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Giorgio Gaber, Il significato della Canzone dell’appartenenza

Giorgio Gaber è uno dei più importanti cantautori della storia della musica del nostro Paese. Milano e la Scuola milanese, formata da cantautori come lui che hanno cantato quella città e non solo, devono tanto a questo nome. Così come devono tanto a Sandro Luporini con cui, non ci stancheremo mai di dire, ha reinventato il modo di fare cantautorato. Nel Teatro Canzone, come venne chiamato tale genere, tante furono le tematiche analizzate. Dopo la spensierata parentesi come cantore del boom economico, non senza una buona dose di verace ironia, Gaber ha descritto il modo di fare degli uomini nella quotidianità, nella società e nella politica. Un concetto, tra i tanti fondamentali del suo pensiero elaborato in quelle canzoni, spicca tra tutti: l’appartenenza. Gaber ne parla in due canzoni, una delle quali è proprio la Canzone dell’appartenenza. 

Cosa significa la Canzone dell’appartenenza

Questo brano compare in molti album e raccolte degli spettacoli di Giorgio Gaber ed ha un significato molto profondo. Fin dal suo cavallo di battaglia, La libertà, Gaber aveva trattato l’idea dell’appartenenza alla società. “Libertà è partecipazione”, aveva detto. Quindi, partecipare e appartenere sembrano essere scopri precipui dell’essere uomini. L’uomo comune però fraintende spesso tale appartenenza, come avviene per tanti aspetti della vita considerati superficialmente (e indagati invece dal signor G). L’appartenenza non è semplicemente “stare insieme” civilmente, ma significa avere gli altri dentro di sé. Gaber spiega, rivolgendosi a uomini del passato e del presente, che il vero cambiamento nella sua vita sarebbe poter dire “noi”. Dire noi significa appartenere veramente a qualcosa e risulta essere questo il vero scopo della vita puro e semplice.

Cosa comporta la “non appartenenza”

Nel 1994 viene registrato dal vivo al Teatro Vittorio Alfieri di Torino E pensare che c’era il pensiero. È considerato uno dei lavori più illuminati di Giorgio Gaber. Di questo spettacolo fa parte un altro brano, dal titolo Canzone della non appartenenza. Questa canzone è notevolmente più pessimistica della precedente, che è successiva. Mostra un’intolleranza verso il finto altruismo e la finta pietà e ci spiega le conseguenze della mancanza di quell’appartenenza che invece dovremmo conservare, amando proprio tutti, a prescindere da tutto, perché siamo uomini. Spesso questa non appartenenza si traduce in opportunismo e ipocrisia, tutte “qualità” aspramente criticate da Gaber in ogni suo spettacolo. Il lavoro che compie in questo frangente l’autore è chiaro: porci davanti alla pura e semplice realtà. E anche se dopo anni ci apprestiamo alla conoscenza di questi magnifici testi, ci sorprendiamo sempre di più per la loro inarrestabile attualità. Interiorizzare l’idea che apparteniamo tutti allo stesso luogo (non solo fisico ma anche spirituale) e per questo costruire qualcosa è del resto un insegnamento che sicuramente non dovremmo dimenticare.

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