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Fabrizio De Andrè: la storia della canzone ‘Il gorilla’

Torniamo oggi a parlare di uno dei più grandi cantautori della storia della musica italiana e non. Conosciuto anche con l’appellativo di ‘Faber‘, Fabrizio De Andrè ha rilasciato alcune delle canzoni più belle ed influenti della storia della musica italiana e noi, in questo articolo, vogliamo soffermarci proprio su una di queste: ‘Il gorilla‘.

L’influenza di Georges Brassens su Fabrizio De Andrè

Per analizzare attentamente il brano in questione, però, è necessario fare un passo indietro e partire dall’inizio. Bisogna in particolar modo soffermarsi sulla figura di Georges Brassens, cantautore, attore, poeta francese e soprattutto vero grande maestro della canzone d’autore. I suoi lavori -insieme a quelli di Jacques Brel– sono stati di fondamentale importanza per la musica italiana, in particolar modo per la scuola genovese da cui, naturalmente, proveniva lo stesso De Andrè.

Nella sua lunga e prolifica carriera, il cantautore di Sète ha scritto e cantato oltre 150 brani e, agli inizi degli anni sessanta, divenne un punto fermo ed un vero e proprio modello per Fabrizio De Andrè. Per tornare a noi e alle origini del brano ‘Il gorilla‘, bisogna però tornare al 1947. Quell’anno Brassens pubblicò il suo primo romanzo e, nello stesso anno, scrisse alcune grandi canzoni come ‘Brave Margot‘, ‘La Mauvaise Rèputation‘ e ‘Le Gorille‘ appunto. In quest’ultimo brano il cantautore francese si scaglia con forza contro la pena di morte, canzonando un magistrato vittima di un gorilla che -scambiandolo per una femmina della sua specie- si accoppia con forza con lui.

La storia del brano ‘Il gorilla’

Il brano fu bandito dalla radio di Stato per anni ed anni e censurata in tutti i modi possibili ma, ad ogni modo, acquistò una certa fama al di fuori della Francia. Una delle più note reinterpretazioni è proprio quella di Fabrizio De Andrè, pubblicata nel 1968 ed inserita nell’album ‘Volume III‘.

L’album è costituito da una serie di reincisioni di brani incisi precedentemente con la Karim più 4 brani inediti: ‘Il gorilla’ e ‘Nell’acqua della chiara fontana’ ripresi da Brassens, un sonetto di Cecco Angiolieri e ‘Il re fa rullare i tamburi’, brano ripreso dalla tradizione francese.

Di seguito il testo completo di ‘Il gorilla’ di Fabrizio De Andrè:

Sulla piazza d’una città
la gente guardava con ammirazione
un gorilla portato là
dagli zingari di un baraccone
con poco senso del pudore
le comari di quel rione
contemplavano lo scimmione
non dico dove non dico come.
Attenti al gorilla!

D’improvviso la grossa gabbia
dove viveva l’animale
s’aprì di schianto non so perché
forse l’avevano chiusa male
la bestia uscendo fuori di là
disse: “quest’oggi me la levo”
parlava della verginità
di cui ancora viveva schiavo.
Attenti al gorilla!

Il padrone si mise a urlare
“Il mio gorilla , fate attenzione,
non ha veduto mai una scimmia
potrebbe fare confusione”
tutti i presenti a questo punto
fuggirono in ogni direzione
anche le donne dimostrando
la differenza fra idea e azione.
Attenti al gorilla!

Tutta la gente corre di fretta
di qui e di là con grande foga
si attardano solo una vecchietta
e un giovane giudice con la toga
visto che gli altri avevan squagliato
il quadrumane accellerò
e sulla vecchia e sul magistrato
con quattro salti si portò.
Attenti al gorilla!

Bah , sospirò pensando la vecchia
ch’io fossi ancora desiderata
sarebbe cosa alquanto strana
e più che altro non sperata
che mi si prenda per una scimmia
pensava il giudice col fiato corto
non è possibile, questo è sicuro
il seguito prova che aveva torto.
Attenti al gorilla!

Se qualcuno di voi dovesse
costretto con le spalle al muro ,
violare un giudice od una vecchia
della sua scelta sarei sicuro
ma si dà il caso che il gorilla
considerato un grandioso fusto
da chi l’ha provato però non brilla
né per lo spirito né per il gusto.
Attenti al gorilla!

Infatti lui , sdegnando la vecchia
si dirige sul magistrato
lo acchiappa forte per un’orecchia
e lo trascina in mezzo ad un prato
quello che avvenne fra l’erba alta
non posso dirlo per intero
ma lo spettacolo fu avvincente
e lo “suspence” ci fu davvero.
Attenti al gorilla!

Dirò soltanto che sul più bello
dello spiacevole e cupo dramma
piangeva il giudice come un vitello
negli intervalli gridava mamma
gridava mamma come quel tale
cui il giorno prima come ad un pollo
con una sentenza un po’ originale
aveva fatto tagliare il collo.
Attenti al gorilla!

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