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Come i padri fondatori del blues hanno influenzato i Led Zeppelin

I Led Zeppelin hanno scritto pagine indelebili della storia della musica, partorendo alcune delle canzoni più belle di tutti i tempi. Quali sono stati, però, i motivi di questo successo internazionale? Quali sono state le influenze musicali che maggiormente hanno condizionato la band? E, soprattutto, come sono riusciti ad essere amati ed apprezzati anche dalle generazioni successive? Rispondere a queste domande non sarà un compito semplice, ma noi ci proveremo lo stesso.

Il retroterra culturale dei Led Zeppelin

Nel lontano 1966, quando Jimmy Page militava negli Yardbirds, era già un musicista piuttosto affermato con una cultura musicale piuttosto ampia, capace di spaziare dal blues al rock. Due anni dopo, nel ’68, gli Yardbirds si sciolsero, lasciando Page come unico membro. La sua determinazione, però, era più forte di qualsiasi altra cosa e, di sua spontanea volontà, decise di metter su una band che seguisse in parte il sound dei Cream e di Jimi Hendrix, in una straordinaria fusione tra blues, rock e psichedelia.

Per il ruolo di frontman, Page, in un primo momento pensò a Terry Reid che, però, declinò l’offerta indicando, poi, un giovane e biondo cantante blues: Robert Plant. Plant accettò e, a sua volta, indicò il batterista John Bonham come possibile candidato. E, alla fine, entrò nella band anche un certo John Paul Jones, grande conoscitore della musica classica e del jazz.

La band, sin dall’inizio, si appropriò di quel linguaggio blues di Chicago, affondando le proprie radici nella tradizione afroamericana e, ovviamente, nel rock progressive. Ai New Yardbirds, successivamente Lead Zeppelin e poi Led Zeppelin, va riconosciuto il merito di aver saputo accorpare magnificamente questo immenso patrimonio stilistico e sonoro, spingendolo verso nuove frontiere: quelle dell’hard rock.

Gli omaggi ai padri fondatori del blues

Nella loro lunga e prolifica carriera, gli Zeppelin, hanno reso omaggio, più e più volte, ai padri fondatori del blues. Talvolta, però, tali omaggi erano così evidenti da essere considerati dei veri e propri plagi. La band, infatti, ha sempre dimostrato una certa passione per quelle sonorità blues afroamericane e, molto spesso, la tendenza di non segnalare i compositori da cui attingevano, attribuendosi tutti i meriti, sfociò in una serie infinita di problemi legali.

La risposta di Page, in merito alla questione ‘plagio’, è sempre stata più o meno la stessa: gli artisti, talvolta, condividono tra loro determinate idee musicali, cercando poi di riadattarle secondo le proprie esigenze. E, ora, andiamo a scoprire alcuni esempi palesi di ‘tentato plagio’ nei confronti di alcuni dei più grandi bluesman della storia.

The Lemon Song, inclusa nell’album Led Zeppelin II, fu ‘presa in prestito’ dal brano Killing Floor di Howlin’ Wolf, uno dei massimi esponenti della scena blues. La band fu accusata di plagio e, alla fine, le parti si accordarono in maniera amichevole: il bluesman ottenne un cospicuo risarcimento e parte dei diritti delle successive stampe.

Un altro interessante caso è quello del singolo In My Time Of Dying, estratto dal disco Physical Graffity. La canzone, infatti, è un evidente rivisitazione del brano gospel Jesus Make Up My Dying Bed di Blind Willie Johnson.

E, infine, altro caso analogo è quello riguardante il brano When the Levee Breaks, estratto dall’album Led Zeppelin IV. In questa occasione, però, gli Zeppelin si misero al riparo da eventuali critiche citando direttamente la fonte: si trattava, infatti, di un singolo ripreso da una canzone del duo blues formato da Memphis Minnie e Joe McCoy.

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