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I 10 chitarristi più influenti della storia del Rock n Roll

Letteralmente parlando, il chitarrista è il musicista che suona, per l’appunto, la chitarra, che sia essa classica, elettrica o folk. In realtà, per la definizione vera e propria di chitarrista c’è bisogno di andare ben oltre quella letterale. Un chitarrista è innanzitutto un musicista versatile, in grado di poter utilizzare il suo strumento sia da accompagnamento sia come vero e proprio mezzo dominante. Un buon chitarrista deve essere in grado di limitare, talvolta, il suo sfrenato talento se ciò può aiutare la sua band. Ma non solo: sono tanti gli elementi, tra cui ci sono da aggiungere gli assoli o le vere e proprie genialate da palco, che possono definire un chitarrista tale. Elencarli tutti sarebbe difficile, anche perchè si potrebbe sfociare in visioni piuttosto soggettive.

Per avere un quadro e delle definizioni più complete di chitarrista, possiamo riferirci a quelli che sono stati i chitarristi migliori o più influenti della storia del rock ‘n’ roll. Anche in questo caso, data la soggettività del nostro orecchio, stilare una classifica sarebbe difficile, così quello che seguirà può considerarsi semplicemente un elenco, senza posizioni. Allo stesso modo, sappiamo che escludere alcuni chitarristi per inserire altri può apparire anche blasfemo, ma per includere tutti i chitarristi di livello non basterebbe una sola lista!

1) Keith Richards – il nativo di Dartford (Regno Unito) ha imbracciato, per la prima volta, una Harmony Meteor, regalatagli dalla madre. Con quella, ha imparato da autodidatta, a suonare Louis Armstrong, Duke Ellington e altri, nonostante la disapprovazione del padre che pensava che la sua passione fosse una pura perdita di tempo. Ad oggi, Keith Richards è quarto nella classifica dei 100 chitarristi migliori della storia secondo la rivista Rolling Stone… non c’è miglior modo per smentire Bertrand Richards! E’ noto al grande pubblico essenzialmente per essere il fondatore, insieme a Mick Jagger e Brian Johnson, dei Rolling Stones. Discreto anche nelle vesti di attore (interpreta il padre di Jack Sparrow nei Pirati dei Caraibi) la sua immagine, per la condotta frenetica di tutta la sua vita, può considerarsi vero e proprio emblema del rock ‘n’ roll: 18 chitarre diverse utilizzate, frasi quasi sentenziose dal carattere provocatorio, una vita dedita al consumo di alcol e droghe (anche se ha dichiarato di aver smesso dal 2006) fanno di lui un emblema non solo dal punto di vista musicale.

2) Robert Johnson – un altro celebre artista la cui fama non è legata esclusivamente al suo talento musicale; Johnson è nato il 1911 a Hazlehurst (Mississippi) ed è stato cantautore e chitarrista statunitense, considerato uno dei migliori (nonchè più influenti) artisti del ventesimo secolo. Leggenda del blues, ha segnato un cardine per le generazioni musicali a lui successive: in molti si sono infatti ispirati a lui, dai Rolling Stones a Bob Dylan, da Clapton ai Led Zeppelin. Lo stesso Clapton, suo grandissimo ammiratore, sosteneva che fosse il musicista blues migliore che fosse vissuto.Il blues per lo statunitense sembrava essere un qualcosa di così tanto vitale da portarlo ad affermare una sua celebre massima, secondo la quale avrebbe dovuto correre per sfuggire alla grandine del blues stesso e alla pressione di un mastino. E’ proprio la morte e l’inquietudine che si celano intorno al personaggio ad aver reso celebre la sua esistenza: per molti, l’iniziatore del cosiddetto Club dei 27, avrebbe venduto la propria anima al diavolo. Ad ogni modo, abbandonando le supposizioni e tornando all’oggettività, il Rolling Stone colloca Johnson al 71° posto della sua classifica; riconoscimento ancor più glorioso è stata una delle prime introduzioni di sempre nella Rock Hall of Fame.[nextpage title=”pagina 2″]

3) Brian May – il padrone della Red Special, strumento a lui più caro che lo lega al lungo lavoro svolto, per la realizzazione della sua inseparabile chitarra, con suo padre. Brian May è nato nel 1947 a Twickenham, a sud-ovest di Londra, e deve gran parte della sua celebrità per essere stato, insieme a Freddie Mercury e Roger Taylor, il fondatore dei Queen. Anche in questo caso non si può fare a meno di prescindere dalle posizioni nelle storiche classifiche in merito (26° posto per il Rolling Stone, 5° per Total Guitar e 2° per Guitar World) e dalle numerose altre attività che completano il personaggio certamente non solo musicista: è un attento animalista, nonchè astrofisico e Commendadore dell’Ordine dell’Impero Britannico.

4) Tony Iommi – l’iniziatore del vero heavy metal, secondo una definizione di David Fricke, è nato a Birmingham nel 1948 ed è famoso per aver influenzato, attraverso la propria musica, tutta la musica di quel genere nelle epoche successive. Iommi è stato il fondatore dei Black Sabbath e, ad oggi, è l’unico membro della formazione originaria a non essere mai cambiato, nonostante i continui stravogimenti che hanno interessato la band. Il suono cupo della sua chitarra e il grande successo dei Sabbath, per alcuni, vanno ricercati nello sfortunato evento che gli capitò in vita, dopo aver suonato nei Jethro Tull come rimpiazzo: una pressa gli amputò le falangi del dito medio e anulare della mano destra, mano con la quale preme le corde (è mancino). Questo sfortunato evento gli condizionò parte della sua carriera, tanto che cadde in depressione e decise di smettere di suonare, finchè non trovò ispirazione da Django Reinhardt, che suonava nonostante avesse la mano completamente ustionata. Utilizzando le protesi, per facilitare l’attività alla chitarra, decise di accordare lo strumento un semitono sotto rispetto allo standard delle chitarre, rendendo di fatto il suono più cupo. Per il suo grande contributo musicale, nel 2013 è stato insignito di un dottorato honoris causa.

5) B.B. King – l’inventore del vibrato è nato a Itta Bena nel 1925. Anche con B.B. King con si può fare a meno di parlare di uno dei personaggi più influenti nella storia del blues, a partire dagli anni cinquanta dove è diventato un vero e proprio monumento musicale. Così tanto celebre e importante da aver ottenuto 14 Grammy e la nomina al 6° posto tra i migliori 100 chitarristi della storia della rivista Rolling Stone. A proposito delle sue doti, non si può fare a meno di menzionare la storia della sua “Lucille”, una Gibson ES-355 custom, vero emblema, insieme a lui, degli anni cinquanta. [nextpage title=”pagina 3″]
Era il 1949 quando lo statunitense stava suonando in Arkansas; due uomini, litigando, fecero cadere un barile di kerosene che era stato utilizzato per riscaldare il locale. La caduta del kerosene infuocato provocò un incendio nel locale e una fuga di tutti i presenti, compreso King che, però, una volta fuori, resosi conto di aver lasciato dentro la sua chitarra ritornò sfidando la morte. La curiosità? I due uomini stavano litigando per una donna di nome Lucille. Da quel momento in poi, lo statunitense prese a chiamare in questo modo la sua amata chitarra.

6) Slash – arriviamo a Slash, uno dei chitarristi sicuramente più contestati e diversamente etichettati che esistano. Per molti è uno dei tanti passabili e buoni chitarristi, per altri è una vera e propria leggenda. Saul Hudson è nato a Hampstead (Londra) nel 1965 ed è il celebre membro dei Guns N’ Roses. Parte delle celebrità della Hollywood Walk of Fame, nonchè della già più volte citata lista dei 100 migliori chitarristi, al 65° posto. La maggiore influenza musicale per l’inglese è Jeff Back, suo chitarrista preferito, oltre che, ovviamente, i vari Jimi Hendrix, Led Zeppelin e Aerosmith.

7) Eddie Van Halen – un altro personaggio sicuramente molto discusso, da moti considerato un vero e proprio genio, da altri quasi noioso e melenso. L’olandese naturalizzato statunitense è stato il co-fondatore dei Van Halen, perfezionatore del tapping molto importante per le epoche successive, e uno dei più influenti artisti rock del ventesimo secolo, nonchè per molti aspetti innovativo. Per tutto ciò, la rivista Rolling Stone l’ha classificato 8° su 100, mentre Guitar World lo considera il miglior chitarrista di sempre. Una delle grandi ispirazioni di Van Halen è sicuramente Eric Clapton: secondo un aneddoto, all’età di 14 anni l’olandese aveva già imparato, del tutto, senza escludere nessuna nota, gli assoli del chitarrista al tempo nei Cream. Inoltre, il virtuosissimo nativo di Nimega stava lavorando a un sistema per poter suonare le veloci sezioni legate dall’inizio, quando scoprì, quasi casualmente, il tapping, ascoltando una rudimentale forma dello stesso da Jimmy Page.

8) Eric Clapton – “The Man of the Blues”, mai una descrizione (in questo caso di Chuck Berry) fu più azzeccata. Il nativo di Ripley è stato soprannominato anche “Slowhand” (mano lenta), ed è uno dei chitarristi più influenti nell’ambito del rock e del blues nella storia della musica. Un grandissimo sperimentatore, che si è affermato sia attraverso le numerose formazioni di cui ha fatto parte, sia attraverso la sua carriera da solista, all’interno della quale ha spaziato tra moltissimi generi, andando dal rock psichedelico al reggae. Per ben definire il suo stile musicale, non si può far altro che citarlo: «L’unica pianificazione che faccio è circa un minuto prima di suonare. Cerco disperatamente di pensare a qualcosa che potrebbe essere efficace, ma non mi siedo mai a lavorare nota per nota.». Anche per lui, tra le onorificenze, quella di Commendadore dell’Ordine dell’Impero Britannico, oltre che, nel 2017, quella di Comandante dell’Ordine delle Arti e delle Lettere. 2° posto su 100 tra i migliori chitarristi della storia per il Rolling Stone.

9) Jimmy Page – finora l’abbiamo semplicemente citato come preziosa ispirazione per i successivi chitarristi: adesso affrontiamo la figura di uno dei più virtuosi, abili, importanti e influenti chitarristi della storia della musica. Jimmy Page, nato a Londra nel 1944, è il fondatore dei Led Zeppelin, e sicuramente l’iniziatore di quello che è il genere dell’hard rock, benché, sia da solista che da chitarrista della band sopracitata, non apprezzi di buon grado le limitazioni di genere che gli vengono affibiate. Altro personaggio legato sicuramente al consumo di droghe, ha ammesso in un’intervista a Top Guitar di abusarne negli anni settanta, per poi smentire, nell’88, dicendo di non essere un drogato. Ad ogni modo, per il Rolling Stone è dietro Eric Clapton nella classifica dei migliori 100 chitarristi. Per la Gibson è invece secondo. Quarto, infine, per la classic rock magazine.

10) Jimi Hendrix – ciliegina sulla torta immancabile l’originario di Seattle. Precursore di tantissimi generi, un vero e proprio innovatore del sound, ci si chiede cosa avrebbe

ottenuto in più se fosse semplicemente riuscito a suonare più di quanto ha effettivamente suonato… ma bando ai limitativi “se”, non si può discutere (e non lo fa nemmeno il Rolling Stone, che lo pone sul gradino più alto della sua classifica) l’importanza musicale che Hendrix abbia avuto nella storia della musica. Il rock con lui ha preso una piega differente, riuscendo a mescolare in sè le atmosfere del blues, del funky e della psichedelia. Introdotto nella Rock Hall of Fame nel 1992, Hendrix è passato alla storia essenzialmente per due concerti: quello a Monterey, dove fece prendere fuoco, alla fine dell’esibizione, alla sua chitarra; e quello di Woodstock, che tutti ben conosciamo. C’era forse una parte del corpo con cui Hendrix non sapeva suonare con la sua Fender Stratocaster? Non sta a noi dirlo. Ciò che è certo è che ci troviamo di fronte, probabilmente, al miglior chitarrista della storia.

11) Chuck Berry- chitarrista,Chuck Berry cantante e compositore statunitense, salito alla ribalta negli anni ’50 del ‘900, con i suoi brani rhythm ‘n’ blues-country e la sua caratteristica “Duck Walk”.
Chuck Berry merita di avere un posto in questa classifica  per aver compreso e tradotto in musica. I cambiamenti socio-antropologici che stavano avvenendo intorno a lui, percependo sulla sua stessa pelle quel bisogno di divertimento e libertà dei giovani adolescenti degli anni ’50. L’appartenenza ad un famiglia del ceto medio, gli permise fin da ragazzo di dedicarsi alla musica, ma il suo spirito rock, lo spinse spesso a superarne i limiti. I suoi brani ballabili, che coniugano perfettamente un sound blues a sonorità più graffianti e rock and roll, esprimono forse l’anima ambivalente di questo grande artista. Da un lato un musicista avanguardista ed elegante, maestro nel suo genere e punto di riferimento a cui guardare per impararne la basi, e dall’altro un rocker inquieto, a tratti oscuro e difficile da inquadrare, smanioso di evadere dagli schemi preimpostati dalla società e dai valori tradizionali dell’epoca.

 

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