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29 maggio 1997, la morte di Jeff Buckley: cinque canzoni per ricordarlo

Il 29 maggio è una delle date più tristi per gli amanti della musica; la data in cui tutti hanno pianto la scomparsa di Jeff Buckley, uno dei profili più talentuosi e abili nella storia della musica. Figlio di Tim Buckley, anch’egli colto dalla morte prematura a soli 28 anni – per overdose -, nonostante il parco contributo che si è concretizzato in un solo album in studio, Grace, più uno postumo, Jeff Buckley ha saputo regalare grandi emozioni attraverso la propria musica. Quella sfortunata, misteriosa, morte che l’ha colto in un affluente del Mississippi ha posto fine alla sua vita, ma non alla grande bravura che l’ha caratterizzato. Vogliamo ricordarlo con cinque canzoni.

Hallelujah

Chiarendo, con questa prima canzone, che tutte quelle che abbiamo scelto per ricordare Jeff Buckley sono canzoni tratte dal suo unico album in studio, Grace, pubblicato in vita, la prima canzone che abbiamo scelto è la cover di Halleluja, celebre pezzo cantato e performato in tutto il mondo di Leonard Cohen.

Il cantautore statunitense, che decise di ispirarsi all’animo principale che dominava il brano, ha realizzato quella che ancora oggi viene considerata la cover “ufficiale” del pezzo di Cohen, quella che meglio l’ha portato al successo e quella più imitata dagli altri cantautori. Il Rolling Stone l’ha inserita al 264esimo posto delle canzoni migliori della storia.

Dream Brother

“È una canzone che parla di un mio amico, che ha una vita piuttosto esagerata … È nei guai. Questa canzone è per lui. So a cosa può portare l’autodistruzione, e ho cercato di avvertirlo. – ha scritto Jeff Bucley riguardo a questo splendido brano – Ma io sono un grande ipocrita perché quando l’ho chiamato e gli ho parlato della canzone che avevo scritto, quella stessa sera ho fatto un’overdose di hash e mi sono svegliato il giorno dopo sentendomi terribile. È molto difficile non cedere ai propri sentimenti negativi. La vita è un caos totale.”

Bastasse altro per parlare di questo brano, sicuramente lo diremmo. Dream Brother è l’ultima traccia di Grace, un brano incredibilmente bello che Jeff Buckley ha dedicato a un suo amico. Il titolo sarà poi utilizzato per una biografia giornalistica scritta su Tim e Jeff Buckley.

Lover, You’ve Should Come Over

Una canzone bellissima di amore e rassegnazione è oggetto della settima traccia di Grace: si tratta di Lover, You’ve Should Come Over, passata alla storia per i suoi versi memorabili, come vedrò mai il tuo dolce ritorno? /
imparerò mai? e amore, saresti dovuta tornare / perché non è troppo tardi. 

Eternal Life

Una cosa è certa: se Jeff Buckley fosse ancora vivo, sarebbe stato in grado di regalarci perle rare, che in molti nel mondo del rock invidierebbero. Il suo unico contributo alla storia della musica, però, è stato incredibilmente elevato: Grace è un capolavoro, e ogni sua traccia è un macigno di morale, ideologia, rabbia e sentimento. Eternal Life è la sintesi, l’epicentro di tutto questo: è la canzone che si scaglia contro l’uomo, quello stesso uomo che ha causato la Seconda Guerra Mondiale, ucciso Martin Luther King, massacrato popoli.

“La vita e troppo breve e troppo complicata perché qualcuno che si nasconde dietro le scrivanie e dietro le maschere rovini la vita degli altri, attaccandoli per il loro salario, il colore della pelle, la loro classe, la loro religione, la loro… qualsiasi cosa…”, ha dichiarato a proposito lo statunitense.

So Real

Ultima canzone di cui vogliamo parlarvi per ricordare al meglio Jeff Bucley è So Real, quinta traccia del suo unico album in studio. Il terzo singolo estratto dall’album è un prodotto unitario che sa mescolare non soltanto le abilità di Jeff Buckley, ma anche la chitarra di Michael Tighe. Un vero e proprio gioiello nella discografia dello statunitense, che vale la pena ascoltare in qualsiasi momento.

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