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Radiohead: Thom Yorke parla della morte della sua compagna

Nonostante la musica nasca come catalizzatore emotivo, socialmente sviluppatosi al fine di trasmettere emozioni tramite processi introspettivi e di assimilazione dei sentimenti; risulta innegabile come, davanti ad una perdita, tutto risulti paralizzato. Eclissato da una distruzione psicologica inequiparabile, al punto da gelare anche gli animi più creativi. Ne parla Thom Yorke nel corso di un’intervista per il “New York Times” in cui, il leader dei Radiohead, ha deciso di aprirsi per la prima volta sulla sconvolgente esperienza cui è stato soggetto nel 2016.

Yorke perde sua moglie, vittima del cancro, nel 2016, dopo 23 anni insieme, reduci da una separazione, avvenuta nel 2015. La coppia ha avuto 2 figli insieme, Noah ed Agnes Mair. Nel corso di un’intervista con Lauren Laverne, il frontman dei Radiohead parla del dolore causato dal lutto e delle difficoltà riscontrate nel crescere da solo i figli. In una parte molto forte dell’intervista, Yorke spiega: “Non posso sperare di essere la loro madre, ma stiamo bene. I miei figli sono persone stupende e non avrei mai potuto chiedere di meglio (…) Prima di morire, Rachel ha sofferto molto e perderla ci ha distrutto, ma desidero che i bambini ne escano nel migliore dei modi e, spero stia accadendo”

L’aiuto dei Radiohead per superare il lutto di Thom Yorke

Yorke spiega che, l’assimilazione del lutto, sia stata prettamente merito della sua nuova partner e del supporto della band. “La paralisi creativa cui si è soggetti a seguito di un tale dolore, dice, sarebbe stata, per me, impossibile da superare. Se avessi lasciato che lo stress prendesse il sopravvento sulle mie emozioni, non sarei più stato capace di comporre e sfruttare la musica nel modo catartico con cui l’ho sempre interpretata. Dio benedica Nigel e gli altri ragazzi della band che mi hanno spinto ad immergermi nel lavoro. Anche in momenti di assoluto dolore, la musica può davvero aiutarti a superare le difficoltà più insormontabili. Le connessioni che si creano in questi contesti sono inevitabili. In ogni caso, la mia procrastinazione nel lavoro mi ha aiutato a non attraversare un pericolosissimo burnout.

 

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