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Pink Floyd: L’incredibile storia della copertina di Wish You Were Here

I Pink Floyd hanno scritto alcune delle pagine più importanti nel grande libro della storia del Rock. Attraverso l’eclettismo della loro opera, sono riusciti a stravolgere le carte in tavola nell’industria musicale, affermandosi come i protagonisti indiscussi di un genere impegnato come il Progressive. I Pink Floyd hanno messo la firma su alcuni dei capolavori più rappresentativi del Rock Classico; attraverso uno stile inconfondibile, capace di eludere l’inesorabilità del tempo. I brani della band britannica, del resto, continuano ad incantare milioni di persone e a spingere migliaia di giovani ad intraprendere un percorso in musica.

Il simbolismo rappresenta un fattore fondamentale per la mitizzazione di una band o di un artista e, i Pink Floyd, lo sapevano benissimo. Le copertine con cui i Pink Floyd proponevano i loro album, sono sempre state opere d’arte dalla bellezza disarmante, ricche di significato. Sin dai loro primi anni, la caratura delle cover dei loro dischi, era capace di eguagliare il prestigio della loro musica.

Le immagini dei Pink Floyd sono rimaste impresse nell’immaginario collettivo come icone culturali straordinarie. La copertina di Wish You Were Here non è da meno. La pietra miliare che i Pink Floyd regalarono al mondo nell’ormai lontano 1975, continua a brillare di luce propria e nasconde un affascinante mistero. In quest’articolo scopriremo la storia della celebre copertina di Wish You Were Here.

Gli antefatti sulla copertina di Wish You Were Here?

Fu Aubrey Powell a mettere la firma sulle iconiche copertine dei Pink Floyd, a partire da The Dark Side Of The Moon; decisamente la più celebre della band. Con Wish You Were Here, però, i Pink Floyd tentarono di esorcizzare il demone della scomparsa di Syd Barrett e, soprattutto, il vuoto che aveva lasciato in ognuno di loro. Nel corso di un’intervista rilasciata per il Guardian, Powell ha spiegato come ha tratto ispirazione per la copertina di Wish You Were Here; riconoscendo il profondo apporto dell’amico e collega Storm Torgherson e di George Hardie sull’opera. Sembrerebbe che Powell avesse avuto le idee chiare sulla cover dopo aver ascoltato Have A Cigar.

In una diversa sede, Storm rivelò che Have A Cigar parlasse dell’ipocrisia dell’industria musicale. Per loro, quindi, non sembrò esserci immagine migliore di due uomini che stringono un patto dal quale uno dei due rimane bruciato. Aubrey e George furono immediatamente d’accordo e diedero inizio ai lavori per dare vita alla copertina. “Appicca un uomo alle fiamme, disse Storm. Da lì nacque la nostra idea – spiegò Powell – Un giorno chiedemmo agli Abbey Road Studios di farci ascoltare le tracce dell’album che, per lo più, parlavano dell’inquietudine dell’assenza, con un titolo che si riferiva a Syd Barrett”.

 Come fu ottenuta la cover?

Wish You Were Here non era incentrato solo sulla perdita di Syd Barrett. I Pink Floyd vollero evidenziare l’aspetto peggiore della musica, ossia gli interessi dell’industria. Il gruppo vedeva le società di marketing musicale come avvoltoi che pensavano ai musicisti come macchine per fare soldi, piuttosto che esseri umani. Per la copertina di Wish You Were Here, venne ingaggiato lo stuntman Ronnie Rondell che, dopo essere stato dato alle fiamme, venne messo accanto ad un altro stuntman, Danny Rogers. Gli scatti per la cover vennero fatti nel parcheggio dei Warner Brothers Studios.

Lasciare un uomo in balia delle fiamme fu un rischio che Ronnie fu pronto a correre. Quelli antecedenti allo scatto della foto che venne scelta come copertina di Wish You Were Here, furono istanti intrisi di adrenalina e paura. Scrutare la cover dell’iconico album, oggi, significa ancora rivivere la trepidazione e l’inquietudine con cui si scandivano i secondi quel giorno.  z

 

 

 

 

 

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