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Fabrizio De André, Le più belle canzoni di denuncia sociale del cantautore genovese

Fabrizio De André è stato un cantautore che ha lasciato un vuoto enorme nella musica, ma anche nella cultura. Attraverso i suoi testi, il così detto Faber non ha semplicemente intrattenuto il pubblico, ma ha anche fatto riflettere moltissimo. La canzone di De André viene considerata “poesia dei vinti” per antonomasia, in quanto i dedicatari sono spesso prostitute, poveri, ladri e le ambientazioni sono spesso luoghi malfamati. Proliferano allora in questa produzione brani a sfondo sociale. Scopriamo le canzoni migliori di Fabrizio De André che possiamo considerare di denuncia sociale.

La città vecchia

Questa canzone ha una componente prima di tutto letteraria. Infatti, riprende una poesia di Umberto Saba dal titolo La città vecchia. Saba dedica questa poesia agli umili, infatti mostra un grande sentimento di solidarietà e di comunità tra gli uomini.

Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.

Lo stesso interesse per gli umili alimenta la poesia di Fabrizio De André. Mentre Saba parla della città di Trieste, De André narra invece del quartiere del porto di Genova, pieno di povera gente.

La ballata degli impiccati

L’album Tutti morimmo a stento si concentra sostanzialmente sul tema della morte, come spiegato da De André in una intervista rilasciata ad Enza Sampò:

Parla della morte… Non della “morte cicca”, con le ossette, ma della morte psicologica, morale, mentale, che un uomo normale può incontrare durante la sua vita. Direi che una persona comune, ciascuno di noi forse, mentre vive si imbatte diverse volte in questo genere, in questo tipo di morte – in questi vari tipi, anzi, di morte – prima di arrivare a quella vera. Così, quando tu perdi un lavoro, quando tu perdi un amico, muori un po’; tant’è vero che devi un po’ rinascere, dopo.

Della morte parla la canzone Ballata degli impiccati. I condannati a morte che vengono descritti qui sono pieni di rancore verso il mondo, nella denuncia sociale della pena di morte. Si condanna una società che si permette di decidere per la morte degli altri.

Don Raffaè

La denuncia sociale in questo caso è sostanzialmente anti-mafiosa. La polemica contro la mafia si evince in una delle canzoni più famose di De André, il cui protagonista è un boss mafioso che in carcere è servito e riverito. La situazione delle carceri italiane viene quindi denunciata e messa in evidenza. Ciò anche attraverso una colta citazione a Domenico Modugno nel ritornello, con il riferimento al caffè.

Canzone del Maggio

Liberamente tratta da un canto del maggio francese, inizialmente Fabrizio De André aveva semplicemente tradotto letteralmente il canto. In seguito, lo ha ampliato per adeguarlo anche alla nostra società odierna. Bisogna metterlo in relazione con l’album da cui è tratto, Storia di un impiegato, per comprenderlo appieno. Infatti, l’impiegato protagonista del disco (il quarto concept album di De André) decide di ribellarsi partendo da questo canto del Maggio francese. È in questo contesto che Gaber entrò in polemica con De André, ma al di là di ciò l’album è uno dei più importanti della sua produzione e ci ricorda una cosa fondamentale:

Per quanto voi vi crediate assolti
Siete per sempre coinvolti.

Il testamento di Tito

Tra le più spregiudicate e dirette invettive di Fabrizio De André contro la società ed in particolare contro l‘istituzione della Chiesa. Come Un blasfemo si entra in polemica con un modo di fare religione e Chiesa a dir poco crudele. A parlare è Tito, un Buon Ladrone, che ripercorre i dieci comandanti con una tremenda critica alla società. In generale in La buona novella Fabrizio De André, partendo dai Vangeli Apocrifi, mostra una nuova figura di Cristo ed in questo caso in particolare mostra come non è il vero Dio quelli per cui sembra lottare una società crudele e che è in realtà spesso senza Dio.

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