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Lucio Battisti, I giardini di Marzo e la storia di un capolavoro

Lucio Battisti è stato uno dei cantanti più importanti del panorama musicale italiano. Grazie al suo sodalizio con Mogol ed al suo talento compositivo, sono nate alcune tra le canzoni più belle della musica italiana. Nonostante la sua scomparsa, nessuno ha mai dimenticato l’impatto eccezionale che ha avuto su tutti noi. Brani come La canzone del Sole, Pensieri e parole, Anche per te, Il mio canto libero, Emozioni, ecc. ecc. Si potrebbe andare avanti all’infinito nell’elencare tutte le opere con cui Battisti ha arricchito la nostra storia musicale. Una delle canzoni migliori nate proprio dal sodalizio tra Battisti e Mogol, è I giardini di Marzo. Scopriamo tutto su questo classico immortale.

Il successo della canzone

Il brano è tratto dall’album Umanamente uomo: il sogno e venne estratto come singolo. Nell’album sono presenti altri classici del repertorio di Lucio Battisti e in generale della musica italiana, come E penso a te e Comunque bella.  Nel 1972 fu il quarto singolo più venduto in Italia. A Poggio Bustone esiste un giardino che si chiama proprio I giardini di Marzo come tributo ad una delle canzoni più apprezzate tra quelle interpretate da Lucio Battisti.

Il significato de I giardini di Marzo

La musica è stata composta ed anche suonata da Lucio Battisti. Il testo, invece, è come sempre di Mogol. Per comprendere il suo significato, bisogna conoscere l’infanzia dell’autore. Infatti, ha spiegato come per comporla abbia pensato alla sua difficile situazione quando era un bambino, agli anni del dopoguerra.

Il carretto passava e quell’uomo gridava gelati
Al ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti
Io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti
Il più bello era nero coi fiori non ancora appassiti
All’uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri
Io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli
Poi, sconfitto, tornavo a giocar con la mente i suoi tarli
E alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli.
Vi sono poi varie reminiscenze di Mogol sulla sua vita, come ad esempio i ricordi di sua mamma con sempre lo stesso vestito. Dal dramma economico e pratico della difficoltà della vita, si arriva comunque a dei tormenti che sono più che altro esistenziali, intimi e introspettivi. Il coraggio di vivere che manca, i tarli della mente.
Che anno è, che giorno è?
Questo è il tempo di vivere con te
Le mie mani come vedi non tremano più
E ho nell’anima
In fondo all’anima cieli immensi
E immenso amore
E poi ancora, ancora amore, amor per te
Fiumi azzurri e colline e praterie
Dove corrono dolcissime le mie malinconie
L’universo trova spazio dentro me
Ma il coraggio di vivere quello ancora non c’è. 
Mogol ha spiegato che all’inizio non era soddisfatto di quanto aveva scritto, ma fu proprio Battisti ad incoraggiarlo e a dirgli che i suoi versi erano notevoli.

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