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Il motivo del successo dei biopic sul rock

Freddie Mercury, Elton John, i Beatles, David Bowie. Cosa hanno in comune – a parte un indiscutibile e leggendario successo musicale? Tutti questi artisti sono stati o saranno soggetti di biopic musicali – la grande scommessa della cinematografia dei giorni nostri. Bohemian Rhapsody – uscito nelle sale nell’inverno del 2018 dopo una lunghissima gestazione – ha aperto la strada a tutti. Ha dimostrato che si, il pubblico ama la musica e vuole vedere la storia dei propri beniamini sul grande schermo. Freddie Mercury è diventato – se possibile – ancora più leggendario. Elton John è stato narrato con onestà e sincerità. David Bowie ha scatenato moltissime dispute. Come loro tanti altri che attendono di essere trasposti sulla pellicola. Ma perché la maggior parte dei film musicali attingono – per i propri soggetti – dagli anni ’70 e ’80 della musica internazionale?

Freddie Mercury e Elton John

Come nella vita anche nello schermo. I biopic su Freddie Mercury e Elton John sono usciti nelle sale a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro. La pellicola del cantante dei Queen ha dimostrato che – raccontare la vita delle grande icone della musica – è una scommessa vincente per Hollywood. Anche Rocketman – sebbene in misura minore rispetto a Bohemian Rhapsody – ha avuto la sua fetta di successo. Dexter Fletcher – coinvolto anche nella produzione del biopic sui Queen – si è ispirato alla vita di Elton John per parlare della salita al successo ma anche dei demoni che esso nasconde. Tenacia, solitudine, droghe e alcolismo, oblio e poi uscita dal buio.

Gli altri biopic musicali in uscita

Oltre a Bohemian Rhapsody – campione d’incassi – e Rocketman, sono molte le pellicole in uscita sul grande schermo. Peter Jackson ad esempio, si è aggiudicato 55 ore di filmati inediti dei Beatles. In accordo con la Apple Records – l’etichetta discografica dei Fab Four – dispone ora di registrazioni mai viste di George Harrison, Ringo Starr, John Lennon e Paul McCartney in studio. Durante l’incisione di Let it Be. “Una straordinaria macchina del tempo che ci riporterà tutti nel 1969” lo ha definito Jackson. La pellicola mostrerà le incomprensioni e le frizioni che portarono allo scioglimento dei Beatles.

Molto più controversa la questione di Stardust – film documentario sull’eclettica e interessantissima vita di David Bowie. I registi Gabriel Range e Johnny Flynn mirano a ritrarre la geniale carriera del Duca Bianco dal 1969 fino alla sua morte – avvenuta nel 2016. Tuttavia – poco dopo l’annuncio del cast – il figlio del cantautore, Duncan Jones, ha tenuto a precisare che la famiglia non ha dato l’autorizzazione per l’utilizzo delle musiche originali di Bowie. In fase di lavorazione – e per ora senza intoppi – altri biopic in prossima uscita: Bee Gees, The Power of Love – sulla vita e la carriera di Celine Dion – e West Side Story – sul compositore Leonard Bernstein. Diretto e interpretato da Bradley Cooper.

Gli anni ’70 e ’80 nei biopic musicali

Da Freddie Mercury a Elton John passando per David Bowie. Non sfugge un dettaglio importante – ad un occhio attento. Tutti questi biopic musicali attingono i soggetti e i personaggi delle proprie storie dalla musica degli anni ’70 e ’80. Ma perché? I produttori e i registi di Hollywood sanno che – in quei decenni – si consumò una vera e propria età dell’oro per la musica internazionale. A cavallo tra gli anni ’70 e ’80 artisti e band eccezionali raggiunsero il successo, consolidando una fama che dura ancora oggi. Tra gli altri: Led Zeppelin, Pink Floyd, Rolling Stones. Gli artisti vivevano per fare musica, per creare un prodotto che diventasse immortale. E la loro vita veniva condotta di conseguenza. Esistenze turbolente ed eclettiche, estrose e, a volte, drammatiche. Tra mito e leggenda tutti questi musicisti hanno fornito moltissimo materiale per girare pellicole sulle loro vite. Un patrimonio inestimabile e senza tempo. 

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