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Bob Marley: le migliori canzoni per aiutarci a superare questo periodo

Durante questo periodo così difficile, molti non sapranno quale canzone ascoltare per far passare il tempo. Uno dei migliori artisti di tutti i tempi rimarrà sempre Bob Marley con le sue canzoni che spaziavano da argomenti come la legalizzazione della marijuana, l’amore universale, ma anche religione e politica.
Ecco le 5 migliori canzoni di Marley per aiutarci a superare questo periodo.

Jamming

Uscita nel 1984 insieme ai The Wailers, è amata tutt’oggi per il suo groove positivo, nata però dal dolore. Bob Marley la scrisse durante il suo esilio a Nassau dopo l’attentato del 1976, cantando strofe come: “Nessun proiettile potrà fermarci/Non ci piegheremo e non imploreremo“. L’accaduto segnò moltissimo il cantante e tre anni dopo, Stevie Wonder cita la canzone in Master Blaster portandolo al primo posto delle canzoni R&B.

Could You Be Loved

La canzone è uscita nel 1980 e, oltre ad essere una delle più conosciute nella storia del cantautore, è anche ottima per l’autostima. Tra le parole: “Ognuno ha la propria testa così al diavolo se quel che pensi non è giusto!” invoglia chi la ascolta ad apprezzarci così come siamo. Marley lancia un messaggio di speranza perché per quanto certe situazioni possano sembrare insopportabili, non dobbiamo darci per vinti ed essere noi stessi, solo così potremo essere amati e quindi salvati.

Crazy Baldhead

Nel 1976, la fama di Marley stava crescendo e riempie i fan di canzoni con riferimenti alla cultura Rasta. “Baldhead” è una parola che fa riferimento a questa cultura per definire gli oppressori, in particolar modo i capitalisti.
è una delle canzoni più crude e penetranti dove canta: “Cacceremo quelle pazze teste pelate dalla città“. Marley confessò ad un’intervista che, ovviamente, si riferiva al sistema che vedeva la cultura Rasta come una minaccia, ma aggiunse che era proprio questa cultura a “seminare il grano, costruire capanne e a tirare su la nazione“.

Buffalo Soldier

Questa canzone, uscita nel 1978, è ispirata alla storia vera dei soldati Afro-americani arruolati durante la Guerra Civile Americana a cui, dopo la fine del conflitto, è stato ordinato di combattere contro i Nativi Americani.
Il nome della canzone nasce dal nomignolo che gli Indiani avevano dato ai militari, appunto, Buffalo Soldier per via dei loro capelli scuri.
La canzone mette in luce l’ironia della situazione: uomini neri costretti a combattere contro un altro popolo oppresso.

Get Up Stand Up

Questa canzone è forse la più potente mai scritta sui diritti umani. Bob Marley scrisse questa canzone insieme a Peter Tosh e, benché fossero sempre in disaccordo, i due riuscirono a trovare un compromesso per questa canzone. Da un lato, Marley aveva visto con i suoi occhi la povertà che sovrastava Haiti, dall’altro lato Tosh voleva denunciare l’oppressione, soprattutto quella nell’industria musicale.
Il brano venne definito come un grido di battaglia per la sopravvivenza e fu rifatto da molti artisti: i Public Enemy, Bruce Springsteen e persino Rihanna.

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