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Recensione Rammstein – il nuovo album dei Rammstein

Ammettiamolo: l’industrial metal non è per tutti. Se poi a quel mix di sonorità metal ed elettroniche aggiungiamo anche un durissimo cantato in tedesco, beh ecco che l’ascoltatore alle prime armi rimane davvero spiazzato. I Rammstein in particolare sono tra quei gruppi che o si detestano o si amano follemente. Noi di R3M apparteniamo alla seconda categoria e abbiamo deciso di recensire per voi il loro ultimo disco omonimo, uscito il 17 maggio 2019. Ecco che ne pensiamo!

Il nuovo album dei Rammstein

Era il 2008 quando i Rammstein si trovavano in studio per registrare Liebe ist für alle da, l’ultimo album della loro discografia. A distanza di dieci anni da quell’uscita, la formazione tedesca ha regalato ai fan un nuovo album di inediti, il settimo per la precisione, anticipato a marzo dal singolo Deutschland. Inutile dire che dopo un’attesa così lunga, l’hype di questo lavoro era proprio alle stelle – un po’ come sta succedendo con il tanto discusso nuovo album dei Tool. A prescindere che il disco piaccia oppure no, il ritorno dei Rammstein è già di per sé un evento da acclamare.

Il nuovo album dei Rammstein ce li restituisce proprio come li aspettavamo: duri, esagerati e provocatori. Negli undici pezzi che compongono il disco, la band tedesca ha usato la sua formula vincente, mantenendo quel sound metal-industriale che li contraddistingue e sfoderando melodie ritmate, talvolta grottesche e talvolta aggressive.

I brani

L’opener del disco è la ormai conosciuta “Deutschland”, primo singolo estratto accompagnato da un video quantomai provocatorio e controverso. Un brano impegnato, una dichiarazione di amore e odio verso la propria terra che si colloca definitivamente tra gli episodi più riusciti del disco. Segue poi il secondo singolo “Radio”, che pur non avendo la stessa potenza del precedente possiede comunque un ritornello capace di restare impresso fin dal primo ascolto. In “Zeig Dich”, che si apre con un coro gotico e un testo che tira pienamente in ballo la religione, ritroviamo poi la cattiveria degli esordi.

Già dalle prime tracce è evidente che le provocazioni non mancano. Ma i Rammstein si spingono ovviamente oltre: ironizzano in “Auslander” (lo straniero) con frasi in italiano e francese ed affrontano senza censure il tema del sesso in “Sex”. Musicalmente parlando troviamo alcuni brani che scivolano via in maniera più innocua, come “Was Ich Liebe” o“Weit Weg”. Allo stesso tempo però, l’urlo carico e graffiante di “Puppe” e l’emotività della brevissima ballad “Diamant” alzano complessivamente l’asticella del lavoro. “Tattoo” e “Hallomann” virano nuovamente verso un sound heavy e distorto, concludendo il disco in una tonalità più tenebrosa rispetto a quella di apertura.

Probabilmente dal punto di vista compositivo questo nuovo album non aggiungerà nulla di più a quello a cui già ci avevano abituato i maestri della Neue Deutsch Harte. Ma non era il cambiamento quello che i fan si aspettavano. “Rammstein” è un un disco perfettamente all’altezza della fama dei Rammstein, l’ennesima dimostrazione di personalità di una delle colonne portanti del metal europeo.

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