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Ringo Starr: “Ecco qual è la canzone più bella di tutti i tempi”

Un artista o una band riesce a valutare i propri prodotti per quel che sono davvero? E’ possibile che una formazione preferisca sonorità e testi di un’altra, ritenendoli migliori della propria? Di ispirazioni, nella storia della musica, ce ne sono state tantissime sono partite tutte da presupposti di questo tipo. Ci sono dei casi in cui, però, si ritiene il proprio prodotto migliore, per un motivo o per un altro (non necessariamente per mancanza di modestia); è il caso di Ringo Starr: secondo l’ex Beatle la canzone più bella di tutti i tempi è dei Beatles. 

Qual è la canzone più bella di tutti i tempi per Ringo Starr dei Beatles

Non c’è dubbio: per Ringo Starr la canzone più bella di tutti i tempi e, naturalmente, la migliore che sia mai stata realizzata dai Beatles è Rain. Sono tanti i motivi che hanno spinto il batterista a scegliere questa tra le canzoni migliori di sempre.

“Sembra quasi che sia stato qualcun altro a suonare. Ero posseduto! Ero nel rullante e nel charlestone. Penso che sia stata la prima volta che ho usato questo metodo per iniziare una battuta, colpendo prima il charlestone, invece che direttamente il rullante. Penso che sia il migliore tra tutti i brani che abbia mai registrato”, ha dichiarato il batterista facendo riferimento alla sua registrazione, che l’ha sempre impressionato positivamente.

Perchè Rain è la canzone più bella di sempre per Ringo Starr

Nel parlare di Rain c’è tanto da dire, sia musicalmente che vocalmente parlando. Il brano scritto da John Lennon è, secondo Ringo Starr, un prodotto perfetto sia a causa della voce di John Lennon – che riesce a stupire per la sua bellezza e la sua efficacia – sia per il groove di basso di Paul McCartney, che si accompagna ad una potenza musicale inaudita scaturita dall’azione della batteria di Ringo Starr.

E a proposito della sua voce, Lennon dichiarò – nel 1980 – che la scelta della sua voce al contrario era stata il prodotto di una casualità:  “Sono tornato a casa dallo studio, sballato dalla marijuana, e ho ascoltato quello che avevo registrato quel giorno. In qualche modo l’avevo registrato all’indietro. E mi sono seduto lì, folgorato”

 

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