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Cinque segreti che non conoscevate su In The Court of the Crimson King

Era il 10 ottobre del 1969 quando la storia del prog ha avuto inizio: senza troppa ipocrisia si può affermare che la pubblicazione, da parte dei King Crimson, del primo album in studio della formazione britannica, In the Court of the Crimson King, segni il primo passo, la nascita vera e propria, di un genere musicale che ha fatto la storia di realtà e contesti artistici differenti. Spendere parole di elogio per l’album sembrerebbe essere riduttivo, perchè sottolineerebbe semplicemente la grande qualità del prodotto stesso; per questo motivo, vogliamo parlarvi di cinque segreti e curiosità che riguardano l’album e la storia della musica. 

La copertina di In the Court of the Crimson King

Iniziamo con uno degli elementi che più hanno fatto la storia non soltanto dell’album, ma anche della band stessa: la copertina di In the Court of the Crimson King. Nell’osservare questo incredibile prodotto difficilmente si è in grado di darne inizialmente un senso, nonostante l’immagine dell’uomo impaurito sia in grado di colpire. 

Robert Fripp ha così parlato della stessa: «Peter ha portato questo dipinto e il gruppo lo adorava. Recentemente ho recuperato la versione originale nella sede di EG perché è stato esposto alla luce, e avrebbe potuto subire danni, così l’ho preso. La faccia esterna è quella dell’uomo schizoide, e quella l’interna è del Re Cremisi. Se si nasconde il suo sorriso, gli occhi rivelano una tristezza incredibile. Cosa potremmo aggiungere? Esso riflette la musica.»

A dire il vero, l’immagine mostra la rappresentazione del volto (o meglio, del volto cambiato a seguito dell’ascolto dell’album) umano da parte di Barry Godber, giovane programmatore di 23 anni che passò alla storia come artista, prima di trovare una tragica morte l’anno dopo la pubblicazione dell’album, a causa di un attacco cardiaco.

La recensione di Robert Christgau

Diciamocelo senza troppa ipocrisia: chi sarebbe in grado di dare un giudizio negativo nel primo, incredibile, album in studio dei King Crimson? Un nome esiste, ed è quello di Robert Christgau, noto critico musicale che nella sua carriera ha lasciato recensioni negative, ma talvolta sembra aver esagerato con i toni, anche alla luce dell’importanza del prodotto.

Questo il suo didascalico commento in merito all’album:  In the Court of the Crimson King (Atlantic) The plus is because Peter Townshend likes it. This can also be said of the Crazy World of Arthur Brown. Beware the forthcoming hype–this is ersatz shit. D+

Il più grande estimatore di In the Court of the Crimson King

L’abbiamo anticipato precedentemente, ma l’album dei King Crimson ha avuto, tra i suoi più grandi commenti positivi, soprattutto quelli di chi il progressive rock l’ha vissuto e fatto suo. Essere ispirazione per una realtà artistica che ha fatto la storia deve rappresentare sicuramente un grande successo per un artista, e c’è da immaginare che la band abbia sentito come tale il commento che Pete Townshend ha fatto dell’album.

In effetti, il leader di The Who ha definito l’album come “un uncanny masterpiece”, un capolavoro sconcertante. 

21st Century Schizoid Man

21st Century Schizoid Man può essere ritenuto come il brano più atipico e originale presente all’interno della discografia dei King Crimson, oltre che nella storia di quel contesto musicale. Christophen Pirenne ha affermato che «L’ambiziosa filosofia di Fripp prende forma dalle prime battute di 21st Century Schizoid Man, dove la successione di rumori con un riff muscolare e i passaggi più improvvisati sembrano costruire una sorta di ponte tra la musica contemporanea, il rock e il jazz.»

Nello specifico, il brano più conosciuto della formazione evade da qualsiasi schema musicale possibile, presentando un’intera sezione strumentale, sottotitolata Mirrors, incisa e registrata incredibilmente in una sola take.

Il significato complessivo dell’album

E’ certamente difficile sottolineare quale sia il significato complessivo dell’album, alla luce della presenza di canzoni, brani, strutture musicali e significati difficile da comprendere nella loro interessa.

Se, in generale, ci si sofferma sull’album pensato che il suo significato riguardi essenzialmente la crisi riflessiva dell’uomo contemporaneo, Cesare Rizzi, che è stato un politico italiano, ha dichiarato: «È un crudo resoconto delle paure e delle angosce dell’uomo del ventunesimo secolo che rifugge solitudine e alienazione (I Talk to the Wind) rifugiandosi nella corte del Re Cremisi: una dimensione maestosa e lisergica fatta di sogni e illusioni, delicate armonie di tempi lontani (Moonchild) e mondi antichi, personaggi fantasy, pupazzi che danzano, buffoni di corte, illusionisti.»

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