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Pink Floyd: la musica della band britannica raccontata dagli artisti

Il contributo musicale, artistico e culturale dei Pink Floyd nella storia è stato indubbiamente memorabile. La band britannica ha determinato un cambiamento fondamentale nella storia della musica, attraverso il proprio contributo artistico. L’influenza dei britannici è stata così grande che tantissimi musicisti e artisti hanno avuto modo di riconoscerla. E se è vero che Jimi Hendrix affermava che la musica dei Pink Floyd fosse di un altro universo, vogliamo citare alcuni giudizi rilasciati, negli anni, da artisti e musicisti.

Kirk Hammett, Metallica

Il primo artista di cui vogliamo riportare il pensiero sui Pink Floyd è Kirk Hammett dei Metallica. Lo statunitense ha conosciuto la band britannica negli anni del liceo, e da quel momento in poi non se ne è più allontanato.

Eppure, prima i conoscere completamente la musica dei Pink Floyd bisogna capirla, e Kirk Hammett l’ha capita da adulto: “Nella mia vita e nella mia carriera ho sperimentato molti dei temi che affronta l’album. Young Lust e Comfortably Numb sono le situazioni che si vivono quando si è sempre in tour. O quanto meno nel mio caso è stato così. E la sensazione di essere trasformato in un oggetto, di alzare un muro per proteggere il tuo io, è un’esperienza universale: non è necessario essere Roger Waters o un musicista per sperimentarla.”

Billy Corgan, The Smashing Pumpkins

L’approccio con i Pink Floyd per Billy Corgan dei The Smashing Pumpkins c’è stato grazie a The Dark Side of the Moon: “Nei primi anni ’80, ero in auto con degli amici e mi hanno chiesto: “Hai sentito The Dark Side of the Moon?”. E io ho devo aver risposto: “Sì, ne ho sentito parlare”. E loro: “Non ci siamo capiti. Hai ascoltato il disco dall’inizio alla fine?”. Avevo ascoltato diversi album e andavo matto per la musica, ma qui c’era un livello diverso, c’era qualcosa che ti faceva dire: “Questo è speciale”. Ha un tema narrativo, un inizio, uno sviluppo e una fine.”

Per Corgan non esistono mezze misure nel definire la band britannica: “Per me i Floyd sono il gruppo più radicale del XX secolo, anche più dei Beatles, perché hanno portato nel circuito ufficiale una concezione artistica incredibilmente alta.” 

Robert Trujillo, Metallica

Così come il suo compagno di band, anche Robert Trujillo ha conosciuto i Pink Floyd negli anni del liceo, a seguito dei primi approcci con la droga. Eppure, la grande passione è nata dopo aver visto il film “Live at Pompeii”: fu un’esperienza in grado di segnarlo, e di farlo avvicinare – senza possibilità di ritorno – alla formazione britannica.

Ciò ha dichiarato a tal proposito: “Quando lavoravamo a Metallica Through the Never, facevo sempre riferimento a Live at Pompeii come a un momento epico nella storia del cinema rock. Ricordo molti altri momenti particolari. A diciannove anni sono sbarcato a Gatwick per il mio primo soggiorno a Londra, e dal treno ho visto la centrale elettrica di Battersea che compare sulla copertina di Animals: sono rimasto ipnotizzato da quella struttura così iconica. In un certo senso quell’immagine la isolava dal resto del mondo. Ha un alone misterioso, ed è per questo che non riuscivo a credere che esistesse davvero.”

Maynard James Keenan, Tool

Per Maynard James Keenan dei Tool il rapporto con i Pink Floyd potrebbe essere definito morboso: “Sono cresciuto con i Pink Floyd a colazione, pranzo e cena. Quando andavo al liceo, è uscito The Wall. Molti dei suoi contenuti sono i fondamenti della psicologia. Tratta del rapporto tra genitori e figli, tra fratelli, tra l’individuo e l’ambiente sociale. Il rapporto con la società e il modo in cui l’individuo lo affronta dipendono in gran parte dal rapporto con i genitori, dalla loro assenza o dagli abusi subiti. Il disco esprime con la forza di un urlo la condizione mentale di certi artisti.”

Eppure, alla base della grande passione c’è soprattutto un’ammirazione sconfinata per la qualità, il talento e la precisione che sta alla base di ogni singola nota della band: “I Pink Floyd non suonano mai una nota fuori posto. Per comprenderlo davvero, cominciate dall’inizio e cercate di mettervi in un posto tranquillo in cui non sarete interrotti da iPhone o Facebook. Spegnete quegli aggeggi di m**** e immergetevi. Perché è un viaggio fantastico, se solo vi lasciate trasportare.”

Mike Mills, R.E.M

Il bassista e polistrumentista statunitense, fondatore dei R.E.M., ha scoperto i Pink Floyd grazie ad alcune compilation della EMI, dove ebbe modo di ascoltare la band britannica capitanata da Syd Barrett. “Mi piacevano soprattutto le cose di Barrett: Arnold Layne e See Emily Play.Pensavo: “Questa roba è fantastica””, ha ammesso in tal senso.

La passione per Syd Barrett non cambiò neanche negli anni in cui The Dark Side of the Moon era ascoltato in ogni ambiente, né in quelli successivi. Tanto che il grande amore per le sonorità della prima formazione ritornò in auge con The Madcap Laughs: “Subito dopo aver conosciuto Peter [Buck], ho ascoltato The Madcap Laughs e ho pensato: “Ah, quindi questo è il ragazzo delle canzoni che mi piacevano tanto in Relics, adesso ho capito”. È per lo più un ragazzo che sta crollando, che è stanco di cose inutili e vuole essere franco, diretto ed esplicito il più possibile.”

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