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David Bowie, quando Heroes fece cadere il Muro di Berlino

David Bowie scrisse il suo iconico successo Heroes, nel 1977, anno in cui aveva diversi problemi con la sua casa discografica. Il suo ultimo album non aveva conseguito risultati soddisfacenti, forse anche perché troppo sperimentale. Tuttavia, il Duca Bianco era pronto a dare una nuova svolta alla sua carriera, realizzando una canzone in grado di assumere dimensioni importanti anche sotto l’aspetto politico. Scopriamo come e perché.

Una situazione non proprio esaltante

Come già accennato in precedenza, David Bowie non stava vivendo la situazione più idilliaca della sua vita. Il suo rapporto con l’etichetta RCA era ai minimi storici e l’album rock ed elettronico inciso insieme a Brian Eno non era stato molto apprezzato dal pubblico. Era reduce da un periodo ancora peggiore, quello del suo soggiorno a Los Angeles, durante il quale aveva a che fare con una forte dipendenza dalla cocaina. David era vistosamente dimagrito e si era fissato per gli alieni e la mitologia ariana. Al contempo, negli Stati Uniti, la sua svolta soul e R&B non era assolutamente dispiaciuta. Ci voleva comunque una svolta urgente.

L’arrivo a Berlino di David Bowie

Dopo un periodo di difficoltà, il Duca Bianco decise di dirigersi verso l’Europa. Aveva intenzione di ispirarsi alla musica elettronica e scelse la Germania per portare a termine il suo intento. Il suo album Low fu inciso, in buona parte, presso gli studi Hansa di Berlino. La città lo affascinava perché centro assoluto dell’espressionismo e gli consentiva di non dare troppo nell’occhio. Il primo singolo prescelto di Heroes, all’insegna della pura sperimentazione musicale a discapito della ricerca del successo commerciale immediato. Il produttore Tony Visconti affermava che Bowie si fidava ciecamente dei suoi musicisti e li riteneva in grado di comporre pezzi di alta qualità in tempi rapidi.

La composizione e la storia di Heroes

Il primo abbozzo di Heroes era stato creato da David BowieBrian Eno, anche se non aveva un testo né una melodia. Al riff principale ci pensò il chitarrista Carlos Alomar, mentre il ritmo in chitarra, basso e batteria fu registrato in studio e rifinito in un secondo momento. Venne in loro soccorso anche Robert Fripp, lo storico frontman dei King Crimson.

Quindi, David si diede da fare per aggiungere un testo all’opera. Si accorse che il produttore Visconti aveva una relazione clandestina con una corista, Antonia Maass, nonostante fosse sposato con la cantante Mary Hopkin. Li vide in una zona appartata, ma non troppo, mentre si scambiavano effusioni. Da qui trasse spunto per il suo testo, parlando di due amanti che si baciavano sotto il muro. Immaginò un esercito di militari pronto a mettere in crisi la coppia e parlò di quanto potesse essere importante essere “eroi anche per un solo giorno”.

Il riferimento di Heroes a Berlino

In realtà, David Bowie non citò mai Berlino in maniera diretta, oltre a non specificare nemmeno il sesso dei due membri della coppia. Ad ogni modo, il testo dimostrava quanto l’amore riuscisse ad essere più forte di ogni difficoltà, anche per un giorno solo. Secondo varie interpretazioni, Heroes parlava di due amanti situati nelle due aree di Berlino, divise dal Muro. Di conseguenza, il brano assunse un significato ben differente, superiore ad ogni aspettativa.

Quando Bowie si esibì a Berlino Ovest nel 1987, si rese conto di quanto numerosi fan si trovarono nei pressi del Muro per ascoltarlo, nonostante non potessero vedere il concerto. Heroes era diventata il loro inno, quasi una sorta di preghiera. Non a caso, quando il Ministero degli Esteri della Germania ricevette la notizia della morte del Duca Bianco, lo ringraziò con un messaggio su Twitter di aver “aiutato la Germania ad aver abbattuto il muro”. Nonostante un inizio non proprio straordinario, con dati di vendita non proprio lusinghieri, Heroes era entrata nella storia della musica anche per il suo sapore politico.

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