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I testi musicali più strani della storia del rock

Ci sono pezzi che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica, canzoni che, col tempo, sono diventate vere e proprio pietre miliari. Stiamo parlando di brani che raccontano di amore, rivoluzione, pace, guerra, sofferenza, uguaglianza e tanti altri temi altrettanto delicati. Negli anni, però, si è sviluppata anche la tendenza a non conferire un significato ben preciso ad una canzone, lasciando ampio spazio alla musica piuttosto che al testo vero e proprio. Se alcuni artisti come Bob Dylan e Bruce Springsteen hanno fatto dei proprio testi delle vere e proprie poesie, inni alla gioia, all’amore e alla libertà, tanti altri hanno invece scelto di non conferire tutta questa profondità al testo. Naturalmente, inutile sottolinearlo, non c’è scritto da nessuna parte che una canzone senza un apparente senso logico possa avere più o meno successo rispetto ad un’altra carica di significati. Andiamo quindi a scoprire insieme questa speciale classifica dei testi musicali più strani della storia del rock.

De Do Do Do, De Da Da Da – Police

Iniziamo subito con un grande classico dei Police: ‘De Do Do Do, De Da Da Da‘. Estratto dal terzo album in studio “Zenyatta Mondatta” (il disco che fece conoscere la band in tutto il mondo) il brano, nonostante presenti una lirica piuttosto strana, rimane comunque uno dei più noti della band britannica. Per quanto concerne la stesura del brano, infatti, Sting ammise di essere stato ispirato dall’attrazione delle persone verso le canzoni semplici. Scelta rivelatasi più che azzeccata.

Sussudio – Phil Collins

Un altro singolo da inserire assolutamente in questa speciale classifica dei testi musicali più strani della storia del rock è “Sussudio” di Phil Collins. Pubblicato il 14 gennaio del 1985 ed estratto dall’album ‘No Jacket Required‘, anche questo brano nasconde un significato non esattamente profondo. Collins infatti ammise “il termine Sussudio non ha alcun significato reale. Stavo suonando un drum machine e mi è uscita quella parola. Ad un certo punto pensai di trovare un’altra parola per il titolo, ma poi sono ritornato sui miei passi.”

Ob-La-Di, Ob-La-Da – Beatles

Lo stesso discorso vale, più o meno, anche per i Beatles. La loro ‘Ob-La-Di, Ob-La-Da’, quarta traccia dell’iconico ‘White Album’, può essere considerata una simpatica filastrocca. Nonostante il testo e la musica siano piuttosto coinvolgenti, il brano è stato eletto il peggiore dell’intera discografia dei Fab Four.

Abacab – Genesis

Anche ‘Abacab’, pubblicato il 14 agosto del 1981 ed estratto dall’omonimo album, nasconde un testo piuttosto strano. Mike Rutherford, bassista dei Genesis e autore principale della canzone, spiegò durante un’intervista che il gruppo era solito etichettare le sezioni delle canzoni con le lettere dell’alfabeto e, alla fine, ordinandolo il risultato finale fu proprio “Abacab”.

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