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David Bowie: I 5 migliori chitarristi con cui abbia mai suonato

Il leggendario Duca Bianco, David Bowie, ha regalato al mondo alcune delle pietre miliari più evocative nella storia della musica contemporanea. Ad oggi, la sua, continua ad essere una delle figure più straordinarie ed immense del Rock. Quella di Bowie, divenne, ben presto, un’icona imprescindibile, capace di eludere l’inesorabilità del tempo e, per quanto riguarda milioni di persone devote alla sua opera, la morte stessa. Il lascito del Duca Bianco presenta una caratura inestimabile, per la quale la sua discografia rimarrà indimenticata; echeggiando con forza nel cuore e nella mente di tutti coloro che hanno amato il suo slancio a dir poco visionario.

Oltre ad essere una personalità strabiliante, il Duca Bianco è stato anche un musicista ed un interprete sopraffino. Per questo, e non per altro, David Bowie si è sempre circondato di musicisti alla sua portata e, in particolare, di chitarristi formidabili. Da Mick Ronson nei primi anni ’70 a Stevie Ray Vaughan nel 1983, alcuni degli eroi della sei corde di maggior importanza per la scena Rock contemporanea, sono passati tra le file delle band di David Bowie. In quest’articolo, abbiamo deciso di rendere omaggio all’opera perfetta di David Bowie, elencando alcuni tra i migliori chitarristi con cui abbia mai avuto modo di collaborare.

5) Mick Ronson

Mick Ronson è, sicuramente, uno dei chitarristi più iconici che viene associato a David Bowie. La sua collaborazione con il Duca Bianco è stata, probabilmente, la più prolifica a livello creativo, nella carriera di quest’ultimo. I due si conobbero nel 1970, quando a Ronson venne proposto di entrare nella band di David Bowie. In quello stesso anno, diedero alla luce alla pietra miliare del Rock, The Man Who Sold The World. Ronson avrebbe suonato con Bowie fino al 1973, regalando al mondo album classici come Hunky Dory e Ziggy Stardust. Il suo, era un timbro chitarristico molto particolare, divenuto ben presto il simbolo della chitarra Glam Rock.

4) Carlos Alomar/Earl Slick

Il duo esplosivo composto da Carlos Alomar ed Earl Slick, rese i brani di David Bowie particolarmente affascinanti. I due chitarristi condivisero il palco e lo studio con il Duca nel periodo di Young Americans e Station To Station, in cui Bowie sperimentava con il Rock-Funk e con il Soul. Slick si unì a Bowie nel 1974, per il Diamond Dogs Tour, mentre Alomar prese parte alle sessioni d’incisione di Young Americans. La chitarra di Fame, brano di Lennon e Bowie, è firmata da Earl Slick.

3) Robert Fripp

Il leggendario chitarrista dei King Crimson, Robert Fripp, non ha mai militato nelle band di David Bowie in senso stretto. Ciò nonostante, Fripp ha esercitato un apporto molto significativo nella carriera del Duca, avendo scritto e suonato la parte di chitarra del capolavoro di Bowie, Heroes. Il sound della traccia, straordinariamente visionario, è dovuto alla sperimentazione di Fripp e Brian Eno con l’effetto di delay analogico.

2) Stevie Ray Vaughan

L’idillio tra la leggenda del Texas Blues e David Bowie durò pochissimo, a causa di una serie di controversie di matrice organizzativa che culminarono con Vaughan che lasciava il pullman del Duca poco prima dell’inizio di un tour. Comunque sia, Stevie Ray Vaughan è stato uno dei migliori chitarristi con cui David Bowie abbia collaborato, seppur per un breve lasso di tempo e, nonostante il primo non fosse ancora il Guitar Hero che sarebbe ben presto diventato. Fu proprio Bowie, in un certo senso, a lanciare nella stratosfera la carriera di Stevie. Il Duca Bianco notò il chitarrista al Festival Jazz di Montreux nel 1982 e lo invitò a partecipare alle registrazioni di quello che il mondo avrebbe conosciuto nel 1983 con il nome di Let’s Dance.

1) Reeves Gabrels

Gabrels incontrò David Bowie per la prima volta nel 1987, per poi unire le forze con lui nei Tin Machine dal 1988 al 1992. Dopo lo scioglimento della band, Reeves avrebbe continuato a collaborare con Bowie fino al 1999. I dischi firmati dal Duca con la partecipazione della chitarra di Gabrels, risentono profondamente delle sue inflessioni roboanti e avanguardistiche. Lo stile proposto da Reeves nei brani di Bowie degli anni ’90, infatti, collima alla perfezione con le atmosfere elettroniche e psicotiche dei lavori del Duca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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