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5 canzoni Rock con la parte ritmica più complessa

La musica pone innanzi ai suoi esponenti modalità d’espressione sconfinate. Una serie di complessi spontanei che permettono agli artisti di esplicare la propria arte nella massima forma raggiungibile; fornendo mezzi, pressoché infiniti, per dare libero sfogo al proprio eclettismo. I musicisti che hanno reso grande il Rock non sono esuli da questa pratica. Lo testimoniano migliaia di opere la cui composizione risulta come la manifestazione del puro eclettismo. Il carisma che porta un artista a dare il meglio di sé quando si esibisce, non viene, di certo, meno nelle fasi compositive, trasformandosi in un plesso creativo travolgente.

Il mondo del Rock ha visto nascere alcuni tra i capostipiti della musica moderna; musicisti completi che, attraverso la loro opera, continuano ancora oggi, ad influenzare i canoni e gli stili degli artisti di più recente affermazione. Il Rock, con l’esuberanza che l’ha sempre contraddistinto, rendendolo un outsider sulla scena musicale, ha permesso che i geni più eclettici della musica si esprimessero al pieno delle proprie capacità, costruendo spettacoli ritmici mirabolanti alla base di classici senza tempo, pietre miliari della corrente a cui appartengono. In questa classifica, abbiamo raccolto alcuni dei brani con la parte ritmica più complessa, che hanno fatto la storia del Rock e continuano ad essere una fonte d’ispirazione anche per i musicisti di maggior spicco.

5) Van Halen – Hot For Teacher (1984)

Con Hot For Teacher, i Van Halen toccano uno dei punti più alti degli anni ’80. Sebbene abbia raccolto molti appassionati sotto la propria ala, questo decennio ha, infatti, inviso gli animi di molti artisti storici che hanno visto tracollare la propria carriera a causa della stucchevole scena mainstream che ha contraddistinto quella decade. Attraverso Hot for Teacher, i Van Halen incarnano alla perfezione lo spirito degli Eighties, pur fornendovi un lustro tecnico non indifferente grazie ai virtuosismi del leggendario chitarrista Eddie e, un formidabile crescendo di batteria che non può lasciare impassibili neanche i più scettici.

4) Led Zeppelin – Moby Dick (1969)

Parliamo di uno dei brani più iconici dell’immensa band britannica pioniera dell’Hard Rock dei nostri giorni. In Moby Dick vediamo come la poderosità di John Bonham prenda spiccatamente il sopravvento sugli altri strumenti che, in ogni caso, contribuiscono a creare un contorno altrettanto eclettico. Moby Dick è stata proposta dalla band dal vivo svariate volte. Si stima che le sessioni d’incisione in cui la band provava la canzone, si dilatassero per molto più tempo rispetto alla durata effettiva del brano. Moby Dick rappresenta il punto di massima espressione tecnica ed artistica di John Bonham che, comunque sia, ricordiamo essere, senza dubbio, uno dei migliori batteristi di tutti i tempi.

3) Deep Purple – Fireball (1971)

Tratta dall’omonimo album del 1971, Fireball si apre con un effetto unico quanto travolgente, ottenuto incidendo il suono del ventilatore del batterista Ian Paice. La canzone è stata, per anni, un cavallo di battaglia dei Deep Purple dal vivo. L’ingresso aggressivo e tecnicamente esplosivo di Ian Paice, volto ad introdurre gli altri strumenti e la voce particolarmente decisa del frontman Ian Gillan, rendono Fireball un brano per il quale, è richiesta una peculiare padronanza dello strumento. In Fireball, ricoprono un ruolo chiave le sezioni ritmiche, con Ian Paice che da libero sfogo alla completezza artistica che l’ha reso uno dei musicisti più influenti sulle scene e, Roger Glover che spicca con fraseggi distorti al basso decisamente riusciti.

2) King Crimson – Epitaph (1969)

Epitaph è tratta dall’album capolavoro della Progressive Rock Band britannica, In The Court Of The Crimson King. Un disco che ha fatto scuola, non solo ai massimi esponenti del genere, ma principalmente, al panorama musicale moderno nella sua totalità. Epitaph si erge solennemente, dimostrando sin dai primi trilli volti ad introdurre l’ascoltatore nel delirio onirico dell’uomo schizoide protagonista dell’album, per poi culminare, sommesso, quanto tecnicamente immenso nei fill ricchi di sfumature del primo ritornello e, sostanzialmente, del resto del brano, come i King Crimson siano stati fautori della rivoluzione sonica del Progressive.. Commovente come poche, Epitaph è il chiaro esempio di come estro, emozione e tecnica possano collidere alla perfezione, attraverso la maestria dei propri esecutori.

1) Rush – Tom Sawyer (1981)

Tom Sawyer rappresenta uno dei punti più alti della musica moderna. Nei pochi secondi di introduzione, i Rush sono stati capaci di rivoluzionare i paradigmi che tendevano a comporre il panorama nascente del decennio ’80. Le roboanti sferzate di sintetizzatore collimano meticolose con i fendenti aggressivi di Alex Lifeson alla chitarra. La voce di Geddy Lee si scaglia prepotente, come il grido di un’arpia, sulla batteria, esente da imperfezioni, seppur madida di emozione del compianto Neil Peart che, ricordiamo, fosse in ampia parte, artefice della buona riuscita dei Rush grazie ai testi di matrice prettamente poetica di cui era autore.

 

 

 

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