura della tutela del patrimonio artistico che viene realizzato in funzione di un ascolto e di una fruizione.
Ciò che dimostra il Giappone è che, con il quasi 70% di cd acquistati all’interno di tutto il territorio nazionale, si cerca di riconoscere sempre attraverso la materia fisica e concreta il lavoro di un determinato artista, che realizza un prodotto atto all’ascolto di un determinato ascoltatore. In altre parole, la cultura dell’ascolto giapponese porta a premiare tutti quegli artisti che realizzano dei cd e che, nel 70% dei casi, vengono acquistati e caratterizzano una grande fonte di guadagno dal punto di vista prettamente economico. Nel caso in cui ci sia, invece, un mancato acquisto di cd, i dati derivano anche da altri sistemi che portano ad ascoltare la musica in streaming o a scaricarla, mentre altri ricorsi all’ascolto sono caratterizzati dal solo 1,5% della popolazione che non fa riferimento ad acquisti fisici o digitali della musica che ascolta. Lo streaming e download, per quanto abbiano costi differenti rispetto ai CD, gratuiti non sono, e sottolineano come anche in caso di ascolto virtuale si tenda a pagare sempre il prodotto di cui si vuole usufruire. Nella cultura occidentale, molto spesso, abbiamo sottolineato invece come purtroppo si abbia un mancato riconoscimento di questi valori, per mezzo di piattaforme e altri servizi che non vengono opportunamente pagati o di un crollo drastico nell’industria dei Compact disk, che vedono invece delle percentuali in incredibile calo rispetto al passato.
I dati di ascolto dell’industria musicale giapponese
A questo punto, vi riportiamo i significativi dati di cui vi facevamo precedentemente cenno, e relativi a tutte le fonti di ascolto registrate nel 2019:
- Acquisto di CD: 68,9% (rispetto al 71,9% del 2018)
- Streaming: 19,3% (rispetto al 14,6% del 2018), con un guadagno complessivo di 385 milioni di dollari (41,97 miliardi di yen) solo nel 2019 (+33,38% rispetto al 2018)