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Johnny Cash: 6 curiosità che non sapevi su “The Man in Black”

Soprannominato “The Man in Black”, in virtù della sua consuetudine di utilizzare abiti neri, è stato uno degli artisti più importanti e prolifici del country e della musica in generale. Ovviamente, non dobbiamo immaginare che la sua immensa attività musicale fosse circoscritta in un unico genere. Infatti, Cash spaziò, nel corso della sua carriera, in numerosi e svariati generi. Dal country al rock, dal blues al folk, fino al gospel. In quest’articolo abbiamo raccolto le nostre consuete sei curiosità per ricordare la figura del “The Man in Black”:

1) Diceva di avere sangue indiano, anche se il fatto non fu mai confermato. Era il quarto di sette figli. Nato da una famiglia abbastanza povera dell’Arkansas, aiutò molto la famiglia nella coltivazione del cotone. Quando il fratello di Cash, Jack, morì in un tragico incidente, ci fu una svolta nella sua vita. Il padre incolpò il giovane, dicendogli che avrebbe preferito, piuttosto, la sua morte. Ciò, legato alla morte stessa, causò molte sofferenze nello statunitense. Da qui nacque la sua passione per la musica, ma soprattutto la grande introspezione che caratterizzò la sua arte.

2) Strinse una grande amicizia e collaborazione con Bob Dylan. Cash e il cantautore statunitense, legati da reciproca stima e ammirazione, collaborarono per lungo tempo. I due registrarono venti canzoni che apparirono nel bootleg Big River, The Nashville Session. Un brano apparì anche nell’EP Nashville Skyline di Bob Dylan.  (Girl from the North Country).

3) L’immagine del “The Man in Black” fu una delle più iconiche degli anni settanta. All’inizio di questi stessi, Cash usava esibirsi con lungo cappotto e abito neri. Ovviamente, questa era una sorta di provocazione agli altri artisti country. In effetti, questi si esibivano in maniera sgargiante, con cappelli da cowboy e abiti colorati. A parte la provocazione, il suo era anche buon gusto. Il nero, infatti, era il suo colore preferito. Da qui nacque il celebre soprannome con cui è largamente conosciuto. Il soprannome è stato da lui utilizzato per scrivere una canzone, in cui parla della sua scelta e dei motivi per cui si vestiva sempre di nero. Inoltre, con lo stesso nome ha scritto anche un’autobiografia che ebbe, al tempo, molto successo.

4) Suonò anche all’interno di due prigioni. Il nostro “The Man in Black” pubblicò, nei due anni 1968 e 1969, un doppio album registrato in due carceri di massima sicurezza. Si tratta di due album dal vivo, registrati nella Folsom Prison e nella San Quentin. Le esibizioni ebbero molto successo già tra il pubblico di detenuti. Grande successo, inoltre, ci fu anche dopo la pubblicazione. In particolar modo il secondo dei due album, grazie al singolo trainante “A Boy Named Sue”, riuscì a eclissare, nel 1969, anche i Beatles con 6,5 milioni di copie vendute.

5) Iniziava, generalmente, le sue esibizioni sempre allo stesso modo. Il celebre  “The Man in Black” utilizzava dire, davanti al suo pubblico “Hello, I’m Johnny Cash”. Dopo la brevissima presentazione, cantava quasi sempre Folsom Prison Blues, brano del 1957. Il pezzo in poco meno di tre minuti riesce a combinare i contesti musicali del folk con le atmosfere del viaggio e della prigionia. Il brano fa parte dell’album di debutto dell statunitense, ed è una delle sue canzoni più celebri.

6) La sua vastissima produzione rimane, ad oggi, una delle più ampie del country e della musica in generale. Cash ha pubblicato 55 album in studio (prevalentemente con due sole etichette). A ciò vanno aggiunti 6 album dal vivo, 84 raccolte e 165 singoli. La sua carriera, che va dal 1954 al 2003, è una delle più prolifiche di tutti i tempi. Lo statunitense è anche uno degli artisti che ha venduto più copie nella storia della musica. Più di 90 milioni di dischi venduti, nell’arco di tutta la sua carriera.

di Bruno Santini (Nefele)

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