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Le cinque canzoni che hanno reso i Genesis immortali

I Genesis rappresentano, senza dubbio, una delle identità artistiche migliori che ci siano state nella storia della musica a causa di una concezione dell’arte e della sperimentazione che li ha sempre portati ad essere innovativi ed originali, specie in un periodo in cui il progressive rock era da moltissimi praticato e anche con grandi e invidiabili risultati. Grazie ad una commissione di talenti e di grandissime capacità, i Genesis sono riusciti – trainati in un primo momento della loro storia soprattutto dal talento di Peter Gabriel – a creare dei veri e propri capolavori: vi parliamo delle cinque canzoni che hanno reso i Genesis immortali. 

White Mountain (Trespass)

Primo brano che merita di essere citato tra le cinque canzoni che hanno reso i Genesis immortali è sicuramente White Mountain, inserito all’interno del celebre e meraviglioso secondo album in studio della band, Trespass. White Mountain è la seconda canzone dell’album e, tra l’altro, primo brano in assoluto della formazione britannica di cui sia mai stata realizzata una cover: il testo, riadattato in italiano da Claudio Rocchi, è stato infatti cantato da Ornella Vanoni. 

White Mountain contiene preziosi riferimenti letterari, che si rifanno direttamente a Zanna Bianca di Jack London: all’interno del brano, infatti, è raccontata la storia di Fang, lupo che aveva osato osservare la corona degli dei e che per questo è stato condannato a morte.

Land Of Confusion (Invisible Touch)

Spostandoci in avanti di diversi anni arriviamo al 1986, anno in cui è stato estratto come quarto singolo dall’album Invisible Touch il bellissimo e celebre brano Land Of Confusion. Il testo, scritto dal chitarrista Mike Rutherford, rappresenta una forma di protesta rispetto alla situazione politica che si stava verificando – in quel tempo – in tutto il mondo.

Anche questo brano è stato oggetto di cover, da parte di artisti di diverso genere e, soprattutto, attraverso reinterpretazioni differenti: le migliori sono state quelle di Daryl Stuarmer, ex chitarrista della band, che l’ha riproposto in chiave jaxx, e quella dei Disturbed, band metal che ha inserito la cover nell’album Ten Thousand Fist. 

That’s All (Genesis)

Un pregevole pop rock domina That’s All, brano di grande livello che si ritrova all’interno di Genesis, dodicesimo album in studio della formazione britannica omonima, ed è stato estratto come secondo singolo. La canzone è diventata presto celebre, ottenendo un grande successo in Regno Unito, Irlanda, Stati Uniti, Austria e Svizzera, tutti paesi in cui è entrato a far parte almeno della top 20 relativa alle classifiche di vendita. Notevole è anche il videoclip ufficiale del brano, che mostra Phil Collins cantare, in giaccone, sciarpa e cappello, il brano in un’abitazione di legno.

The Musical Box (Nursery Crime)

E’ una delle canzoni più celebri dei Genesis, con cui si apre l’incredibile Nursery Crime. Affidiamo al racconto presente all’interno del libretto dell’album la spiegazione del famosissimo pezzo dal sapore vittoriano: «Mentre Henry Hamilton-Smythe, jr. (di 8 [anni]) giocava a croquet con Cynthia Jane De Blaise-William (di 9 [anni]), la dolce Cynthia dal bel sorriso alzò la mazza e, con grazia, decapitò Henry. Due settimane dopo, nella stanza da letto di Henry, ella scoprì il suo carillon, che egli custodiva come un tesoro. Avidamente lo aprì, e mentre quello iniziava a suonare “Old King Cole” apparve una piccola figura in forma di spirito. Henry era tornato ma non aveva molto tempo, perché mentre si trovava in quella stanza il suo corpo prese ad invecchiare rapidamente, ma non la sua mente di bambino. Il desiderio di una vita montò come un’onda dentro di lui. Sfortunatamente, il tentativo di convincere Cynthia Jane a soddisfare la sua romantica bramosia attirò l’attenzione della bambinaia, che cercò l’origine di quel rumore. Agendo d’istinto, Nanny scagliò il carillon contro il bambino dalla lunga barba, e li distrusse entrambi.»

Jesus He Knows (We Can’t Dance)

Ultima tra le cinque canzoni che hanno reso immortali i Genesis è Jesus He Knows, tratto dal quattordicesimo album in studio della band We Can’t Dance. Phil Collins ha spiegato la genesi del brano: «Un ritornello che mi girava in testa da tempo, e dal quale partii per costruire il pezzo. Il nocciolo era la frase Jesus, He Knows Me and He Knows I’m Right (“Gesù, lui mi conosce e sa che ho ragione”). Molti pensarono che avessi avuto una sorta di crisi mistica, mentre invece riguarda gli evangelisti televisivi. Non è un brano contro la religione, ma contro l’ipocrisia degli evangelisti. In America ci sono più di quaranta canali tv dove trovi questi orribili truffatori. E, a quanto pare, sembra che gran parte degli americani non se ne renda conto. Sarà che l’America è un Paese meno cinico dell’Europa, ma è sorprendente per un europeo vedere questo spettacolo. Ti chiedi come possa la gente prenderli sul serio. A me sembravano dei programmi comici…»

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