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The Endless River, quella volta che Steven Hawking prese parte all’album dei Pink Floyd

The Endless River rappresenta il quindicesimo e ultimo album in studio realizzato dai Pink Floyd, e pubblicato il 7 novembre del 2014 come una sorta di canto del cigno da parte della formazione britannica che ha offerto capolavori di incredibile valore nel corso della storia della musica. L’album è prevalentemente strumentale, caratterizzato cioè da sonorità che non vedono un accompagnamento vocale e che, nella maggior parte dei casi, si strutturano attraverso il genere musicale dell’ambient, attraverso un materiale inedito che la band ha registrato in collaborazione di Richard Wright, durante le sessioni di The Division Bell nel 1993. In effetti, l’album può essere considerato una sorta di ultimo omaggio che la formazione britannica ha voluto dare a Rick Wright, dopo la sua tragica e sfortunata morte.

Non a caso, High Hopes, ultimo brano di The Division Bell, porta ad aver già ascoltato The Endless River, l’ultimo verso della canzone stessa, a voler quasi suggerire un senso di continuità rispetto ad un album di grande valore. All’interno dell’album dei Pink Floyd spicca, tra le altre tracce, la quattordicesima, che vede la presenza vocale di Stephen Hawking, la cui voce è stata campionata per l’inserimento all’interno dell’album. Vogliamo raccontarvi di quella volta che Stephen Hawking prese parte all’ultimo album dei Pink Floyd.

La storia di The Endless River

Come abbiamo avuto modo di anticipare precedentemente, The Endless River è basato su un materiale che precedentemente era stato realizzato da parte della formazione britannica nel 1993, in collaborazione di Richard Wrigh. Il materiale, concepito con le sonorità ambient, è stato infatti realizzato molto spesso dal duo David Gilmour e Richard Wright, e inserito all’interno di un album provvisoriamente indicato come The Big Spliff. Ovviamente, dopo la morte di Richard Wright, sia Gilmour che Mason hanno voluto omaggiare lo storico tastierista della Formazione britannica attraverso un ampliamento del progetto, anche per mezzo di quella collaborazione con diversi artisti ben presente all’interno dell’album.

Quanto alle registrazioni dello stesso, si può fare riferimento alle dichiarazioni che seguono: «La registrazione iniziò durante le sessioni di The Division Bell (e sì, era il progetto parallelo inizialmente intitolato The Big Spliff di cui Nick Mason aveva parlato), per questo motivo su di essa ci sono tracce di Richard Wright. Ma David e Nick sono andati avanti e hanno fatto molto più da allora. Era nata per essere una registrazione del tutto strumentale, ma a dicembre arrivai e cantai su qualche traccia. David poi aumentò le mie parti da corista e lui stesso cantò come voce solista in almeno una traccia.»

La collaborazione tra Pink Floyd e Stephen Hawking

A questo punto, venendo al punto del nostro articolo, vogliamo parlare della collaborazione tra Pink Floyd e Stephen Hawking, in merito alla quattordicesima traccia dell’ultimo album in studio della Formazione britannica, Talkin’ Hawkin’. Il brano, scritto da David Gilmour e Richard Wright, si basano soltanto sul pianoforte e le tastiere di Richard Wright, ma sulla chitarra dominante di David Gilmour. L’atmosfera del brano porta alla voce di Stephen Hawking, campionata inserita all’interno dell’album. Il messaggio è stato emesso da un sintetizzatore vocale con cui il fisico era solito comunicare, per la sua malattia del motoneurone che lo colpì a partire dal 1963. Il messaggio in questione è il seguente: «La parola ha consentito la comunicazione delle idee, rendendo gli esseri umani capaci di lavorare insieme per costruire l’impossibile. Le più grandi conquiste dell’umanità sono venute parlando. Le nostre più grandi speranze potrebbero diventare realtà nel futuro. Con la tecnologia a nostra disposizione, le possibilità sono illimitate. Tutto ciò che dobbiamo fare è assicurarci di continuare a parlare.»

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