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Le 5 migliori canzoni dei Pink Floyd per “viaggiare”

Che sia per un viaggio reale o un viaggio puramente mentale, la musica dei Pink Floyd fa sicuramente al caso vostro. I loro ritmi spaziali e cerebrali, psichedelici e avvolgenti – che ne hanno fatto la cifra stilistica nell’arco di un’intera carriera – accompagnano chiunque li ascolti in altri mondi. Prima con Syd Barrett, poi con Roger Waters e infine con David Gilmour. Sebbene nel tempo l’unità della band si sia dissolta, resta un patrimonio di brani capaci di elevare la mente nello spazio infinito. Oggi vogliamo stilare la classifica di – almeno – 5 canzoni dei Pink Floyd perfette per viaggiare con la mente. Con la certezza che sia praticamente sicuramente incompleta.

BREATHE, 1973

La prima tecnica per rilassarsi e dare alla mente la possibilità di liberarsi dalla catene della quotidianità, è quella di respirare profondamente. Per questo, iniziamo con Breathe, iconico successo dei Pink Floyd del 1973 – estratto dall’album The Dark Side of the Moon. Un brano lento e ricco di armonie, scritto dalla penna di Roger Waters ma composto da David Gilmour e Richard Wright.

“Look around, choose your own ground / For long you live and high you fly / And smiles you’ll give and tears you’ll cry / And all your touch and all you see / Is all your life will ever be”. Cantano i Pink Floyd mentre la chitarra intreccia e costruisce una sonorità onirica ed eterea. Waters e soci invitano l’ascoltatore a liberarsi dai pensieri e dalle preoccupazioni della vita reale e a concentrarsi esclusivamente sul proprio respiro. Bisogna prendersi il tempo di fermarsi e respirare e non fare come il coniglio che – per la frenesia di scavare una buca dopo l’altra – finisce anzitempo nella tomba.

TIME, 1973

Ora che hai preso un bel respiro e sei riuscito a staccare la testa, devi prenderti del tempo per viaggiare. Ecco perché la seconda scelta di questa classifica è proprio Time – brano del 1973 ed estratto ancora da The Dark Side of the Moon. La curiosità e la bellezza di questa traccia risiedono nel fatto di essere una delle poche ad essere stata scritta ad otto mani da tutti i componenti dei Pink Floyd: Roger Waters, David Gilmour, Richard Wright e Nick Mason. Il testo descrive il modo in cui i giovani si lasciano scivolare addosso il tempo – senza veramente avere controllo su di esso e sulla propria vita – per poi svegliarsi un giorno e realizzare che ormai hanno tutto alle spalle.

A differenza di Breathe, Time si costruisce sull’alternanza di una parte più rock – in cui spicca la voce di David Gilmour – ad un ritornello più soft, spaziale eseguito da Wright assieme ad un coro femminile. Dopo la parte cantata si può apprezzare uno dei più noti e amati assoli di Gilmour – che continuerà anche nella parte strumentale del ritornello.

THE GREAT GIG IN THE SKY, 1973

La naturale prosecuzione di Time è The Great Gig in the Sky – presente sempre in The Dark Side of the Moon del 1973. In Time il protagonista si rende conto di essersi lasciato scivolare la propria vita addosso e ora – quando è ormai troppo tardi – inizia a farsi domande sulla morte. La domanda che Roger Waters pone in alcune registrazioni è appunto: “Are you frightened of dying?”. Un interrogativo insensato – ecco la rassicurazione ultima di The Great Gig in the Sky – perché tutti prima o poi se ne dovranno andare.

Ma ciò che rende questo pezzo onirico e al tempo stesso incredibilmente angosciante è l’assolo di Clare Torry – per il quale la donna fece almeno una mezza dozzina di registrazioni. I Pink Floyd le avevano detto una sola cosa “Non ci sono parole. Riguarda la morte”. E la voce della Torry vola alta, spaziale ma anche penetrante e terrorizzante.

COMFORTABLY NUMB, 1980

Al quarto posto abbiamo deciso di inserire Comfortably Numb – famoso brano del 1980, estratto da The Wall. Mentre il testo è stato scritto da Roger Waters, la parte musicale è completamente frutto del talento di David Gilmour – che originariamente aveva pensato di utilizzare la melodia per il suo primo album da solista. Il brano è suddiviso in modo che sembri un dialogo tra il protagonista Pink aka David Gilmour e il dottore aka Roger Waters. 

Il concept di Comfortably Numb è il dolore fisico e mentale che comporta accettare una vita che ci va stretta. Pink – insofferente alle pressioni e ai rigori della sua vita da rockstar – ha un collasso nella sua stanza d’albergo. E’ solo per l’iniezione di un medico – un rimedio quindi artificiale e costrittivo – che il protagonista torna sul palco ad esibirsi. Nella conversazione confusa con il dottore, Pink ritorna con la mente ai ricordi nebulosi della sua infanzia. “The child is grown / The dream is gone” si conclude la canzone.

SHINE ON YOU CRAZY DIAMOND, 1975

Concludiamo questa breve – e incompleta – rassegna con il pezzo dedicato al creatore dei Pink Floyd, Syd Barrett. Il cantante viene allontanato dalla formazione nel 1968 – a causa dei problemi con la droga e un non meglio specificato problema mentale. Shine on You Crazy Diamond venne eseguita per la prima volta come singolo durante il tour francese del 1974 e poi inserita in Wish You Were Here l’anno successivo. Il brano resta ancora uno dei più commoventi, onirici e profondi che siano mai stati composti nella storia della musica.

Il lungo e struggente omaggio a Syd Barrett viene solitamente suddiviso in nove parti. Anche se l’intenzione dei Pink Floyd fosse originariamente quella di inserirlo su un solo lato del vinile, la sua lunghezza li obbligò a cambiare idea. Dall’I al V da una parte e dal VI al IX sull’altra. In coda a Shine on You Crazy Diamond si può sentire il sintetizzatore che – per l’ennesimo omaggio a Barrett – accenna la melodia di See Emily Play. Quella canzone fu infatti una delle prime pubblicate da Syd con i Pink Floyd.

 

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