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Perchè Pulp Fiction può considerarsi un capolavoro rock?

Pulp Fiction. Il solo nome è un emblema per tutti gli appassionati di cinematografia, che non possono fare a meno di conoscere il secondo grande capolavoro di Quentin Tarantino. Il film può essere amato o odiato, a seconda di quello che è il proprio interesse e la propria passione per un determinato genere cinematografico, ma non si può certamente negare quanto sia stato, e quanto sia – ancora oggi – importante questo film nel mercato della cinematografia. Eppure, tra le tante considerazioni che possono essere fatte in merito, alcune prescindono dalla pellicola stessa e trovano agganci nelle sue componenti e nelle sue articolazioni: pensare a Pulp Fiction come prodotto rock potrebbe sembrare sbagliato, ma vogliamo spiegarvi perché la pellicola di Tarantino è, in realtà, rock.

La colonna sonora di Pulp Fiction

Partiamo dall’ovvio: la colonna sonora di Pulp Fiction è il più immediato carattere che può collegare il film capolavoro di Quentin Tarantino con il genere musicale che ha fatto la storia. Il regista hollywoodiano è sempre riuscito a integrare pezzi fantastici all’interno dei suoi film e le colonne sonore degli stessi sono da considerare un canone artistico a sè.

Altra caratteristica comune dello stile tarantiniano è l’eclettismo che governa le sue colonne sonore e che, in questo caso, permette di spaziare particolarmente tra surf rock, rock ‘n’ roll, blues e tanto altro ancora. Nella colonna sonora di Pulp Fiction spicca Misirlou di Dick Dale, You Never Can Tell di Chuck Berry e Let’s Stay Together di Al Green.

Il concept del film di Quentin Tarantino

A colazione (parte 1), Vince e Jule, Vince Vega e la moglie di Marsellus Wallace, L’orologio d’oro, The Bonnie Situation e A colazione (parte 2). Quelle citate sono le scene che compongono il film di Quentin Tarantino; attraverso un impianto narrativo assolutamente originale, il regista statunitense riesce a creare perfettamente il fenomeno del concept all’interno del suo film.

Il film di Tarantino si apre e chiude all’interno dello stesso luogo – la caffetteria Hawthorne Grill – attraverso un impianto ciclico di altissimo livello, che sembra riprendere da Thick As A Brick dei Jethro Tull, attraverso una struttura che sarà propria anche di Kill Bill e che il regista aveva utilizzato in Le Iene.

Insomma, l’impianto mai banale del semplice scorrimento cronologico è un grande motivo di attrazione per il pubblico e gli spettatori, che restano poi affascinati dal contesto in cui si ritrovano. Tra violenza, temi piuttosto gettonati nel cinema americano – il pugile corrotto che deve perdere una gara, lo scagnozzo che non deve toccare la donna del suo boss – e il ribaltamento degli stessi, Pulp Fiction è una vera e propria perla rock, che vale la pena guardare o recuperare per gli appassionati di film e musica.

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