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Le migliori 40 canzoni di Fabrizio De Andrè

Nel corso della sua intensa carriera discografica Fabrizio De André ha regalato, ai suoi fan, ai critici e a tutti gli estimatori della musica, delle incredibili perle che meritano di essere sottolineate e ricordate per la loro incredibile bellezza. Canzoni che, senza alcun dubbio, non soltanto sono memorabili per la loro struttura, la loro musicalità o i loro incredibili testi, ma che hanno acquisito celebrità e apprezzamenti in ogni epoca per quel continuo rimando a temi molto cari allo stesso Faber. Nel giorno, il 18 febbraio del 2020, di quello che sarebbe stato il suo 80esimo compleanno, vogliamo parlarvi delle migliori 40 canzoni di Fabrizio De André, un compito arduo ma che merita di essere realizzato.

Khorakhané

La prima canzone che merita di essere citata all’interno di quest’articolo riguardante le migliori 40 canzoni di Fabrizio De Andrè è, senza dubbio, Khorakhanè. La canzone, inserita all’interno dell’ultimo album in studio del cantautore genovese, Anime Salve, riflette particolarmente sul tema dei rom, in merito a quella compartecipazione ideologica che De Andrè ha sempre offerto su temi di questo tipo.

Quello che non ho

Uno stile e un genere completamente diverso, nel definire un brano come Quello che non ho, brano con cui si apre Fabrizio De Andrè, l’album omonimo del cantautore che viene comunemente definito come L’Indiano.

Un brano di grandissimo livello, oltre che di impatto commerciale certamente di successo, che dà avvio ad un album ricco di sperimentazione e approccio sonoro particolare: non a caso, l’album è stato realizzato in collaborazione con un genio come Massimo Bubola, ed è stato arrangiato da Mark Harris e Oscar Prudente.

Canzone dell’amore perduto

Una delle poche canzoni d’amore che Fabrizio De Andrè abbia realizzato nella sua discografia, oltre che – sicuramente – una delle migliori 40 canzoni che sono state realizzate da Faber nell’arco della sua incredibile carriera.

Il brano, scritto al termine del matrimonio con la sua prima moglie (Enrica Rignon) presenta un testo meraviglioso, che riflette non soltanto sui temi della caducità dell’amore stesso – ne rivedremo gli ambiti in Amore che vieni, amore che vai – ma anche sulla destrutturazione di un sentimento troppo spesso, e superficialmente, ritenuto eterno.

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