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I testi più geniali della storia del rock

Nel corso della storia della musica, in particolar modo quella del rock, si sono distinti testi incredibilmente importanti, che hanno fatto la storia della musica stessa attraverso la loro bellezza. Siccome abbiamo già preso in considerazione quali siano i testi più belli nella storia della musica rock, vogliamo mantenerci sulla stessa linea di giudizio per parlare di quelle lyrics che però sono considerabili come incredibilmente geniali. Vogliamo, in altre parole, parlarvi di quei testi che hanno fatto la storia grazie alla loro genialità, grazie ad un punto di vista, un’idea o un modo di vedere e concepire la musica che risulta essere stato geniale. I testi seguono all’interno del nostro articolo.

Inside The Fire – Disturbed

Il primo tra i testi più geniali della storia del rock che prendiamo in considerazione è Inside the fire, dei Disturbed. Vale la pena considerare il perché di questa scelta, dal momento che si tratta di un testo che, come molti altri nella storia della musica, tratta il difficile tema del suicidio, che molto spesso viene considerato attraverso l’ottica del protagonista o di chi si è tolto la vita. Nel caso specifico della canzone dei Disturbed, inserita all’interno del quarto album in studio della band, pubblicato il 25 marzo del 2008, il punto di vista è quello del diavolo, che cerca di attirare a sé l’anima della ragazza che tenta di togliersi la vita, e che viene scoperta dal proprio fidanzato ormai esanime. Il singolo ha fatto così tanto scalpore, soprattutto per il suo videoclip ufficiale e, che per gli argomenti trattati è stato censurato, a causa dei temi troppo forti che sono stati trattati e dunque immediati in una versione differente.

Thick As A Brick – Jethro Tull

Se parliamo di testi incredibilmente geniali non possiamo non inserire, all’interno della nostra trattazione, anche Thick As A Brick, il primo album considerato come progressive rock dei Jethro Tull, nonostante lo stile della formazione sia comunque tendente al rock, blues e folk. Il concept album, la cui struttura porta a pensare che il disco intero sia in realtà composto da una sola canzone, si basa su una trattazione che porta i testi ad essere presentati come opera di un bambino prodigio, di nome Gerald Bostock, che vince un concorso di poesia attraverso il testo che dà il nome all’album, per poi essere squalificato successivamente per aver detto una parolaccia in diretta.

La finzione logica, degna delle migliori opere letterarie, è data dal fatto che Gerald Bostock non esista, ma si tratti di un personaggio inventato dallo stesso Ian Anderson, e utilizzato per dare un filo conduttore all’opera che risulta, dunque, essere incredibilmente innovativa per la sua stessa struttura. All’interno del brano di oltre 40 minuti sono presenti dei giochi logici, degli elementi di sarcasmo e dei doppi sensi che caratterizzano i testi dell’opera, e che portano la stessa ad essere considerabile come un vero e proprio capolavoro.

I Am The Walrus

Chiudiamo questa classifica relativa ai testi più geniali nella storia del rock con I Am The Walrus di John Lennon, ritenuto come uno dei picchi artistici più importanti nella carriera del leader dei Beatles. E’ stato lo stesso Lennon a parlarne: «La prima strofa la scrissi mentre ero in acido un fine settimana. La seconda durante un altro “viaggio” il weekend dopo, e la terminai dopo l’aver incontrato Yoko… Avevo visto Allen Ginsberg e alcune persone a cui piacevano Bob Dylan e Gesù andare fuori di testa per gli Hare Krishna. Era Ginsberg, in particolare, quello a cui mi riferivo. Le parole “Element’ry penguin” stanno a significare che trovavo così naïf l’andare in giro tutto il giorno a cantare Hare Krishna o riporre tutta la tua fede in un idolo. A quei tempi scrivevo in maniera criptica, un po’ alla Dylan.»

E ancora: «Non mi passò mai per la testa che Lewis Carroll stesse criticando il sistema capitalista. Per me era solo una poesia carina. Non mi ero mai messo a cercare di interpretare cosa volesse significare veramente, come invece fanno le persone con le canzoni dei Beatles. Poi, ci riflettei e tornai a leggere il poema e realizzai che era il tricheco il cattivo della storia, mentre il falegname era quello buono. Pensai, Oh merda, ho scelto il tizio sbagliato. Avrei dovuto dire: “sono il falegname”. Ma non sarebbe stata la stessa cosa, vero?»

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