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5 canzoni che hanno reso immortale Lucio Battisti

Parlare dell’impatto che Lucio Battisti ha avuto su tutta la nostra musica, sarebbe anche superfluo. Le sue canzoni sono impresse nella mente di tutti, anche chi non ascolta questo artista ne conosce sicuramente qualcuna. Spesso quando c’è un cantante così “consacrato” nel panorama musicale, parliamo di musica commerciale o mainstream. Forse sarebbe più il caso di parlare di classici, quando ci approcciamo alle sue canzoni, pezzi intramontabili. Oggi vi proponiamo cinque canzoni che hanno reso immortale Lucio Battisti.

Io vivrò (senza te)

Era importante cominciare da uno dei singoli del primo album di Battisti, dal titolo proprio Lucio Battisti ed è uscito il 5 marzo 1969. Anche se in questo primo suo lavoro discografico vi sono tantissimi brani conosciutissimi, cavalli di battaglia del nostro cantante, come Non è Francesca, Un’avventuraecc. ne andava scelto uno. Questo è un tipico brano d’amore nostalgico, sicuramente uno dei più apprezzati di Battisti, anche nella versione di Mina.

Pensieri e Parole

Brano originalissimo dal punto di vista del testo, in cui si scontrano due diverse voci in maniera brillante. La vocalità di Lucio Battisti, così particolare, viene messa a dura prova. Molti hanno contato l’acuto finale in “se puoi” per la sua unicità, che nessun cantante è mai stato in grado di riprendere. Annoverata tra le più belle della collaborazione Battisti-Mogol, si tratta sicuramente di una poesia. Musicalmente si scontrano due melodie così come si scontrano due diversi punti di vista.

Che ne sai tu di un campo di grano
Poesia di un amore profano
La paura d’esser preso per mano, che ne sai?
L’amore mio (che ne sai di un ragazzo perbene?)
È roccia ormai (che mostrava tutte quante le sue pene?)
E sfida il tempo e sfida il vento e tu lo sai (la mia sincerità per rubare la sua verginità)
Sì tu lo sai (che ne sai?)

Emozioni

Per restare in tema con il titolo, questo brano ha emozionato una generazione. Title-track del terzo album del cantante che finì per la prima volta primo in classifica proprio con Emozioni. In generale fu il quarto album più venduto in Italia nel 1971. Sicuramente è una delle canzoni più interpretate da artisti italiani, essendo oggetto di moltissime cover: Patty Pravo, Mia Martini, Claudio Baglioni, Mina (che interpretava spessissimo canzoni di Battisti), ecc. Sappiamo tutti, però, che l’originale è inarrivabile.

I giardini di Marzo

Una delle canzoni più tristi di Lucio Battisti. Mogol l’ha scritta pensando alla sua triste infanzia nel Dopo Guerra, a sua madre, alla povertà, ecc. Ma c’è di più: il testo esprime una problematica esistenziale prima che economica. L’incipit del brano è immortale ed è uno dei più conosciuti della storia della musica italiana. Esiste anche a Poggio Bustone un giardino che si chiama proprio I giardini di Marzo in onore del capolavoro.

Il carretto passava e quell’uomo gridava gelati
Al ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti
Io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti
Il più bello era nero coi fiori non ancora appassiti
All’uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri
Io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli
Poi, sconfitto, tornavo a giocar con la mente i suoi tarli
E alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli.

Il mio canto libero

Altro brano che è stato oggetto di moltissime cover, Il mio canto libero, al di là di varie polemiche sui possibili riferimenti politici, è un classico della nostra musica. Venne incisa anche in spagnolo ed in inglese ed ebbe un discreto successo all’estero. Mogol lo scrisse pensando agli avvenimenti della sua vita in quel periodo: si era appena separato dalla moglie ed aveva intrapreso una nuova relazione. Quindi il suo canto libero sarebbe la nuova compagna.

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