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Giorgio Gaber, La storia della risposta al ragazzo della Via Gluck

Giorgio Gaber è uno dei cantautori più originali della storia della musica, che ha saputo analizzare la società e sbeffeggiare i difetti della classe politica e non solo nelle sue canzoni. Per arrivare al successo Gaber ha fatto una bella gavetta e fino alla sua scomparsa non ha mai smesso di reinventarsi. Prima semplicemente chitarrista per Adriano Celentano, poi cantante e conduttore televisivo. Fino all’approdo definitivo a teatro, il luogo dove avrebbe trascorso i momenti più belli e prolifici della sua carriera. Subito Gaber aveva mostrato di non essere un cantante come gli altri, grazie alla sua ironia ed alla sua capacità interpretativa. Oggi parleremo di quando “rispose” al ragazzo della Via Gluck, per Giorgio Gaber una mossa davvero azzardata ma che diede ottimi risultati.

Adriano Celentano e la difesa del verde

Nel 1966 Adriano Celentano pubblica Il ragazzo della via Gluck, che presto diventerà uno dei suoi più grandi successi nonché un suo soprannome ricorrente. Infatti, il ragazzo di quella via non è altri che lo stesso Celentano. Viveva in questo quartiere di Milano in mezzo al verde, fino all’urbanizzazione. Come è noto a tutti, la canzone racconta proprio di questo ragazzo che durante la sua adolescenza aveva conosciuto una zona piena di alberi, costretto a lasciarla per trovare lavoro. Quando ritorna ormai arricchito non trova più “quella casa in mezzo al verde”, ma “case su case, catrame e cemento”. Alla fine del racconto è chiaro lo scopo del brano: sensibilizzare sul disboscamento, fare riflettere su temi ecologici che staranno sempre molto a cuore ad Adriano Celentano e che riproporrà spesso.

Giorgio Gaber e la parodia del ragazzo della via Gluck

Giorgio Gaber risponde all’amico con la sua Risposta al ragazzo della via Gluck. Nella sua versione si racconta una paradossale situazione in cui un uomo, prossimo a sposarsi, si ritrova la casa demolita poiché per un Piano Verde si decide di far spazio alle zone verdi in città. Così, poveretto, perde tutto. Naturalmente Gaber non era contrario all’ecologia, tanto più che in Com’è bella la città aveva brillantemente mostrato la sua posizione contro l’urbanizzazione. Semplicemente voleva descrivere una situazione paradossale cui si può pervenire in qualsiasi estremo, in qualsiasi senso.

Il “coraggio” di Giorgio Gaber

Gaber si è riferito a questa sua mossa come una “risposta a un grande” citando la madre che da bambino gli diceva che non bisognava rispondere ai grandi (inteso come adulti), ma che questa volta rispondere a un grande era stata un’ottima decisione. La canzone venne infatti apprezzata per la sottile ironia. Ad oggi spesso si fanno paragoni tra i due artisti, credendo vi fosse con questi brani una sorta di faida, così non era affatto. Come ha poi raccontato Celentano, era un po’ risentito che il suo chitarrista stesse arrancando verso il successo, quindi questa risposta forse all’epoca non gli piacque molto, ma i due artisti si sono sempre trattati con grande rispetto.

 

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