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Pink Floyd, la storia del litigio tra Gilmour e Waters che sciolse la band

I Pink Floyd sono una di quelle band che non può non essere amata per mille motivi. Il primo è ovviamente quello musicale e compositiva, dovuto al genio dei due principali nomi del gruppo, ossia Roger Waters e David Gilmour. Questi due però, dopo il licenziamento di Richard Wright da parte di Waters a seguito di The Wall, iniziarono a discutere animatamente. Roger Waters aveva questa mania praticamente costante, secondo le fonti, di accentramento, voleva avere tutto sotto controllo e non sempre (anzi quasi mai) apprezzava le idee alternative degli altri componenti, compreso il batterista Nick Mason. Ma cosa successe dopo la pubblicazione di The Final Cut nel 1983? Vediamo la lite tra Roger Waters e David Gilmour/Nick Mason.

Post The Final Cut
Ogni membro della band, dopo la pubblicazione del suddetto album, aveva deciso di fermarsi un po’ per dedicarsi a progetti solisti e non di gruppo. Questa viene ritenuta solamente uno specchio per le allodole, in quanto l’aria della band era davvero molto pesante e nessuno dei membri era davvero soddisfatto della situazione. Waters aveva deciso di lasciare i Pink Floyd, rinegoziando il suo rapporto con la band parlando con il manager Steve O’Rourke, cercare di non rivelare nulla a nessuno. Il manager però ne parlo con Gilmour e Mason i quali si arrabbiarono non poco. Secondo loro era giusto concedere un periodo solista a Roger Waters, ma i Pink Floyd dovevano continuare.

L’addio di Waters
Verso il dicembre del 1985 Roger Waters abbandona ufficialmente i Pink Floyd e l’11 novembre 1986 la band, tramite un comunicato stampa, avvisano i fan che il gruppo continua e che sarebbe uscito un nuovo album. Waters la prese malissimo e rilasciò nell’aprile del 1987 una nota in cui ricordava al mondo di essere lui la mente creativa e Gilmour-Mason non avevano il diritto di usare il nome Pink Floyd senza il suo permesso (e presenza). Mason ricorda che Waters ne fece di tutti i colori per boicottare il disco, smuovendo schiere di avvocati su cavilli legali assurdi. In tutto ciò, Gilmour era chiaramente furioso ma si promise di non arrivare mai alle mani con l’ex bassista e amico.

Tentativi di riconciliazione
Naturalmente i vari componenti, soprattutto Gilmour e Mason, cercarono di organizzare qualche prova di riconciliazione. Durante una cena con Nick Mason infatti, Roger Waters disse che sarebbe tornato sui suoi passi, formulando un nuovo accordo di pace a patto di una condizione. I Pink Floyd doveva silurare immediatamente il loro manager Steve O’Rourke che Waters aveva accusato di non essere stato leale nei suoi confronti. I due membri rimanenti della band, Mason e Gilmour, si rifiutarono di farlo in quanto il loro manager era ormai un amico e con lui i Pink Floyd avevano stipulato contratti neppure scritti, ma solo verbali. Ovviamente la riconciliazione non andò a buon fine e la rottura continua ancora oggi.

Nick Mason: “capisco Roger Waters”
Nonostante le molteplici discussioni e i litigi, Nick Mason ha dichiarato di capire in parte Roger Waters. In fondo, il bassista aveva fatto parte della band da più di 10 ed era giunto avere spinte soliste. Un eventuale disco dei Pink Floyd tra un disco di Waters e l’altro non sarebbe servito a nulla e avrebbe fatto male alla musica (anche quella della band stessa). Waters poi ammise che andare sulle vie legali in maniera così pesante a metà degli anni Ottanta fu un errore perché non rispettò David Gilmour né Nick Mason. L’accordo venne comunque trovato verso la fine del 1987 sui diritti d’autore, in cui i Pink Floyd riconoscevano una percentuale ignota al bassista per ogni volta che veniva usato qualsiasi cosa che riguardasse il gruppo.

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