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Dream Theater, La storia di Images and Words

I Dream Theater sono una delle band più importanti del panorama progressive metal. Critica e pubblico lodano questo gruppo per la grande tecnica musicale dei componenti, la cui formazione è comunque spesso variata. Nonostante questo, a farsi notare sono state anche le tematiche e i testi. Anche da questo punto di vista, infatti, i Dream Theater sorprendono per una grande cura nei dettagli, avendo unito al loro virtuosismo delle storie interessanti. Il momento di massima ispirazione dei Dream Theater secondo molti fu segnato dal loro secondo album, Images and Words. Questo disco fu l’inizio di diversi cambiamenti nella band, a partire dal cantante. Scopriamone la storia.

Images and Words, musica e testi

La particolarità di quest’album sta innanzitutto nel fatto che nel libretto siano indicati gli autori di ogni singola canzone ma in maniera diversa, ovvero anziché usare le parole “music” e “lyrics” si usano al loro posto rispettivamente “images” e “words”. Ciò sta a dimostrare il senso dell’album. Pubblicato nel 1992, da molti è considerato uno dei primi esempi di progressive metal e che ha ridato luce al genere heavy metal negli anni novanta. Per i Dream Theater fu sicuramente una grande sfida: si tratta del primo lavoro con il nuovo cantante, James LaBrie, il quale ha sostituito Charlie Dominici. La band cercava una voce più potente e come ben sappiamo l’ha ottenuta.

Le canzoni dell’album

È importante sapere che tutte le canzoni di Images and Words furono composte nella musica da tutti i Dream Theater, ad eccezione di Wait For Sleep. Si tratta di una dolce ballad la cui musica è stata curata interamente da Kevin Moore, il tastierista della band, che ha composto anche il testo. Sicuramente è una delle ballad più amate del gruppo. La canzone però più apprezzata di questo disco, ma anche forse di tutta la discografia della band, è Metropolis–Part I: “The Miracle and the Sleeper”. Ebbe enorme successo e fu lodata anche per la grande difficoltà musicale che presenta, tanto da farne un seguito in album, come ben sappiamo. Pull Me Under è poi un altro brano amatissimo dal disco, il cui testo è ispirato all’Amleto di William Shakespeare. Degne di menzione anche Another Day, una delle ballad più apprezzate e che sembra riferirsi al concetto di Carpe Diem. A noi italiani può interessare particolarmente il fatto che in Take the time sia possibile ascoltare la frase ascoltare la frase “Ora che ho perso la vista, ci vedo di più“, campionamento tratto dal film di Giuseppe Tornatore Nuovo Cinema Paradiso. 

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