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Pink Floyd: la storia di come David Gilmour è entrato nella band

La storia dei Pink Floyd e, soprattutto, di uno dei momenti fondamentali della carriera della band britannica, risulta essere chiara a tutti punto per quanto la vende sia stata fondata da Syd Barrett, il rapporto dello stesso britannico con il resto della band era ormai divenuto inconciliabile, a causa dei problemi che il cantante e fondatore della band portava con sé punto per questo motivo, per far fronte alle grandi difficoltà che stava affrontando, la band decise di rimpiazzare, A poco a poco, Syd Barrett con un musicista che diventerà fondamentale nell’ambito dei Pink Floyd: David Gilmour. Tuttavia, non tutti ricordano Come avvenne il passaggio di consegne, oltre che le modalità che hanno portato David Gilmour a far parte dei Pink Floyd. Vogliamo, dunque, parlarvi della storia di come David Gilmour è entrato nella band, oltre che di tutte le difficoltà che hanno affrontato sia la band che il musicista in questione.

Le difficoltà dei Pink Floyd con Syd Barrett

La decisione di includere David Gilmour all’interno della band fu dettata, da parte dei Pink Floyd, da tutte quelle difficoltà che la band incontrò con Syd Barrett; il fondatore e frontman della band non era più in grado di affrontare un ruolo di primaria importanza all’interno della band, a causa dei suoi problemi mentali che si accompagnavano al consumo spasmodico di sostanze stupefacenti, per cui sono state dedicate pagine e pagine di antologia. La sempre più marcata estraneità di Syd Barrett rappresenta una grave difficoltà per i Pink Floyd, che non sapevano come comportarsi né in sede di registrazione né, soprattutto, dal vivo, dovendo fare a meno di un apporto dettato proprio dalla mancanza del britannico.

Come ricorda Roger Waters: “Dissi ai nostri manager Peter Jenner e Andrew King: ‘Ok, così non si può più andare avanti. È chiaro che Syd non può più esibirsi dal vivo. Può darsi che possa diventare una nostra figura alla Brian Wilson dei Beach Boys, continuando a scrivere canzoni e partecipare alle sedute in studio […] Aveva grandi piani per allargare il gruppo. Voleva far entrare due freak che aveva incontrato; uno suonava il banjo, l’altro il sassofono. Non ne avevamo nessuna intenzione. Fu così chiaro che eravamo arrivati alla stretta decisiva”

Le difficoltà di David Gilmour e l’ingresso nella band

Se i Pink Floyd affrontavano un momento di grossa difficoltà dettata dalle condizioni di Syd Barrett, la situazione di David Gilmour non era certamente migliore. Il britannico veniva da un sostanziale fallimento con la sua ultima band, e decise di rientrare a Londra prima di dedicarsi ad un nuovo progetto artistico, quando arrivò la chiamata dei Pink Floyd. Il primo contatto tra le realtà ci fu il 6 dicembre del 1967, come sottolineato dallo stesso David Gilmour: “Le mie intenzioni erano di formare un’altra band e fare musica originale, ma non avevo idea di chi avrei potuto coinvolgere. Ero semplicemente rientrato a Londra per due o tre mesi, quando arrivò l’offerta dei Pink Floyd […] Sono andato a sentire i Floyd a una festa al Royal College of Art, proprio accanto alla Albert Hall. A quella festa Nick Mason è venuto da me e mi ha sussurrato in un orecchio: ‘Se a un certo punto ti chiedessimo di entrare nel gruppo, tu cosa ne diresti?’. E io risposi: ‘Probabilmente direi di sì’”.

Il reclutamento definitivo ci fu intorno al Natale dello stesso anno, quando David Gilmour ricevette una telefonata da parte di Roger Waters, e non dovete far altro che accettare la proposta che il bassista gli avanzo. Ovviamente, da quel momento in poi si tratta soltanto di formalizzare alcuni aspetti, relativi a contrattazione, strumentazione e tanto altro. Il resto della storia lo conosciamo benissimo, e parla di grossi successi dei Pink Floyd, ottenuti anche grazie e soprattutto a David Gilmour.

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