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Gli album Rock più pazzi e stravaganti di sempre

Il mondo del Rock rappresenta la massima espressione della stravaganza e dell’ eccentrismo. Un universo dalle sfumature infinite che, attraverso l’estro e la spiccatissima fantasia degli artisti che lo compongono; ha contribuito a rivoluzionare i paradigmi socioculturali della società moderna. Ciò che del Rock ha, nel corso degli anni,  stupito e fatto innamorare intere generazioni è il carisma ed il prestigio con cui figure emblematiche dalla personalità immensa, hanno portato alto il nome della corrente a cui appartenevano. Il Rock è stato il monito dei giovani alla libertà. Un inno alla gioia e all’apertura mentale.

Un genere tanto poliedrico da aver cambiato volto, adattandosi e sopravvivendo all’inesorabilità del tempo, senza variare la sua, indomita, essenza sovversiva. Ma cosa accade quando i musicisti scelgono di cambiare per la semplice volontà di stupire o di stravolgere le elevatissime aspettative del pubblico in costante trepidazione? È qui che, la razionalità, lascia spazio alla stravaganza a tutti i costi. Neanche i più grandi nomi del Rock si sono sottratti ad un destino che, a questo punto, sembrerebbe inesorabile. Pubblicare un album imprevedibile, lontano dai grandi successi dei propri anni d’oro. Opere spiazzanti che, talvolta, rasentano l’inascoltabile. In questa classifica, abbiamo raccolto alcuni degli album più singolari e meno riusciti pubblicati dai musicisti più iconici del Rock.

Kiss – The Elder (1981)

Spinta dall’ex produttore del capolavoro dei Pink Floyd, The Wall, Bob Ezrin, i Kiss entrano nel mondo dei concept album. Cori epici e arrangiamenti orchestrali fanno da sfondo ad una storia incentrata su un fantomatico consiglio degli anziani che, in quello che si rivelò un flop catastrofico, salvavano il mondo attraverso l’epicità delle loro gesta. Per molti hardcore fans della band, The Elder viene considerato un must have da collezione.

Neil Young – Trans (1982)

Strumenti elettronici che esercitano la propria egemonia su strumentali che nulla avrebbero a che vedere con il Rock Classico e senza fronzoli che ha consacrato Neil Young alla storia. Eppure i sintetizzatori e i vocoder adottati dal musicista canadese per il disco, sono stati, di fatto, ignorati sia dalla stampa che dai fan. I brani trattano tematiche ove mai attuali, narrando di un mondo irrimediabilmente oppresso dalla tecnologia.

Lou Reed – Metal Machine Music (1975)

Praticamente, il primo vero disco Noise Rock nella storia della musica. Un doppio album, considerato un capolavoro della sperimentazione. Sebbene il sound delle tracce abbia fornito un punto di vista sul futuro, questo non è risultato per niente fruibile. Molte teorie si sono avvicendate dietro la pubblicazione di Metal Machine Music. Si crede si trattasse di una sorta di dispetto di Lou Reed nei confronti della sua casa discografica che insisteva nella pubblicazione di un album più commerciale.

Elvis Presley – Having Fun With Elvis On Stage (1974)

Sostanzialmente, si tratterebbe di uno scherzo. Una trovata commerciale del Colonnello Tom Parker, manager del Re Del Rock N’Roll che, per anni, venne proposto in vendita, esclusivamente, nel merchiandise post-concerto di Elvis Presley. Il disco era composto dalle battute e dai giochi di parole che il Re del Rock N’Roll propinava ai fan sul palco. Dopo tempo venne pubblicato dalla RCA, ma non è mai stato ristampato in CD.

Metallica – St. Anger (2003)

Un disco che avrebbe dovuto cogliere le radici della band. Il risultato è stato 75 minuti di caos incontrollabile e suoni pessimi, sui quali, predomina incontrastato, quello della batteria di Lars Ulrich, particolarmente sgradevole all’udito.

Chris Cornell – Scream (2009)

Il tentativo malriuscito dell’ormai compianto leader dei Soundgarden che, intento a discostarsi dal sound di stampo prettamente Grunge che l’ha reso una leggenda, ha provato ad immergersi nell’universo del Pop Elettronico. Scream è un disco al quanto discutibile che, dopo aver venduto solo 26 mila copie nelle prime settimane, è scomparso dalle classifiche, finendo nel dimenticatoio senza alcun rimpianto.

Duran Duran – Thank You (1995)

A metà degli anni ’90, la band capitanata da Simon Le Bon decise di incidere un album di sole cover d’autore. Reinterpretazioni mal riuscite di pietre miliari della storia del Rock come Cristal Ship dei Doors o Thank You dei Led Zeppelin. Il disco è, a tratti, imbarazzante; capitolando, ben presto, in un meritatissimo oblio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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