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Sanremo, tutti gli artisti rock che hanno “preso in giro” il Festival

Nel corso della sua lunga storia, il Festival di Sanremo ha ospitato sul proprio palco moltissime personalità della musica internazionale. Artisti e band che valicavano i confini internazionali, con alle spalle carriere iconiche e importantissime. Le esibizioni non sono andate sempre nello stesso modo e, a volte, non sono andate bene affatto. Molti ospiti del famoso festival della Musica Italiano hanno deciso di boicottare, a modo loro, lo show, prendendo in giro Sanremo.

QUANDO SANREMO ERA IN PLAYBACK: DAL 1964 AI QUEEN

La doverosa e naturale premessa a questa classifica è la storia della norma del playback al Festival di Sanremo. Ebbene sì, perché la maggior parte delle rimostranze o delle “ribellioni” degli ospiti rock sono state dettate da questa imposizione forzosa. Era il 1964 quando l’obbligo venne introdotto per la prima volta. Un affranto Bobby Solo saliva sul palco per mimare un pezzo scritto a quattro mani con Mogol.

Negli anni ’80, la linea adottata dal Festival è chiara. Si al playback, sia per gli ospiti che per gli artisti in gara. E’ l’anno dell’eccezionale apparizione dei Queen sul palco nostrano che però rimangono a dir poco interdetti di dover fingere di cantare. Freddie Mercury farà di tutto per far capire al pubblico che non si sta esibendo. Il frontman allontana spesso il microfono e gli altri membri della band muovono le mani fuori sincrono.

BRUCE SPRINGSTEEN, 1996

Tra dissensi, rimostranze e pretenziosi capricci non sono pochi gli artisti rock che hanno “preso in giro” il Festival di Sanremo. Il primo di cui vogliamo parlare è The Boss – ovvero Bruce Springsteen – intervenuto alla competizione canora nel 1996.

Fu un traguardo importantissimo per l’allora presentatore, Pippo Baudo, e per la Rai – che però si vide costretta a piegarsi alle pretese del cantante. Springsteen infatti chiese di esibirsi per un decina di minuti, a luci completamente spente e senza che gli venissero poste domande né prima né dopo l’esibizione.

QUEEN, 1984

Come annunciato, torniamo a parlare della storica apparizione dei Queen sul palco del Festival di Sanremo. Un’esibizione che si sarebbe potuta trasformare in un evento epocale e che finì invece per essere un affronto alla musica internazionale.

Secondo la norma sul playback infatti, fu chiesto a Freddie Mercury, Brian May e soci di “mimare” la propria esibizione. Ovviamente la band britannica andò su tutte le furie e non accettò di buon grado l’imposizione. Il risultato finale fu che Freddie Mercury mostrò platealmente l’inganno al pubblico presente – allontanando spesso il microfono alla bocca – mentre gli altri musicisti si muovevano fuori tempo.

STING, 1986

La norma sul playback – imposta anche agli artisti stranieri presenti a Sanremo – colpisce anche un altro grande nome della musica internazionale. Nel 1986 è infatti la volta di Sting di calcare il palco dell’Ariston. Il cantante decide di esibirsi in Russians, ma il suo imbarazzo è palpabile ed evidente.

“Mima” il testo tenendosi lontano dal microfono – come già aveva fatto Freddie Mercury – e si congela in un’immobilità totalmente innaturale per un cantante. Il polistrumentista inglese infatti rimane fermo tutto il tempo, limitandosi a muovere parzialmente solo il capo.

REM, 1999

La storia dei REM è più controversa di quella degli altri artisti finora citati. La band infatti si sarebbe dovuta esibire al Festival di Sanremo nel 1995, salvo poi ritirarsi a causa della triste norma sul playback. Appena quattro anni dopo però – nell’edizione presentata da Fabio Fazio – quell’esibizione ci fu, eccome. La band statunitense portò sul palco Daysleeper e Lotus.

L’ospitata dei REM si può definire un momento di gloria per l’Ariston, rispetto agli altri nomi del rock. Viene accordata una pausa tra una canzone e l’altra in cui Fazio ha l’occasione di fare alcune domande alla formazione. Poi – dopo l’esecuzione della seconda canzone e nuovi complimenti da parte del presentatore – i REM abbandonano il palco tra gli applausi del pubblico.

PETER GABRIEL, 1983

L’esibizione di Peter Gabriel – leader e fondatore dei Genesis – nel 1983 è ricordata come una delle più irriverenti e memorabili della storia del Festival di Sanremo. Non parliamo ovviamente della qualità canora del performer, costretto ad adattarsi alle norme sul playback – già svelate da Vasco Rossi. Ma del modo in cui si presentò sul palco. Gabriel si esibì nella canzone Shock the Monkey, pesantemente truccato da scimmia.

Ma non solo. Per tutto il brano, il leader dei Genesis si è mosso in modo convulso e agitato finché – sul finale – si è appeso ad una corda e si è lanciato in mezzo al pubblico. Si è aggirato in mezzo ai fan in visibilio per poi tornare indietro – dando però una terribile schienata sul palco dell’Ariston.

DAVID BOWIE, 1997

Altra grande ospitata quella che ha visto salire sul palco del 1997 il grande David Bowie. L’aspetto del Duca Bianco è però lontanissimo da quello sgargiante ed eccentrico degli anni precedenti. Con un portamento serio e sobrio, il cantante si limita a nominare chi lo accompagna e a cantare. Come con Bruce Springsteen, non viene concesso spazio a domande – né prima né dopo l’esibizione. Mike Buongiorno – presentatore di quell’anno – si limita a lodare l’artista da lontano.

BLUR, 1996

Un’altra, iconicissima, esibizione del Festival di Sanremo è stata sicuramente quella dei Blur. La band inglese sale sul palco per esibirsi in Charmless Man – ovviamente in playback – con un cartonato a dimensione naturale di un uomo. Graham Coxon manca alla chitarra e viene sostituito dal fantoccio. L’esibizione termina con il microfono che viene fatto roteare vertiginosamente e gli applausi – troppo contenuti – del pubblico dell’Ariston.

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