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Banco del Mutuo Soccorso: perchè la band si chiama così?

Una cosa è ormai certa: quando si parla di “rock” (che sia hard rock, punk-rock, rock progressivo e via dicendo) le persone tendono di solito a citare alcune grandi band del passato, per lo più britanniche o americane. Difficilmente, infatti, qualcuno collegherebbe questo genere all’Italia: molti, poi, pensano che questo genere in Italia non sia abbastanza prolifico. Altri, addirittura, pensano che il rock italiano non sia mai esistito. Eppure abbiamo dimostrato, insieme a tante altre testate, che anche noi possiamo contare su un rock valido e rigoglioso. Naturalmente, inutile aggiungerlo, quando ancora oggi si parla di rock le persone tendono a citare alcune grandi band britanniche, americane o al massimo australiane (come gli AC/DC): difficilmente, infatti, qualcuno citerebbe -purtroppo- una formazione italiana. Oggi, come già fatto in passato, siamo qui per sottolineare l’importanza di questo genere nel Belpaese e vogliamo farlo raccontandovi in particolar modo la storia e il percorso din una storica band italiana: il Banco del Mutuo Soccorso.

L’audizione di Vittorio Nocenzi

Oggi, per contrastare tutte quelle voci che hanno sempre giudicato il rock italiano, vogliamo raccontarvi la storia di una delle band più rappresentative -insieme alla PFM (Premiata Forneria Marconi), gli Area e le Orme– del rock progressivo in Italia: il Banco del Mutuo Soccorso.

Il gruppo nacque a Roma vero la fine del 1968 quando il tastierista Vittorio Nocenzi -forte della segnalazione di Gabriella Ferri- riuscì ad ottenere un’audizione per la RCA, nota etichetta discografica. La cosa curiosa, poi, è che Nocenzi – che aveva tanto decantato questo ipotetico gruppo da lui capeggiato- fu costretto di punto in bianco a dover metter su una formazione.

Banco del Mutuo Soccorso: perchè la band si chiama così?

Il compositore romano, quindi, si trovò non solo nella condizione di dover mettere su una band in tutta fretta, ma di doverla anche presentare all’audizione. Ebbe, quindi, un’idea a dir poco geniale: reclutare amici o parenti che sapessero quantomeno tener in mano uno strumento. Per il nome “Banco del Mutuo Soccorso” si ispirò probabilmente ad un centro assicurativo o un istituto di credito della zona.

La formazione era composta da Vittorio e suo fratello Gianni (pianoforte), Gianfranco Coletta (chitarra), Fabrizio Falco (basso) e Mario Achilli (batteria) e, nonostante non avessero fatto chissà quante prove insieme, ottennero il consenso della casa discografica per realizzare 3 brani: “Vedo il telefono“, “La mia libertà” e “Padre Francesco“. Cominciò, in quel momento, la carriera della cosiddetta BMS, una carriera che, a dirla tutta, va avanti ancora oggi.

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