R3M

Le storie che dimostrano la pazzia dei Red Hot Chili Peppers

Uno dei motivi che ha portato una band come i Red Hot Chili Chili Peppers a ottenere un grandissimo successo è relativo alle continue pazzie che hanno riguardato la band statunitense, che ha fatto la storia anche e soprattutto in virtù del suo modo di rapportarsi al pubblico e alla quotidianità in generale. Tra le rockstar più folli di sempre che si siano mai distinte nella storia, i Red Hot Chili Peppers si sono distinto per il loro atteggiamento particolare, che vogliamo sottolineare all’interno del nostro articolo attraverso le storie che dimostrano la pazzia dei Red Hot Chili Peppers. 

Anthony Kiedis e il suo particolare rapporto con suo padre

La prima tra le storie che dimostrano la pazzia dei Red Hot Chili Peppers riguarda Anthony Kiedis e il suo particolare rapporto con suo padre che, a sua detta, l’ha iniziato a numerosissime pratiche poi divenute fondanti e continue all’interno della realtà della band statunitense. Tra queste, non si può certamente non sottolineare quella volta in cui il padre di Anthony Kiedis gli ha fatto perdere la verginità, quando aveva soltanto 12 anni.

Larry Slowman, a proposito, ha spiegato: “Una notte, quando Anthony aveva 12 anni, andò con suo padre alla Rainbow Room e la ragazza di Blackie ballava per lui. E Anthony chiede: “Papà, posso avere la mia prima esperienza sessuale con la tua ragazza?” E Blackie dice: “Certo, figliolo”. Quindi tornano a casa e suo padre costruisce un grande letto con quattro materassi nella sua stanza e mette la ragazza accanto a lui.”

Se sembra troppo, non avete ancora letto del primo approccio alla droga da parte dello statunitense, che ha dichiarato: “Ero lì da pochi giorni quando mio padre mi chiamò in cucina. Era seduto al tavolo con una graziosa ragazza di diciotto anni con cui era uscito quella settimana. “Vuoi fumare uno spinello?” lui mi ha chiesto… poi ha acceso lo spinello e me lo ha passato. “Stai attento, non prenderne troppo. Non vuoi farti esplodere i polmoni con la tosse”, ha consigliato. Mi sono reso conto di essere fatto. Ho amato la sensazione. Sembrava una medicina per lenire l’anima e risvegliare i sensi.”

Flea e la (in)dipendenza particolare del bassista dei Red Hot Chili Peppers

Molto spesso, nel mondo del rock e della musica in generale, la pazzia e la follia si uniscono irrimediabilmente a condotte al limite e ad eccessi; non a caso, componente fondante della follia della band è stata dettata dal consumo di una particolare droga, di cui Flea era dipendente. Il bassista ha spiegato: “Imbrogliavamo i farmacisti per farci dare delle siringhe con cui ci iniettavamo la cocaina”. E ancora: “In tutto quel contesto, che voi ci crediate o meno, io non sono mai davvero diventato dipendente dalle droghe. Le ho sperimentate in modo estremo, al punto da farmi davvero male. 

Articoli correlati

Condividi