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5 album più sottovalutati della storia

La storia della musica è costellata di album leggendari, vere e proprie pietre miliari che hanno fondato o ridefinito i canoni dei tanti generi musicali. Se dovessimo pensare ai dischi che, secondo noi, hanno posto le basi del rock non andremmo troppo lontani dal dire tutti quanti gli stessi. Lavori discografici dei Led Zeppelin, dei Pink Floyd, dei Beatles, di David Bowie e dei Queen. Ma è anche vero che molto spesso, allargare i propri orizzonti musicali può far scoprire perle nascoste, ingiustamente lasciate nell’ombra. Scopriamo in questo articolo 5 album più sottovalutati della storia.

GLI ALBUM DA RISCOPRIRE

La storiografia musicale è fatta di molti album che meriterebbero una seconda possibilità. Troppo spesso derisi, sottovalutati e messi da parte, soffrono un oscurantismo dal quale forse non si salveranno mai. Lavori discografici che, molto spesso, vengono apprezzati solo per un paio di pezzi – non abbastanza per entrare nella discografia capolavoro di alcune band.

ROLLING STONES, OUT OF OUR HEADS (1965)

Album dei Rolling Stones del 1965, Out of Our Heads si salva per la sola hit (I Can’t Get No) Satisfaction. Una soddisfazione amara sicuramente, dato che il disco è stato soverchiato dai lavori successivi. Siamo ancora alla prima fase degli Stones – quella delle cover Blues e R&B – in cui il duo compositivo di Mick Jagger e Keith Richards non si è ancora dato da fare. Un album di rivisitazioni certo, ma pieno di potenziale e perle preziose – che apriranno la strada alla storiografia successiva delle band britannica.

DAVID BOWIE, THE MAN WHO SOLD THE WORLD (1970)

The Man Who Sold the World viene forse ricordato, ironicamente, più per la cover che del singolo omonimo hanno fatto i Nirvana. Kurt Cobain e soci portano il pezzo di David Bowie sul palco, in occasione dell‘MTV Unplugged del 1993. Ma l’album che lo contiene è esso stesso un grande classico, messo in ombra dai successivi lavori del Duca Bianco. Manca un pezzo portante, un brano capace di schizzare in cima alle classifiche. Ma The Man Who Sold the World è anche l’ambiente perfetto per la formazione della poetica di Bowie. Un romanzo di formazione sotto forma di album che trasformerà l’alter ego di Ziggy Stardust nell’artista poliedrico e di successo, in grado di influenzare chiunque intorno a lui.

AC/DC, BALLBREAKER (1995)

Per la composizione e registrazione di Ballbreaker, Phil Rudd torna dietro i piatti dopo molto tempo. Gli AC/DC vogliono apportare dei cambiamenti al proprio sound, stravolgere un pò le cose. E in effetti, ciò che ne viene fuori è un prodotto diverso dal solito, per certi versi spiazzante per i fan della band. Ma Ballbreaker è anche uno di quegli album che non sfigurano affatto nella discografia di Angus e Malcolm Young. Da riascoltare.

THE BEATLES, MAGICAL MISTERY TOUR (1967)

I Beatles pubblicano nel 1967 un album che, di per sé, non sembra aver nulla di male. Magical Mistery Tour è il disco di Strawberry Fields Forever, The Fool on the Hill, Penny Lane. Ma – nella catalogazione della discografia dei Fab Four – non gli si riesce a trovare posto. In uno sforzo enciclopedico – al quale nemmeno i dischi possono sfuggire – il White Album si profila come il lavoro più sperimentale. Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band come il capolavoro per antonomasia. Revolver come l’inizio di una nuova fase per i Beatles. E in tutto questo, Magical Mistery Tour rimane inevitabilmente indietro.

QUEEN, QUEEN II (1974)

Per quanto sia difficile ricordarlo a volte, esistevano i Queen anche prima della pubblicazione di A Night at the Opera. Prima di Bohemian Rhapsody, di We Will Rock You, dei grandi concerti da stadio e delle folle oceaniche di fronte al palco di Freddie Mercury. Nel 1974 infatti, la band britannica dà alle stampe Queen II – un lavoro discografico pieno di perle e di brani che meritano di essere riscoperti. E se non altro, da riascoltare perché ricco delle suggestioni embrionali che renderanno i Queen la band leggendaria e irraggiungibile che sarà dopo.

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