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Guns N’Roses, ascolta la versione di “Black Hole Sun” in onore di Chris Cornell (video)

Ieri, 18 maggio 2021, nel giorno del quarto anniversario della morte di Chris Cornell -storico frontman e leader dei Soundgardeni Guns N’Roses hanno deciso di rendere omaggio al loro collega pubblicando la loro personale versione di “Black Hole Sun“, celeberrimo brano della band grunge.

Guns N’Roses, ascolta la versione di “Black Hole Sun” in onore di Chris Cornell

Dopo la morte di Chris Cornell, avvenuta il 18 maggio del 2017 e archiviata come suicidio, non sono mancate iniziative, concerti e tributi di ogni genere, organizzati anche e soprattutto dalla vedova Vicky Cornell. La donna si è soffermata in più e più occasioni sul tema dell’abuso di eroina e oppioidi, considerati tra l’altro tra i principali responsabili della morte del marito.

Dopo la scomparsa del rocker di Seattle, poi, i Guns N’Roses hanno quasi sempre incluso nei loro spettacoli dal vivo la cover del celebre brano “Black Hole Sun“, pubblicato dai Soundgarden nel 1994. Insomma, per onorare e ricordare la grandezza di un artista come Chris Cornell, i Guns N’Roses hanno scelto proprio il modo migliore.

 

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La storia di Black Hole Sun

Black Hole Sun, rilasciato il 4 maggio del 1994, è senza ombra di dubbio il pezzo più celebre dei Soundgarden. Non è un caso, infatti, che il singolo sia rimasto in vetta alla classifiche Billboard per ben 7 settimane. La canzone inoltre, secondo quanto raccontato dallo stesso autore Chris Cornell in un’intervista rilasciata nel 2017, è stata scritta in poco più di dieci minuti:

“Erano più o meno le cinque del mattino e io stavo guidando per tornare a casa e, a all’improvviso, mi è venuta in mente l’intera melodia. Per non rischiare di dimenticarla, poi, ho cominciato a cantarla in loop. Una volta arrivato a casa l’ho poi registrata e non l’ho più riascoltata. Il testo invece mi è venuto in mente solo il giorno dopo, ma anche quello era nella mia mente già dalla sera prima.”

E, sempre a proposito del testo, il compianto Chris Cornell lo definì: “un innocuo gioco di parole senza un significato ben preciso”.

 

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