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Kurt Cobain: le 50 canzoni preferite del leader dei Nirvana

Il frontman dei Nirvana è stato uno degli artisti alt-rock di maggior successo commerciale e acclamato dalla critica dei primi anni ’90. Il rapporto conflittuale di Kurt Cobain con la fama è stato ben documentato, ma un benefico effetto collaterale è stato che ha usato ogni opportunità per reindirizzare il pubblico su artisti meno noti. A tal proposito, uno dei pezzi più illuminanti è una lista scritta a mano dei suoi 50 album preferiti di tutti i tempi.

I CLASSICI

Come molti bambini nati alla fine degli anni ’60, la prima ossessione musicale di Kurt furono i Beatles. La loro sensibilità melodica ha formato un ceppo cruciale del suo DNA musicale che ha resistito alla sua conversione al punk. Nel frattempo l’amore adolescenziale per gli Aerosmith della metà degli anni ’70 era abbastanza radicata da dedicare loro una canzone e mentre David Bowie ha avuto un’influenza meno evidente sui Nirvana, la cover reverenziale della band di “The Man Who Sold the World” ha forgiato la loro connessione spirituale con l’iconoclasta originale del rock. La sua lista rivela anche un crescente fascino per il pioniere del folk degli anni ’40 Lead Belly.

IL PUNK

La lista di Kurt rivela un tipico processo di iniziazione punk-rock: ci sono i pionieri, come i The Stooges ed i Sex Pistols, la loro progenie hardcore più estrema, ossia i Black Flag ed i Fear, gli sperimentatori post-punk, per esempio i Public Image Ltd.ed i Gang of Four. E poi c’è l’unica band a guadagnarsi ben tre posti nella lista di Kurt: i semidei underground di Portland, The Wipers.

L’ALT-ROCK

Il successo esplosivo dei Nirvana non sarebbe avuto luogo senza la presenza dei loro immediati antecedenti del rock alternativo. “Negative Creep” è essenzialmente “Sweet Young Thing Ain’t Sweet No More” di Mudhoney passato da 33 rpm a 45. I richiami ai Pixies possono essere ascoltate in un molte canzoni dei Nirvana, ma la propaggine degli Breeders del bassista Kim Deal è stata un’influenza altrettanto profonda.

LE PERLE

Kurt ha usato il suo pulpito da pop star per sostenere le virtù del dilettantismo. Attraverso i suoi amati Vaselines, ha imparato a bilanciare melodie giocose su basi punk-rock traballanti. Nelle serenate solitarie di Daniel Johnston e nel vertiginoso garage-rock di Shonen Knife, ha sentito la manifestazione più pura delle emozioni infantili a cui ha cercato di accedere in canzoni come “Sliver”. Quella musica rappresentava anche un’arma efficace per smantellare la struttura di potere patriarcale del rock. I Nirvana potrebbero non sopportare l’influenza musicale diretta di band minimaliste con frontisti femminili come le The Raincoats, le Young Marble Giants e le Kleenex, ma senza dubbio lo hanno ispirato a diventare la preminente rock star maschio-femminista e pro-gay della sua generazione, una persona disposta a scrivere accuse di stupro (“Polly”) e machismo (“Mr. Moustache”).

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