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5 volte in cui i musicisti si sono presi gioco dei fan

Per un artista, a prescindere dalla sua caratura, è sempre abbastanza difficile riuscire a diffondere il giusto messaggio attraverso la sua opera. Come un telefono senza fili, la discografia di un’artista viene interpretata in modo sempre differente da chi ascolta. Che si tratti di album introspettivi o lavori di sensibilizzazione, ognuno di noi percepisce, per forza di cose, la musica in modo differente. Si tratta, del resto, di uno degli aspetti più affascinanti della musica. Il suo modo di fluire nell’ascoltatore, caratterizza le sue scelte attraverso commistioni emotive sempre diverse, arrivando a delinearne il profilo psicologico.

Applicare questo discorso a grandi appassionati di musica è abbastanza facile, ma come purtroppo sappiamo, i musicisti sono spesso osteggiati dalle illazioni dei loro detrattori. La sensibilità di un artista traspare notevolmente in funzione della reazione che, questi, può assumere nei confronti delle critiche distruttive dei cosiddetti haters. Eppure, sin dagli anni d’oro del Rock i musicisti più brillanti hanno riso innanzi agli insulti, arrivando a prendersi gioco dei fan, come di coloro che li bistrattavano. In quest’articolo, abbiamo raccolto cinque momenti iconici di questo tipo.

5) Rush – I Think I’m Going Bald

Dopo il modesto successo di Fly By Night, i Rush cominciarono a definire il sound personale con cui passarono alla storia, a partire da Caress of Steel. Il gruppo cominciò a sperimentare, da allora, con sonorità poco ortodosse che, ben presto, lo resero leggendario. La maggior parte dei tour che, all’epoca, la band tenne, si svolsero come supporto ai KISS. Il ventaglio Progressivo proposto dai Rush non si sposava assolutamente con il Rock adrenalinico e diretto dei KISS, così, la band incise I Think I’m Going Bald. Si trattò di un brano caricatura della ballata firmata da Gene Simmons Goin’ Blind. I Think I’m Going Bald è un brano ironico, ma ben costruito; ovviamente, fuori dagli standard elevatissimi dei Rush, in cui Neil Peart mette da parte il suo straordinario lirismo per parlare della sua grande paura di diventare calvo.

4) Deep Purple – Highway Star

Paragonati alle altre grandi Hard Rock Band del passato, i Deep Purple degli anni d’oro spiccano, sicuramente, per eclettismo. Le melodie composte dalla band, seppur aggressive e feroci, non disdegnavano scenari sofisticati, costruendo ensemble istrionici. Highway Star rappresenta perfettamente l’ “ironia della sorte”. Si tratta, infatti, di una delle canzoni più famose della band, nonostante sia nata nel tentativo dei musicisti del gruppo e, in particolare, del chitarrista Ritchie Blackmore, di prendersi gioco dei fan e, soprattutto, della stampa.

La band, infatti, cominciò a rilasciare interviste on the road. Quando un reporter chiese con insistenza in che modo scrivessero i propri brani, Blackmore cominciò a suonare in loop la stessa nota e lo stesso pattern ritmico mentre fissava un punto fuori dal finestrino. Ironicamente, quel ritmo composto per scherzo, divenne la struttura portante di uno dei brani più evocativi nella storia del Rock.

3) Slipknot – Eeyore

Inclusa nel glorioso album di debutto degli Slipknot, Eeyore è una traccia particolarmente aggressiva, capace di scaricare pura adrenalina nell’ascoltatore sin dalle prime note. Corey Taylor rivelò che trasse ispirazione per la traccia ripensando ad un uomo che frequentava i loro concerti e che era solito lanciarsi nel mosh-pit con troppa foga, rovinando la festa a tutti. Il significato di Eeyore rimase più o meno segreto finché il cantante non decise di rivelarlo.

2) Nirvana – In Bloom

In Bloom rappresenta un caso esilarante di musicisti che intendono prendersi gioco dei propri fan. Con la rapida ascesa dei Nirvana, Kurt Cobain notò il cambiamento dei fan in platea. Quando la band viveva i suoi giorni più underground, infatti, godeva di un pubblico in linea con le tematiche trattate all’interno dei testi e, di conseguenza, capace di immedesimarvici. Il loro successo segnò la presenza, sotto il palco, di molti curiosi e di estimatori che, sebbene apprezzassero la loro musica, non ne comprendevano a pieno il significato. In Bloom si incentra proprio su questo, diventando una critica dal sapore sarcastico nei confronti di questa fetta di pubblico che era solita frequentare gli show dei Nirvana.

1) Beatles – I Am The Walrus

John Lennon è stato un maestro assoluto del cantautorato e del sarcasmo. La colonna portante dei Beatles aveva dalla sua un’attitudine geniale smisurata. Quando, quindi, venne a sapere che alcuni insegnanti facessero analizzare i testi dei Beatles ai loro alunni, Lennon colse la palla al balzo per ribadire la libera interpretazione dei suoi brani, a spese dei docenti e dei loro allievi. I Am The Walrus è una traccia lisergica sotto ogni aspetto, il cui testo venne, intenzionalmente scritto affinché non assumesse senso. La prerogativa di Lennon nella stesura delle lyrics del brano fu quella di dare pane per i denti di tutti coloro che provassero, ancora, a cercare significati nascosti e interpretazioni univoche nei brani dei Beatles.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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