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Quella volta che un brano dei Pooh anticipò il capolavoro dei Pink Floyd

Nel corso della loro storia, i Pooh hanno realizzato alcune canzoni che, già in precedenti pubblicazioni, abbiamo mostrato avere alcuni riferimenti ben precisi alla discografia dei Pink Floyd. Ciò non significa che queste canzoni rappresentino un plagio ma, allo stesso tempo, soprattutto considerando le tendenze musicali del secolo scorso, non si può identificare una certa analogia nel modo di comporre e di pensare una determinata canzone, sia in termini di contenuto e di significato, sia in termini prettamente tecnici. Nell’ambito di questa pubblicazione vogliamo, invece, sovvertire questa stessa realtà, considerando il singolo La gabbia, che venne pubblicato dai Pooh in un 45 giri nel 1977, e pensato per l’omonima serie TV. La canzone stessa e, più nello specifico, la sua realtà prettamente chitarristica risulta essere molto simile, se non degna di ispirazione, a quella che possiamo ritrovare all’interno di uno dei più grandi capolavori di David Gilmour e dei Pink Floyd, Another Brick in The Wall. Ecco tutto ciò che c’è da sapere circa questi ispirazione e riguardo al brano strumentale dei Pooh.

La storia di La Gabbia dei Pooh e la somiglianza a David Gilmour

La Gabbia, pubblicata insieme a Risveglio in un 45 giri del 1977, è un brano strumentale che rappresenta la collaborazione dei Pooh per musica da film. In effetti, la canzone in questione fu destinata allo sceneggiato di La gabbia di Carlo Tuzii, per quanto la canzone stessa non sia mai stata inserita all’interno di un album della band italiana, se non si considerano le antologie e le raccolte. La canzone in questione è una strumentale di Facchinetti, caratterizzata da un tono piuttosto drammatico e tendente al thriller, tanto che, quando la band si è esibita dal vivo con questo brano, molto spesso si è servita anche di effetti scenici dettati da l’utilizzo di laser e luci che creassero l’effetto di una sorta di gabbia di raggi.

Oltretutto, un altro effetto determinante, che riprenderemo successivamente, del brano è stato dettato dall’utilizzo delle campane tubolari. Il motivo per cui parliamo di questa particolare canzone dei Pooh, che ha fatto anche la storia della formazione italiana dal punto di vista prettamente strumentale, è dettato da quell’utilizzo successivo che ne fa David Gilmour all’interno di uno dei più grandi capolavori dei Pink Floyd, Another Brick in the Wall: ascoltando il brano dei Pooh de avendo bene in mente il capolavoro dei Pink Floyd si possono notare grandi somiglianze nella tecnica chitarristica utilizzata, oltre che nelle sonorità che emergono nell’ascolto dei due brani.

Sembrerebbe semplice pensare ad un plagio o ad un analogia troppo forte, ma ci si rende conto del fatto che la pubblicazione dei Pooh è avvenuta un anno prima rispetto a quella dei Pink Floyd, e che l’ispirazione di cui si è servito di Gilmour sembra essere più che semplicemente vaneggiata. Allo stesso tempo, è difficile sottolineare che si tratti effettivamente di un plagio, ed è per questo motivo che più semplicemente si potrebbe parlare di un’ispirazione che non sarebbe troppo scandalosa, considerando il valore artistico e strumentale di una formazione come quella dei Pooh, che non è assolutamente banale nel panorama musicale italiano, né in quello internazionale.

L’ispirazione dei Pooh a Mike Oldfield

Allo stesso tempo, volendo sottolineare la circolarità di quelle che sono le idee artistiche dominanti all’interno di un’epoca, anche i Pooh potrebbero essersi ispirati, sia nella realizzazione di un brano che suggerisce le atmosfere horror e thriller, sia nella tecnica chitarrista di Dodi Battaglia, ad un brano precedente alla realizzazione de La Gabbia. Stiamo parlando di Tubular Bells, di Mike Oldfield, compositore britannico.

Le due canzoni sono legate da un tema principale molto simile, oltre che dallo stesso metro, che porta all’alternanza di 7 e 8. Allo stesso tempo, l’utilizzo delle campane tubolari, di cui precedentemente facevamo menzione, è analogo all’interno delle due realizzazioni artistiche, considerando che la Tubular Bells di Mike Oldfield ha ispirato anche il capolavoro dei Goblin presente all’interno di Profondo Rosso, e che ha fatto certamente la storia della musica grazie ad un impianto sonoro che sa suggerire le atmosfere del thriller e dell’horror.

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