R3M

George Harrison: sei curiosità che non sapevi sul chitarrista dei Beatles

Tanti auguri, George Harrison!
Il 25 febbraio del 1943 è nato, a Liverpool, il cantautore e polistrumentista britannico. E’ noto, ovviamente, per essere stato il chitarrista solista e cantante dei Beatles. Ma non si è soffermato soltanto al complesso britannico: dopo lo scioglimento della band, infatti, ha intrapreso una carriera da solista anche come produttore cinematografico. In quest’articolo, parleremo delle 6 curiosità che riguardano da vicino la figura di Harrison.

1) Era un grande amico di Bob Dylan. A dire il vero, tutti i Beatles lo erano, ma Harrison aveva stretto un legame particolare con il grande cantautore britannico. La band e Dylan si incontrarono per la prima volta nel lontano 1964. In generale, si trattò essenzialmente di un rapporto professionale, com’è giusto che fosse. Per il chitarrista di Liverpool, però, fu qualcosa di più. Con Dylan, nel 1968, inizò anche a lavorare ad un pezzo: I’d Have You Anytime. Questo, poi, sarà inserito nella’album All Thing Must Pass.

2) Compagni di band… ma non solo! Quando Harrison perse la verginità, gli altri tre compagni dei Beatles erano nella sua stessa stanza, a sua insaputa. Il britannico aveva soltanto 17 anni, e si era appartato in una camera d’albergo. Si accorse della presenza degli altri tre quando questi applaudirono. Il chitarrista commentò poi:  “Non sapevo fossero nella stanza, eravamo tutti sotto le coperte. Ma alla fine, applaudirono… almeno sono stati tranquilli mentre lo stavo facendo!

[nextpage title=”Pagina 2″]

3) La tradizione ha sempre trasmesso un’immagine di Harrison taciturna, tranquilla e pacata. Non era affatto così. Il cantautore, polistrumentista e attore nato a Liverpool era colui che, nei Beatles, parlava di più. La testimonianza è stata data da Tom Petty, suo amico, che affermò che era proprio un chiacchierone. A volte parlava davvero troppo,  non si zittiva mai. Certamente una buona compagnia per uscire!

4) La spiritualità e il culto orientale sono due cardini molto importanti per la figura di Harrison. Cresciuto in una famiglia cristiana, non si è mai interessato di religione fino a quando, all’età di 23 anni, sente suonare un sitar e si appassiona al suo suono. Così decide di scoprire di più sulla cultura dello strumento. Da quel momento in poi, permeò in tutto e per tutto nella spiritualità, nel culto e nella cultura orientale. Quella che per molti era una moda, per il chitarrista era una passione. A dimostrazione di ciò, passò del tempo presso il Gange per meditare.

5) Come già accennato, ha intrapreso anche un’importante carriera da solista. All’interno della suddetta, si è fatto valere anche come importante produttore sia musicale che cinematografico. L’inglese ha stabilito un piccolo, personalissimo, primato.

E’ stato il primo, infatti, a pubblicare un album da solista dopo lo scioglimento della band di Liverpool, avvenuta nel 1970. Qualche settimana dopo, il 30 novembre, uscì anche l’album da solista: All Things Must Pass. Tuttavia, l’album è il terzo da solista per il britannico. Il primo è Wonderwall Music, pubblicato due anni prima.

6) A partire dal 1988, Harrison partecipò ad un particolare progetto che prese il nome di “Traveling Wilburys”. Si trattava di un supergruppo fondato dallo stesso cantante e chitarrista britannico. Nel medesimo album fu pubblicato l’omonimo album, che era stato realizzato dai cosiddetti “fratelli Wilburys”. Era ovviamente un appellativo, che indicava, oltre al nativo di Liverpool, Bob Dylan, Tom Petty, Jeff Lynne e Roy Orbison. Il lavoro totale ebbe un grande – quanto insperato – successo, che superava i risultati (sommati) ottenuti da tutti gli album da solisti pubblicati dai singoli artisti.

Il successo fu così grande riuscì anche a dissipare le critiche che erano cadute sull’ex membro dei Beatles. Lo stesso Paul McCartney, successivamente, ebbe la premura di informarsi del suo ex compagno di band, cercando di tornare a suonare con lui. Ma ci fu, dall’altro lato, sempre un sostanziale rifiuto. Il chitarrista ormai aveva intrapreso una florida carriera individuale e non voleva più tornare alle origini.

di Bruno Santini (Nefele)

Articoli correlati

Condividi