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Roger Waters: i progetti futuri dopo il successo di “Us & Them”

L’opera progressiva dei Pink Floyd ha, da sempre, rievocato tratti introspettivi e travagliati della vita dei membri della band. Episodi condivisi ed esperienze d’infanzia traumatiche; come la morte in guerra del padre di Roger Waters tendono a delineare la sensibilità d’animo necessaria ad entrare a far parte della storia.

Struggente ed empatico, Waters trasmette rivalsa e attenzione verso gli ascoltatori nei confronti di temi che, ad oggi, coinvolgono drammaticamente l’umanità intera.

“Is This The Life we really want?”, ultimo lavoro dell’artista, risalente al 2017 è un monito per la popolazione mondiale ad affrontare i più grandi mali della società. Lo spettacolo proposto sul palco è un ensemble straordinario di arti e culture differenti.

Ammalianti spettacoli di luce e desolanti scenari proposti su schermi giganti fanno da sfondo alle prorompenti note dell’immenso bassista dei Pink Floyd; assistito in quest’impresa di sensibilizzazione da alcuni dei più grandi successi della band, ormai consacrati all’ Olimpo dell’eterea immortalità artistica e, i cui argomenti, risultano sempre attuali e radicati nella società e dall’opera solista proposta recentemente atta alla premura e alla denuncia sociale.

Irrompe nel cuore di chiunque la distruzione satirica di Donald Trump proposta su schermo; come scioglie e stupisce come non mai la piramide di luci e laser posta in conclusione di ogni concerto.

Aberrazione e disprezzo, le emozioni proposte nel corso dell’opera visiva; rispetto ad una società a corrotta e permissiva nei confronti di guerre, carestie e distruzione. La sistematicità degli eventi esposti rende l’esperienza concreta ed introspettiva; creando anelito di speranza e determinazione contro l’apparente inoppugnabilità delle malattie che attanagliano lo spettro psicosociale della società.

“Us & Them”: Il messaggio di Roger Waters al cinema

La trasposizione cinematografica della gigantesca opera di Roger Waters, è prevista come un successo al botteghino. Ricordiamo che il tour ha coperto, tra maggio del 2017 e dicembre del 2018, ben 157 date tra Nord, Centro, Sud America, Europa, Nuova Zelanda e Australia. L’ammontare straordinario di sold-out ha reso l’impresa ancor più iconica rendendo, “Us & Them Tour” un’esperienza indimenticabile quanto magnificente. Lo spettacolo cinematografico sarà visibile dal 7 al 9 ottobre 2019.

Waters firma il sodalizio con Sean Evans, produttore in precedenza di “Roger Waters: The Wall” e, successivamente del tour stesso e dei video ufficiali di  “The Last Refugee” e “Wait for Her”, estratti da “Is This The Life We Really Want?” affidandogli il lavoro di regia per l’opera cinematografica di “Us & Them”. La pellicola, infatti, non rappresenta pedissequamente l’esperienza dal vivo; esponendo tramite contenuti creati ad hoc i messaggi e le tematiche di cui l’intero contesto è intriso.

Così come il brano del 1973 da cui il nome dell’opera è tratto, questa tende a riaccendere la scintilla della ribellione e dell’impegno sociale puro e umile. “Us & Them” fu scritta come monito all’empatia, citando George Orwell tramite gli allarmi da egli stesso posti contro il consumismo, l’alienazione sociale e l’avido conformismo cui, ad oggi, risultiamo tristemente relegati.

Citando Goethe: “nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo”; trattasi non solo del messaggio proposto sulla coreografia dell’iconico Muro, accompagnata da ballerini in tenuta da carcerato atti a liberarsi dalle torbide catene del consumismo logorante, ma anche di uno dei messaggi fondamentali trasmessi dall’intera opera a mezzo di innumerevoli citazioni culturali dirompenti nel corso dello spettacolo.

L’inno alla resistenza di cui Waters è portavoce dimostra come, l’aspetto vissuto e provato tipico di chi porta sulle spalle l’incommensurabile peso della storia, renda ancor più ammirevole le sue gesta attive nei confronti della società e, soprattutto dei giovani.

Commozione e denuncia: Le parole di Waters sull’opera

Nel corso di un’intervista, Waters, racconta quanto sia stato toccante affrontare la commozione e le lacrime dei fan alternata ai fotogrammi del film; egli afferma di essere orgoglioso in primis dei suoi fan e, successivamente della reazione dei giovani nei confronti dell’opera proposta.

Andando avanti, ci si sofferma sull’esigenza di Waters di esternare le varie problematiche cui il mondo è, ad oggi, soggetto. La satira è tagliente nei confronti di personalità come Donald Trump, definito spesso nel corso dell’opera come un maiale e di Margareth Tatcher. Il disprezzo dell’artista, risulta evidente quando si affermano le tematiche di fanatismo e censura proposte dalla televisione inglese e, in generale dalle limitazioni di stampa ed immagine che hanno, spesso, tediato la nitidezza delle notizie e il diritto alla libertà di stampa nel mondo.

Waters prosegue delineando il principio di scelta della Battersea Power Station, in primo luogo per la copertina di “Animals” e, successivamente come prorompente divisorio fotografico della platea durante gli spettacoli. “La centrale genera energia, così come la musica che, se usata correttamente può trasmettere messaggi potenti ed importanti”. Queste le parole di Roger Waters in merito.

La scelta delle canzoni dei Pink Floyd nel corso dell’opera non è stata casuale, “Pigs (Three Different Ones)” è, ad esempio la rappresentazione della messa al potere di Donald Trump. “Time” fu scritta in un periodo di crisi psicologica del giovane Waters nel quale, egli, si ritrovò senza uno scopo reale nella vita; il significato ad oggi adottato si riferisce alla morte cui l’essere umano è geneticamente portato ed all’inesorabilità dell’evento; la nuova canzone “Time is still sleeping away” funge da chiusura alla teoria delineando l’importanza del pacifismo e della lotta alla corruzione ideologica contro la fine della vita tristemente presagita delle future generazioni. “The Great Gig In The Sky”; stavolta interpretata liberamente dalle vocalist; è stato un tributo all’opera immortale del compianto Richard Wright. “Wish You Were Here”; ammette Waters, è un brano semplice e d’impatto nel complesso dell’intera opera.

Roger Waters e il rapporto coi membri dei Pink Floyd

Nel corso dell’ intervista, Waters prosegue ammettendo il proprio dissenso nei confronti della decisione di David Gilmour di censurare l’uscita di “Us & Them” sul sito dei Pink Floyd; inoltre si sofferma sul fatto che, nonostante i rapporti con Nick Mason si siano largamente riconsolidati; per merito anche dell’apparizione di Waters a New York sul palco coi Saucerful of Secret, una reunion dei membri della band risulti tutt’oggi un’ipotesi irrealizzabile; a causa del disappunto di Gilmour in merito alla vicenda.

L’artista asserisce, successivamente che, pur provando piacere nel condividere il palco con l’amico Mason, egli non proporrebbe mai un repertorio storico in contesti ridotti a causa dell’ammontare di progetti e nuove idee nei quali è coinvolto.

I progetti futuri di Roger Waters

Data la forte presenza di spettacoli visivi all’interno delle performance del musicista, egli si sofferma su come, all’epoca dei Pink Floyd; questa scelta fu criticata all’interno del panorama artistico di quel tempo; secondo cui, la musica sarebbe rimasta in ombra da un “eccessivo” utilizzo di macchinari scenici. Il responso di Waters in merito ha funto da metodo iniziale per la creazione di opere musicali cinematografiche, definendosi quindi come il creatore del format.

“This Is Not a Drill”; “Questa non è un’esercitazione” sarà il titolo della prossima opera di Roger Waters; i piani dell’artista sarebbero quelli di portare un tour di 30 o 40 date negli Stati Uniti nel corso del periodo delle elezioni presidenziali e, di allargarsi presumibilmente fino a Città del Messico, dati i forti consensi da parte del pubblico messicano.Già Il titolo riprende, di per sé, canoni più politici che umani, rimarcando come la classe dirigente stia uccidendo la società e, in generale, il contesto mondiale.

 

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