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Pink Floyd, quella volta che la band fece da testimonial a una limonata

Forse non tutti sanno che, all’apice della loro lunga e fortunata carriera, i Pink Floyd cedettero alla tentazione della pubblicità. Lo straordinario gruppo rock britannico scelse così di dirigersi verso la strada dei cosiddetti soldi facili, diventando testimonial di una bevanda che, negli anni ’70, aveva riscosso un ottimo successo in Francia e in buona parte dell’Europa.

La scelta di partire per il Marocco

Nel 1972, i Pink Floyd stavano lavorando alla realizzazione di uno dei dischi più iconici del loro percorso artistico, ossia The Dark Side of The Moon. La situazione economica, molto probabilmente, non era delle migliori. Ad ogni modo, la band decise di ricaricare le pile e partire per una breve vacanza. Come meta scelsero il Marocco, trascorrendo alcuni giorni a Marrakech. Tuttavia, il viaggio non era solo dovuto a puri motivi di relax, ma successe anche qualcos’altro. Infatti, Roger WatersDavid Gilmour e gli altri presero parte ad un book fotografico collegato ad uno spot pubblicitario.

Una bibita francese di grande successo

Il prodotto sponsorizzato dai Pink Floyd fu la nota bevanda francese denominata Gini. Si trattava di una bibita al gusto di limone che continua a riscuotere ottimi successi in patria ancora oggi. Secondo il contratto stipulato con l’azienda produttrice, i membri della band dovevano apparire nei poster e nei visual di un’apposita campagna pubblicitaria. In cambio, ovviamente, avrebbero ricevuto una somma di denaro piuttosto ingente, con la prospettiva di ricevere tanti soldi per pubblicizzare a loro volta il tour successivo.

La reazione negativa di Roger Waters

Ad ogni modo, la scelta dei Pink Floyd di lasciarsi andare alla pubblicità non piacque a tutti i partecipanti. Ad esempio, Roger Waters si rese conto che un po’ di denaro non avrebbe fatto male alla band, ma non era assolutamente d’accordo con l’iniziativa intrapresa. Due anni dopo la campagna, i Floyd diedero vita ad un tour internazionale e fecero tappa anche in Francia, proprio il paese della bibita incriminata.

In ogni location dei vari concerti, i poster dei musicisti con la bottiglia dai colori giallo e verde erano dovunque. Tutto ciò non piacque assolutamente a Waters, che convinse gli altri membri della band inglese a devolvere l’intero ricavato della pubblicità in beneficenza, pari a circa 50 mila sterline. Una somma di denaro elevata, che però non provocò alcun problema alle casse aziendali grazie ai dati di vendite straordinari di The Dark Side of The Moon. Waters, dopo diversi anni, scrisse un bravo denominato How Do You Feel che parlava della “vendita della propria anima”, proprio con l’obiettivo di ricordare la scelta, a suo modo di dire scriteriata, di cedere alla tentazione degli spot pubblicitari.

Altre due esperienze pubblicitarie negli anni ’90

Nel corso dei decenni successivi, i Pink Floyd torneranno ad essere protagonisti di spot pubblicitari, seppur in maniera indiretta. Nel 1990, The Great Gig in the Sky sarà il sottofondo ideale della campagna pubblicitaria del Nurofen, un potente antidolorifico. Inoltre, nel 1994, il loro nome sarà legato ad una particolare versione dell’automobile Volkswagen Golf, intitolata Pink Floyd Edition.

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